I primi effetti dell’obbligo vaccinale su chi ha più di 50 anni
Sono abbastanza evidenti: dopo l'annuncio del governo, il 5 gennaio, c'è stata una crescita delle prime dosi
Da quando il governo ha annunciato l’introduzione dell’obbligo vaccinale per le persone con più di 50 anni, il numero delle prime dosi giornaliere è cresciuto dopo un periodo in cui il ritmo di somministrazione era stato piuttosto lento. Anche se serviranno altri dati per un’analisi più approfondita, già ora si può dire che la ripresa delle adesioni alla campagna vaccinale è attribuibile al provvedimento preso dal governo. Insomma, l’effetto dell’obbligo vaccinale c’è stato.
Il governo ha annunciato l’introduzione dell’obbligo vaccinale per le persone con più di 50 anni il 5 gennaio ed è entrato in vigore l’8 gennaio. L’obbligo finirà il 15 giugno 2022, e chi compie 50 anni tra oggi e il 15 giugno dovrà comunque rispettarlo.
I controlli a livello nazionale su chi ha almeno 50 anni e non è vaccinato o guarito cominceranno il primo febbraio. Saranno effettuati incrociando i dati delle persone residenti in Italia con quelli delle anagrafi vaccinali attraverso il sistema delle tessere sanitarie. Chi risulterà inadempiente riceverà una sanzione di 100 euro non ripetibile.
È sanzionabile non soltanto chi non è vaccinato, ma anche chi non ha completato il ciclo vaccinale secondo i tempi stabiliti: per esempio, chi ha fatto la prima dose ma non la seconda, o chi ha fatto le prime due ma poi ha lasciato scadere il Green Pass e non ha fatto la dose di richiamo (il Green Pass dal 1° febbraio vale 6 mesi dal completamento del ciclo). Ad applicare le sanzioni sarà l’Agenzia delle Entrate, che gestisce il sistema delle tessere sanitarie, similmente a come era stato fatto per il personale sanitario.
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C’è poi un’altra serie di controlli che riguardano i luoghi di lavoro: a partire dal 15 febbraio, i lavoratori con almeno 50 anni sono tenuti a presentare il Green Pass “rafforzato”, quello che si ottiene tramite vaccinazione o guarigione. La data del 15 febbraio è stata scelta perché i controlli e le sanzioni per chi non è vaccinato scatteranno solamente dal 1º febbraio. I lavoratori con almeno 50 anni che si presentano al lavoro senza Green Pass “rafforzato” sono soggetti alle stesse sanzioni previste finora per chi non aveva il Green Pass “base”: una multa dai 600 ai 1.500 euro.
Nonostante una sanzione che secondo molti osservatori sarebbe molto bassa, in questi giorni c’è stata una ripresa delle somministrazioni delle prime dosi, anche se i dati sono ancora parziali.
Finora in Italia quasi 49,6 milioni di persone hanno ricevuto almeno una dose del vaccino contro il coronavirus, l’83,7 per cento della popolazione, e 47,1 milioni di persone hanno completato il ciclo vaccinale, cioè hanno ricevuto una dose del vaccino di Johnson & Johnson o due dosi di tutti gli altri vaccini.
Per capire meglio l’effetto dell’obbligo vaccinale bisogna osservare l’andamento delle somministrazioni diviso per fasce d’età e in particolare quello relativo alle persone con più di 50 anni.
In questa fascia si è passati da una media di poco più di 5.500 prime dosi al giorno fino a oltre 20mila. Nel grafico che segue si può notare come la curva delle prime dosi alle persone con più di 50 anni sia cresciuta in modo significativo a partire dal 5 gennaio, quando è stato annunciato l’obbligo vaccinale.
La crescita è rilevante soprattutto perché è un segnale dell’efficacia dei provvedimenti: chi voleva aderire alla campagna vaccinale, infatti, lo ha già fatto negli ultimi mesi, e quindi si può dire che le prime dosi degli ultimi giorni abbiano più valore, perché somministrate a persone indecise. Sarà importante continuare a osservare l’andamento anche nei prossimi giorni e in particolare a partire da febbraio, quando inizieranno i controlli dell’Agenzia delle Entrate.
Nonostante l’aumento delle vaccinazioni, a questo ritmo giornaliero servirà ancora qualche mese per vaccinare tutta la popolazione con più di 50 anni e centrare così l’obiettivo dell’obbligo. Finora le regioni che hanno raggiunto le percentuali più alte sono la Puglia, il Lazio e il Molise La regione con la percentuale più bassa è la Sicilia.
L’aumento delle adesioni alla campagna vaccinale è incoraggiante perché più persone si vaccinano, soprattutto tra le fasce d’età più anziane, e più aumenta la protezione della popolazione contro le forme gravi della COVID-19. I vaccini infatti stanno dando un contributo enorme nel limitare i casi di malattia grave, che si possono comunque verificare.
I dati sui tassi di ricovero in ospedale, nei reparti di terapia intensiva e di mortalità indicano chiaramente quanto sia più alto il rischio per chi non è vaccinato.
Oltre all’efficacia dei vaccini, i minori rischi per i vaccinati sono dovuti al fatto che oggi la malattia è diversa rispetto a due anni fa. Nella maggior parte dei casi, per i vaccinati ammalarsi di COVID-19 equivale ad avere sintomi di una lieve influenza. Questo cambiamento è dovuto alla variante omicron, molto contagiosa ma con una minore capacità di causare sintomi gravi nella popolazione vaccinata. Non significa che ora la malattia sia diventata un’influenza: la COVID-19 ha un tasso di letalità più alto dell’influenza e si diffonde molto più rapidamente.
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