Esistono anche le mascherine FFP2 riutilizzabili
Non è facile trovarle in farmacia e online quelle certificate sono poche, ma sono convenienti e riducono i rifiuti
In un articolo di qualche giorno fa abbiamo spiegato perché l’uso delle mascherine di tessuto è stato sconsigliato dagli esperti. Queste mascherine, dette anche “di comunità”, si erano diffuse molto all’inizio della pandemia perché le mascherine chirurgiche e FFP2 erano difficili da trovare, ma anche perché molte persone preferivano usare dispositivi di protezione lavabili e produrre in questo modo meno rifiuti.
Lo stesso problema sta cominciando a porsi anche ora che le mascherine FFP2 – molto più efficaci di quelle di comunità, ma anche delle chirurgiche – sono obbligatorie sui mezzi pubblici e in alcuni luoghi chiusi: molti si stanno chiedendo se esistano mascherine FFP2 lavabili e riutilizzabili certificate che permettano di usarne meno (una usa e getta dovrebbe essere utilizzata al massimo per 8 ore) e con meno spreco di plastica, ma con pari sicurezza. La risposta è che esistono, anche se è ancora molto difficile trovarle in farmacia e quelle certificate sono poche. Si trovano soprattutto online, ma bisogna stare molto attenti a verificare che siano conformi prima di acquistarle.
Come capire se sono certificate
Prima di fare l’acquisto è fondamentale verificare – come anche con quelle usa e getta – che sulla mascherina sia stampato il marchio CE, che indica che un prodotto è conforme alle disposizioni comunitarie europee. A fianco al marchio si trova un codice di 4 cifre, che identifica l’ente che ha certificato la garanzia della mascherina: si può controllare su questo sito che l’ente esista e volendo si può contattare per avere la conferma che abbia veramente certificato il prodotto.
La scritta EN 149:2001+A1:2009, spesso riportata sulle mascherine FFP2, invece, indica la norma a cui hanno fatto riferimento i produttori per la loro realizzazione e quella a cui gli enti fanno riferimento per rilasciare le certificazioni.
Come capire se sono riutilizzabili
Fatte queste verifiche, se si vuole acquistare una mascherina riutilizzabile bisogna assicurarsi che accanto alla dicitura FFP2 ci siano le lettere R o RD, che stanno per “riutilizzabile”. Sulle mascherine usa e getta invece si trova la dicitura NR, che sta, appunto, per “non riutilizzabili”.
Quanto pagarle?
L’ultima verifica da fare è quella sul prezzo: a inizio gennaio è stato annunciato che nelle farmacie italiane le mascherine FFP2 usa e getta non potranno essere vendute a più di 75 centesimi l’una, ma ovviamente se comprate in grandi quantità si trovano anche a meno (30/40 centesimi). Per fare una stima della convenienza di una mascherina riutilizzabile quindi bisogna sapere quante volte può essere lavata (è scritto sulla confezione) e dividere il costo totale per quel numero: se il costo risulta più alto di 75 centesimi, potrebbe non essere un acquisto conveniente, per quanto comunque più sostenibile per l’ambiente.
Esempi
Come dicevamo, al momento non è facilissimo trovare mascherine FFP2 riutilizzabili nei negozi o online. Se si cerca “FFP2 lavabili” su Amazon i primi (e anche unici) risultati soddisfacenti che si ottengono sono le mascherine del marchio UNICA. Sono prodotte da un’azienda italiana che si chiama Fanny Srl e sono vendute online da Koko Box (sia sul sito che su Amazon col nome HOME KOKO LOOK). Sulla mascherina c’è scritto che può essere riutilizzata fino a 50 volte e che va lavata a mano a una temperatura di massimo 40 gradi. Costa una ventina di euro, il che significa che equivale più o meno a comprare 50 mascherine da 40 centesimi l’una.
Sulla mascherina è riportata la dicitura CE2761 che ci dice che sono certificate dall’ente italiano ITEC (Istituto Tecnologico Europeo di Certificazione Srl).
Il Post ha contattato ITEC, che è appunto uno degli enti che in Italia si occupano di certificare questo tipo di prodotti, per avere la certezza che la certificazione delle mascherine di Fanny Srl fosse effettivamente stata rilasciata da loro. Oltre a confermarlo, ci hanno spiegato che le mascherine FFP2 lavabili hanno cominciato a essere prodotte con la pandemia e che la norma EN 149:2001+A1:2009 (che è precedente) parla di dispositivi riutilizzabili, ma non di dispositivi lavabili. Prima della pandemia infatti le mascherine FFP2 erano usate soprattutto in ambito industriale e venivano distinte tra quelli utilizzabili per un solo “ciclo” (NR) o per più (R). Le FFP2 lavabili con acqua e sapone invece sono un prodotto piuttosto nuovo, cosa che spiega perché non siano ancora molto diffuse.
Perché una mascherina venga certificata come riutilizzabile (R o RD) la norma prevede che venga sottoposta a un test detto test della dolomite o test di intasamento: in breve è un modo per verificare che la mascherina abbia un buon livello di traspirabilità anche con concentrazioni di polvere molto elevate nell’ambiente. ITEC ha spiegato: «con la pandemia e la produzione di mascherine lavabili da parte di alcune aziende abbiamo dovuto elaborare una procedura più complessa per certificare che le mascherine rimanessero conformi anche dopo diversi lavaggi. Ora, oltre al test della dolomite e ai test per certificare la conformità della mascherina, che sono obbligatori, la nostra procedura prevede anche che la mascherina venga sottoposta a un certo numero di lavaggi da un ente terzo certificato e che i test vengano replicati per vedere se, anche dopo i lavaggi, la mascherina rimane conforme. Per il momento abbiamo certificato in questo modo solo due aziende, tra cui Fanny Srl».
Un altro modello di mascherine riutilizzabili acquistabili online – e acquistate effettivamente online da un redattore del Post – sono queste vendute da Dolomiti Medical Protection e prodotte in Cina. Sul sito, sotto la descrizione del prodotto si trovano le certificazioni di conformità rilasciate dall’ente spagnolo Applus. Resistono fino a 20 lavaggi: una costa 7,70 euro, mentre la confezione da 5 ne costa 38,40.
– Leggi anche: Abbiamo provato 4 prodotti per non far appannare gli occhiali con la mascherina
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