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  • Lunedì 17 gennaio 2022

C’è una storia dietro a una biblioteca molto apprezzata online

Torna spesso sui social network, è stata attribuita a noti scrittori e il New York Times ha ricostruito a chi è appartenuta, e che fine ha fatto

(Twitter)
(Twitter)

Probabilmente chi ama i libri e la lettura prima o poi ha visto sui social network foto di librerie fornitissime o biblioteche private simili a quella di questa foto, che con centinaia di volumi disposti su quasi ogni superficie e parete è un po’ un sogno per chi vorrebbe trascorrerci ore a leggere o studiare. La foto di questa biblioteca, in particolare, sembra  comparire periodicamente sulle piattaforme online nei giri delle persone appassionate alla lettura, che la apprezzano per l’ambiente riservato, tranquillo e accogliente che mostra, ma che al tempo stesso spesso non sanno da dove arrivi.

I social network hanno la capacità di far circolare immagini o video tendenzialmente frivoli, che vengono condivisi online moltissime volte fino a diventare virali o fenomeni che durano per pochi giorni: in questo caso però a girare molto su internet e a ritornare di tanto in tanto è la foto di una biblioteca realmente esistita, che conteneva libri di grande valore e che nonostante la sua storia notevole non esiste più.

A inizio gennaio, per esempio, lo scrittore americano Don Winslow ha condiviso la foto della biblioteca in un post su Twitter che ha ricevuto più di 33mila like ed è stato condiviso da altri utenti più di 2mila volte. Parlandone con il New York Times, Winslow ha definito la biblioteca «una stanza in cui ci si potrebbe perdere felicemente», e non sapendo esattamente dove si trovasse o a chi appartenesse ha ipotizzato che fosse a casa di una persona che amava e collezionava libri, probabilmente un autore o un’autrice di un paese straniero. In passato la foto era stata condivisa sui social network da utenti che credevano si trovasse in Europa o nel Regno Unito, mentre secondo altri era la biblioteca privata di Umberto Eco a Milano.

In realtà, quella nella foto era la biblioteca privata di Richard Macksey, professore di Critica letteraria e Letterature comparate alla Johns Hopkins University di Baltimora, e faceva parte della sua casa nel Maryland, nel nord-est degli Stati Uniti, dove si trova l’università.

Macksey insegnò alla Johns Hopkins per più di 50 anni e morì nel 2019 a 87 anni: tra le altre cose, fondò uno dei primi dipartimenti interdisciplinari degli Stati Uniti sulla letteratura e nel 1966 organizzò una importante conferenza sulla Critica letteraria e le Scienze Umane alla quale parteciparono celebri filosofi, critici e linguisti come Jacques Derrida, Roland Barthes e Jacques Lacan.

Si stima che la biblioteca di Macksey contenesse circa 50mila volumi, più altre migliaia di riviste, vari tipi di pubblicazioni e oggetti di grande valore. Tra i libri che aveva collezionato nel tempo c’erano vari manoscritti rari e preziosi, moltissimi volumi autografati da colleghi e amici, ma anche numerose prime edizioni. Per dare l’idea, Macksey aveva la prima edizione del celeberrimo Moby Dick di Herman Melville, quella della prima raccolta delle poesie di T. S. Eliot (Prufrock and Other Observations), e quelle di alcune opere dei poeti romantici William Wordsworth, John Keats e Percy Bysshe Shelley, che una decina di anni fa furono inserite in una collezione speciale nel campus dell’università.

Come aveva raccontato la rivista Makezine nel 2016, spesso Macksey invitava i propri studenti nella sua biblioteca affinché potessero portare avanti le loro ricerche. Conservava libri anche nelle altre stanze della sua grande casa: alcune prime edizioni di opere di poeti del Ventesimo secolo, per esempio, si potevano trovare nella lavanderia.

Dopo la morte di Macksey, la biblioteca fu svuotata e la casa venduta. Un gruppo di librai ed esperti di conservazione impiegò circa tre settimane per classificare tutti i volumi della sua collezione e selezionare circa 35mila opere che vennero aggiunte alle collezioni di altre biblioteche dell’università. Tra le scoperte più notevoli, ci furono un testo del filosofo francese del Settecento Jean-Jacques Rousseau con la copertina bruciacchiata, il catalogo di una mostra del pittore russo Vassily Kandinsky organizzata negli anni Cinquanta e le registrazioni della conferenza del 1966, che gli accademici della Johns Hopkins immaginavano esistessero, ma non erano mai state trovate prima. Il resto dei libri della collezione fu recuperato da un libraio della zona.

Secondo Ingrid Fetell Lee, curatrice di un blog che si occupa del rapporto tra arredamento, estetica e piacere, le immagini della biblioteca di Macksey evocano «un’attrazione viscerale» sia per l’abbondanza dei libri, sia per il senso di «soddisfazione» che dà il suo caos organizzato, ma anche per l’imponenza dei soffitti alti e tutti pieni di libri. Fetell Lee sostiene che in questo senso le foto della biblioteca attirino chi ama leggere perché spingono chi le guarda a chiedersi che posto sia e quale storia ci sia dietro.

Tra le migliaia di persone che hanno commentato il recente post di Winslow c’è anche l’attore e regista Alessandro Gassmann, che nel 2021 ha girato Il Silenzio Grande: un film tratto dall’omonima opera teatrale di Maurizio de Giovanni che parla di uno scrittore che trascorre gran parte del tempo nel proprio studio pieno di libri.

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