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  • Domenica 16 gennaio 2022

Lo tsunami a Tonga

È stato causato da un'eruzione sottomarina che ha avuto effetti su tutte le coste dell'oceano Pacifico: si temono molti danni, ma le comunicazioni sono ancora parzialmente interrotte

Sabato 15 gennaio, l’eruzione di un vulcano sottomarino nell’oceano Pacifico ha provocato uno tsunami che ha raggiunto le zone costiere delle isole dell’arcipelago di Tonga e di altre isole del Pacifico. A Tonga, a Fiji e a Samoa era stato diffuso un allarme tsunami, ma le prime informazioni arrivate dalle isole non sembravano preoccupanti. Le comunicazioni con molte delle isole di Tonga sono state tuttavia interrotte e tra sabato e domenica è cresciuto il timore che lo tsunami possa aver causato danni estesi.

Il vulcano che ha eruttato si chiama Hunga Tonga-Hunga Ha’apai e si trova circa 65 chilometri a nord di Nuku’alofa, la capitale di Tonga. L’eruzione di sabato è stata particolarmente violenta: ha mandato gas a molti chilometri nell’atmosfera e ha provocato un boato che è stato sentito anche in Nuova Zelanda, a 2.300 chilometri di distanza.

Sabato hanno cominciato a circolare sui social network video che mostravano un’onda che arrivava tra le case di una zona costiera di Tonga, ma dalle prime immagini e informazioni non sembrava che l’onda avesse causato danni particolarmente gravi. Nell’arcipelago era stato diffuso l’allarme tsunami e alle persone che vivono nelle zone costiere era stato detto di spostarsi verso zone più elevate, per precauzione.

Erano stati diffusi allarmi simili a Fiji e Samoa, che si trovano a più di 700 chilometri di distanza, e l’agenzia per le emergenze della Nuova Zelanda aveva avvisato della possibilità di correnti violente e imprevedibili anche lungo le coste del paese. Negli Stati Uniti le autorità dell’Alaska, delle Hawaii e degli stati della costa ovest avevano consigliato alla popolazione di evitare la costa e nelle isole meridionali del Giappone tra sabato e domenica è arrivata un’onda di più di un metro, che ha affondato alcune imbarcazioni.

Domenica, la prima ministra neozelandese Jacinda Ardern ha detto che lo tsunami aveva avuto effetti rilevanti sulla costa settentrionale dell’isola di Tongatapu, dove si trova la capitale Nuku’alofa. Ardern ha parlato di imbarcazioni e grossi massi portati a riva dalla corrente e di danni diffusi ai negozi che si trovano lungo il mare. Una stima ufficiale dei danni, tuttavia, non è ancora disponibile per via della difficoltà di comunicare con molte delle isole dell’arcipelago, sulle quali complessivamente vivono più di 105.ooo persone. Per ora non sono state fatte comunicazioni ufficiali da parte delle autorità di Tonga.

Le principali telecomunicazioni con Tonga, che si servono di cavi sottomarini, sono ancora fuori uso, ha detto Ardern, probabilmente per via di problemi alla rete elettrica a Tonga. L’energia sta lentamente ritornando nell’arcipelago, e gradualmente sta venendo riattivata la rete per la telefonia mobile. Dalle prime informazioni che si hanno si sa che la capitale Nuku’alofa è stata coperta da uno spesso strato di polvere vulcanica e che questo ha compromesso anche le riserve di acqua potabile sull’isola.

La Nuova Zelanda – che con Tonga ha rapporti molto stretti – ha già annunciato l’invio di aiuti verso le isole dell’arcipelago. È stato offerto aiuto a Tonga anche da parte dell’Australia e degli Stati Uniti.

Il vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai era stato inattivo per diversi anni fino allo scorso dicembre, quando aveva cominciato a eruttare a intermittenza senza però provocare danni o particolari preoccupazioni. Erano circolati diversi video piuttosto spettacolari che mostravano gli effetti dell’eruzione e diverse imbarcazioni di turisti e ricercatori si erano avvicinate alla zona delle eruzioni per osservarle. Da inizio gennaio le eruzioni erano gradualmente diminuite di frequenza e intensità.