Lagos ha fatto la guerra ai mototaxi, ed è stata la fortuna delle app di delivery
I mezzi a due ruote non sono più una soluzione al terribile traffico della metropoli nigeriana, ma continuano a spostare cose
Lagos, in Nigeria, è la città più popolosa dell’Africa: ha un’area metropolitana in cui vivono oltre 20 milioni di persone ed è nota per il suo traffico perennemente congestionato. Fino a un paio di anni fa era una delle città più promettenti per lo sviluppo dei servizi di mototaxi a chiamata, apprezzati dagli abitanti per aggirare le auto e gli altri mezzi incolonnati un po’ ovunque, e raggiungere molto più in fretta la propria destinazione. Con la pandemia da coronavirus e l’introduzione del divieto di circolazione dei mototaxi in molte zone della città, il settore ha rischiato una crisi molto dura, ma molte startup che offrivano questi servizi si sono adattate alle nuove esigenze e si sono aperte a un nuovo, fiorente mercato del delivery.
Le moto e i veicoli a tre ruote usati per il trasporto delle persone in Nigeria sono conosciuti rispettivamente come okada e keke marwa, mezzi del tutto simili ai tuk tuk diffusi in India e nel Sud-Est asiatico. A Lagos i primi servizi di trasporto a chiamata tramite app a bordo dei ciclomotori avevano cominciato a diffondersi una decina di anni fa, e nonostante nel 2012 la circolazione degli okada fosse stata vietata in 475 strade centrali della città per motivi di sicurezza il settore aveva continuato a crescere grazie alla scarsa regolamentazione. Tra il 2018 e 2019 nacquero così molte startup di mototaxi a chiamata, tra cui Gokada, ORide e Max, e si accumularono ingenti investimenti per migliorare il servizio e attirare al contempo nuovi autisti.
Nel gennaio del 2020, quando il settore era all’apice del successo, il governo dello stato di Lagos impose un nuovo divieto di circolazione per gli okada nelle aree più trafficate della città, citando le molte preoccupazioni per la sicurezza stradale. Come era accaduto nel 2012, il divieto era stato accolto con molte proteste da parte dei rider, che sostanzialmente erano rimasti senza un lavoro: il governo lo aveva giustificato sostenendo che dal 2016 più di 10mila persone fossero morte a causa di incidenti provocati da questi mezzi. A ogni modo, nel giro di pochi mesi la pandemia da coronavirus ridusse notevolmente la richiesta di trasporto delle persone. Allo stesso tempo, però, fece aumentare quella di consegna a domicilio di cibo e acquisti vari.
Nel giro degli ultimi due anni, molte delle startup che prima offrivano servizi di trasporto di persone a Lagos hanno cominciato a impiegare i propri rider per la consegna a domicilio di ogni tipo di prodotto, dai pasti dei ristoranti ai documenti aziendali. La crescita rapida e improvvisa del settore in città ha così attirato l’attenzione delle grosse aziende internazionali che si occupano di delivery.
Lo scorso settembre la startup spagnola Glovo, che offre servizi di trasporto, consegna e ritiro di prodotti in una ventina di paesi in tutto il mondo, ha annunciato di aver avviato le operazioni per entrare nel mercato nigeriano a partire proprio da Lagos. L’americana Uber, che aveva iniziato a offrire servizi a Lagos nel 2014 in collaborazione con la startup africana Moove Africa, sta reclutando nuovi rider. A ottobre hanno annunciato di voler offrire servizi di logistica a Lagos anche Bolt, una startup estone già attiva nel trasporto di persone a chiamata dal 2016, e Didi, un’app cinese per i servizi di consegna a domicilio.
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— Gokada (@gokadang) April 30, 2021
Come ha raccontato il sito di tecnologia Rest of World, Lagos è un mercato particolarmente interessante per questo tipo di attività sia per via del grande bacino di utenza, sia perché spostarsi in città è così complicato che le soluzioni alternative per i residenti sono poche. In particolare, secondo le stime di un rapporto del think tank sudafricano Cenfri, nel 2020 il mercato nigeriano dei servizi di delivery tramite app avrebbe reso circa 292 milioni di dollari su un totale di 2,5 miliardi di dollari raccolti dal settore in tutta l’Africa. Sempre secondo lo stesso rapporto, gli utenti nigeriani che usufruiscono di questi servizi sono il 15 per cento di tutti quelli africani.
Abbas Dayekh, amministratore delegato della startup nigeriana OyaNow, che gestisce 150 rider in quattro città nigeriane, ha detto a Rest of World che la domanda per i servizi di delivery c’è sempre stata, ma che all’inizio la gente prendeva poco seriamente il settore. Dayekh ha spiegato che OyaNow ha più di 3mila piccole aziende come clienti e che attualmente effettua 12mila consegne al mese in tutto il paese, compresa Lagos. Non tutte le startup che prima offrivano trasporto di persone sono riuscite a sopravvivere, anche per via della grande concorrenza. Una di quelle che invece è stata in grado di risollevarsi proprio offrendo servizi di delivery, Gokada, ha detto che adesso la consegna di cibo rappresenta una grossa parte dei suoi incassi mensili, assieme al trasporto delle persone (dove è ancora possibile farlo).
Dato il grande successo di questo tipo di servizi a Lagos, aziende come Glovo stanno lavorando per espandere le proprie attività anche ad altre città nigeriane.
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I servizi di delivery tramite moto a Lagos sono diventati così popolari che moltissimi rider occupano di frequente gli spazi davanti alle principali attività commerciali della città trasformandoli in parcheggi improvvisati. Tra i problemi che segnalano più spesso c’è proprio quello che Lagos non sia una città adatta ai motorini e che per esempio manchino non solo gli spazi dove riporli, ma anche una segnaletica stradale adeguata.
Alcuni rider intervistati da Rest of World dicono inoltre di avere un’assicurazione regolarmente pagata dalle aziende per cui lavorano, ma che il rischio di incidenti è sempre alto, sia per via del grande traffico, sia perché per guadagnare di più e per soddisfare gli obiettivi fissati dalle aziende devono viaggiare molto velocemente, mettendo in pericolo la propria sicurezza.
In più, come è accaduto in altre parti del mondo e anche in Italia, i rider nigeriani hanno cominciato a lamentarsi di avere poche tutele e poco potere di negoziazione con le aziende. La loro posizione è peraltro indebolita dalla grande disoccupazione, che secondo i dati dell’Ufficio nazionale di Statistica nell’ultimo trimestre del 2020 era arrivata al 33,3 per cento (rispetto al 27,1 per cento del secondo trimestre dello stesso anno), e che spinge molte persone ad accontentarsi di paghe molto basse.
Per questa ragione capita che i rider si mettano d’accordo con i loro clienti fissi per organizzare le consegne senza utilizzare le app di delivery, in modo da non dover pagare le commissioni che finirebbero all’azienda e guadagnare fino a cinque volte di più. Anche l’esigenza di spostarsi più agevolmente in città sta tornando a essere così alta che diverse persone offrono il servizio di mototaxi a chiamata in maniera illegale, anche nelle zone della città dove non è consentito, con una serie di rischi e problemi.
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