Djokovic è nuovamente agli arresti in Australia
Il suo visto è stato cancellato venerdì dal ministro dell'immigrazione e domenica ci sarà l'ultima udienza per provare a ribaltare la decisione prima dell'inizio degli Australian Open
Il tennista serbo Novak Djokovic è stato nuovamente messo agli arresti in Australia, dopo che venerdì il ministro dell’Immigrazione australiano, Alex Hawke, aveva annunciato la cancellazione del visto che gli permetteva di restare nel paese per partecipare agli Australian Open. Dopo una breve udienza sabato mattina – con la quale è stato tutto rimandato a domenica – Djokovic è stato preso in custodia dalla polizia di frontiera e portato al Park Hotel, l’albergo di Melbourne utilizzato per la detenzione di immigrati irregolari.
Il caso del visto di Djokovic era iniziato qualche giorno fa, quando il tennista era stato bloccato all’aeroporto di Melbourne per alcune verifiche sull’esenzione medica dal vaccino contro il coronavirus, richiesta dalla legge australiana ai non vaccinati per entrare nel paese. Il governo australiano gli aveva negato il visto di ingresso, ma poi un tribunale aveva dato ragione a Djokovic, permettendogli di lasciare l’albergo in cui era bloccato e di cominciare ad allenarsi, in vista dell’inizio del torneo, previsto per lunedì 17 gennaio. Il governo aveva però annunciato ulteriori controlli sulla documentazione presentata da Djokovic e aveva detto che si sarebbe riservato la possibilità di esprimersi nuovamente sulla questione.
Mercoledì era poi stato lo stesso Djokovic a pubblicare un lungo comunicato in cui ammetteva di avere violato l’isolamento mentre era positivo al coronavirus (era stato per via della positività che aveva ottenuto l’esenzione medica dal vaccino), e in cui aveva spiegato il motivo di alcune dichiarazioni false contenute nei documenti presentati per ottenere il visto per l’Australia.
Venerdì sera, il ministro dell’Immigrazione australiano Alex Hawke aveva annunciato la nuova cancellazione del visto di Djokovic «per motivi di salute e ordine, sulla base dell’interesse pubblico». Secondo il ministro, a cui la legge concede ampi poteri discrezionali in questo tipo di faccende, la permanenza di Djokovic in Australia potrebbe galvanizzare il movimento contrario ai vaccini per il coronavirus, causando potenzialmente “disordini”.
Djokovic ora ha diritto di restare nel paese almeno fino a quando non sarà stata presa una decisione sul suo ricorso contro la decisione di Hawke, ma le possibilità che la revoca del visto venga annullata sembrano poche, scrivono i giornali. L’udienza di domenica potrà solo stabilire se la decisione di Hawke è stata “irragionevole” e gli avvocati di Djokovic sosterranno che anche la sua espulsione dal paese potrebbe rafforzare il movimento contrario ai vaccini e che questa possibilità non è stata presa in considerazione da Hawke. Se la cancellazione del visto venisse confermata, Djokovic non potrebbe rientrare in Australia per i successivi tre anni, salvo che in circostanze straordinarie.