Tutti vogliono un missile ipersonico
Una nuova generazione di armi sta cambiando alcuni equilibri strategici, e gli Stati Uniti sono indietro nel loro sviluppo
Da qualche anno, e soprattutto a partire dal 2021, potenze mondiali come Stati Uniti, Cina e Russia, più qualche altro stato particolarmente bellicoso, come la Corea del Nord, hanno cominciato una competizione serrata per lo sviluppo e la costruzione di armi ipersoniche, cioè armi – e in particolare missili – capaci di raggiungere una velocità almeno cinque volte quella del suono. Queste armi sono considerate la più importante novità degli ultimi decenni di sviluppo della tecnologia dei missili per scopi militari, e secondo alcuni esperti potrebbero portare a una nuova corsa agli armamenti, oltre che cambiare alcuni equilibri strategici molto delicati.
Mercoledì di questa settimana la Corea del Nord ha annunciato di aver completato il test di un missile ipersonico, il secondo dall’inizio dell’anno e il terzo in totale. Pochi mesi fa aveva suscitato molto interesse e preoccupazione la notizia che la Cina avesse portato a termine due test di missili ipersonici, e anche gli Stati Uniti nel corso del 2021 avevano fatto vari test.
La Russia sostiene di avere armi ipersoniche nel suo arsenale dal 2018, e varie altre potenze militari come l’India, la Francia e il Regno Unito stanno lavorando a progetti per la realizzazione di missili ipersonici.
I missili ipersonici hanno vari vantaggi rispetto ai missili tradizionali.
Ormai da alcuni decenni, i missili per colpire un obiettivo a grande distanza possono essere di due tipi. Anzitutto i missili da crociera, che viaggiano lungo una traiettoria orizzontale, parallela al terreno: sono piccoli e lenti ma sono eccezionalmente facili da manovrare, e per questo è difficilissimo intercettarli. Inoltre sono molto precisi: è possibile far entrare un missile da crociera nella finestra di un’abitazione, volendo. I missili da crociera si usano per colpire obiettivi specifici a centinaia di chilometri di distanza.
Altrimenti ci sono quelli balistici, missili enormi che vengono sparati oltre l’atmosfera e che, sfruttando la gravità, ricadono sull’obiettivo attraverso una traiettoria parabolica. I missili balistici sono velocissimi quando cadono sul bersaglio ma molto imprecisi: possono mancarlo anche di alcune centinaia di metri. Sono piuttosto facili per i nemici da rilevare, ma una volta lanciati sono quasi impossibili da fermare: quando cominciano la loro discesa, i missili balistici raggiungono velocità eccezionali e possono colpire a migliaia di chilometri di distanza. Anche la scarsa precisione non è un gran problema, perché i missili balistici sono destinati soprattutto al lancio di testate nucleari, che hanno un raggio di devastazione molto ampio.
I nuovi missili ipersonici dovrebbero mettere insieme il meglio dei due mondi: essere manovrabili e precisi come i missili da crociera e al tempo stesso avere la velocità e l’enorme capacità distruttiva dei missili balistici.
Per essere definito “ipersonico”, come abbiamo detto un missile deve raggiungere una velocità almeno cinque volte quella del suono (più di “Mach 5”, quindi, come si dice in gergo, essendo “Mach 1” la velocità del suono): quindi viaggiare ad almeno 1,6 chilometri al secondo, una velocità a cui l’aria inizia a comportarsi in maniera differente. Ed è questo il discrimine che porta a parlare di “velocità ipersonica” (e non semplicemente “supersonica”, come le velocità tra Mach 1 e Mach 5). Molti dei missili realizzati negli ultimi tempi, in realtà, vanno molto più veloce di così, e superano spesso la velocità Mach 10 o Mach 20.
Il volo ipersonico, di per sé, non è una grande novità: il primo missile capace di superare Mach 5 fu lanciato nel 1949, e ovviamente la velocità ipersonica viene facilmente raggiunta nei viaggi spaziali. Ma realizzare missili ipersonici fino a qualche anno fa era ancora tecnologicamente impossibile, perché a quelle velocità la temperatura sulla superficie del missile può superare i 2.000 °C, creando danni strutturali all’involucro protettivo e danneggiando i controlli elettronici al suo interno.
Soltanto negli ultimi anni, grazie allo sviluppo di nuovi materiali e alle migliorate capacità della fluidodinamica computazionale, è stato possibile realizzare missili capaci di sostenere velocità ipersoniche.
I missili ipersonici attualmente in fase di sviluppo o realizzazione sono di due tipi. Ci sono anzitutto i missili da crociera ipersonici, cioè missili da crociera che spesso vengono lanciati da un jet militare in volo, e che sono dotati di uno speciale motore capace di portarli a velocità ipersoniche.
E poi ci sono i cosiddetti “veicoli a planata ipersonica” (hypersonic glide vehicles, HGV), i più interessanti e preoccupanti.
Come i missili balistici, gli HGV vengono sparati in traiettoria quasi verticale, trasportati su razzi convenzionali. Ma mentre i missili balistici fanno traiettorie paraboliche altissime, che li portano a oltre 1.000 chilometri da terra, gli HGV si staccano molto prima dal razzo, a 40–100 chilometri da terra. A quel punto, sfruttando l’aerodinamica, gli HGV possono planare a velocità ipersonica verso il bersaglio. L’enorme vantaggio rispetto ai missili balistici è che gli HGV sono manovrabili: un missile balistico una volta lanciato ha una traiettoria praticamente fissa e facilmente prevedibile. Un HGV invece può essere manovrato mentre plana: può scartare per evitare sistemi di intercettazione e radar e può cambiare traiettoria fino a pochi secondi prima dell’impatto. Non si può prevedere dove cadrà e questo rende quasi impossibile intercettarlo.
Di fatto, i missili ipersonici rendono inutili tutti i sistemi antimissilistici realizzati fino a oggi.
Gli HGV possono essere attrezzati per trasportare una testata atomica, ma in molti casi non è davvero necessaria perché i missili ipersonici vanno così veloci che non hanno bisogno di esplosivo: ogni chilogrammo di un proiettile lanciato a Mach 20 ha più forza esplosiva di un chilogrammo di dinamite.
Il presidente russo Vladimir Putin sostiene che la Russia sia già dotata di missili ipersonici e l’esercito del paese ha compiuto vari test, ma ci sono alcuni dubbi sull’effettiva efficacia dell’arsenale russo. Più preoccupante è stata, nell’autunno del 2021, la notizia che per la prima volta la Cina era riuscita a testare con successo un HGV. La diede per primo il Financial Times, che seppe da fonti militari americane che la Cina aveva realizzato con successo due test tra la fine di luglio e l’inizio di agosto del 2021. Secondo le stesse fonti, i test cinesi avevano lasciato esterrefatti gli analisti americani: «Non abbiamo idea di come abbiano fatto», disse uno di loro.
Il test cinese combinava due tecnologie: da un lato un “sistema di bombardamento orbitale frazionato” (fractional orbital bombardment system, FOBS), che esiste da decenni (fu sviluppato dall’Unione Sovietica nel 1969, ma poi proibito dai trattati di disarmo congiunto con gli Stati Uniti) e consente di lanciare missili che usano l’orbita bassa della Terra per raggiungere il loro obiettivo. Dall’altro gli HGV, che consentono a questi stessi missili di viaggiare a velocità ipersonica e di essere manovrabili e precisi.
La combinazione di queste due tecnologie è temibile perché consentirebbe per esempio a un missile ipersonico dotato di testata nucleare di raggiungere gli Stati Uniti sorvolando il Polo Sud. In questo modo evaderebbe i sistemi antimissilistici americani, che sono tutti piazzati in Alaska perché i normali missili balistici sparati da un paese dell’emisfero nord, che sia la Cina, la Corea del Nord o la Russia, devono passare per forza sopra al Polo Nord.
I test cinesi hanno sorpreso gli analisti americani anche perché, con la tecnologia ipersonica, gli Stati Uniti sono indietro. Non hanno ancora compiuto test efficaci come quelli fatti dai cinesi, sia perché hanno investito meno nella tecnologia sia perché stanno cercando di ottenere un’arma più complessa. Mentre gli HGV cinesi sono pensati per trasportare testate nucleari, gli americani vorrebbero creare degli HGV privi di testate, cosa che li renderebbe più versatili ma che al tempo stesso li obbliga a essere più precisi: l’HGV cinese lanciato questa estate ha mancato il bersaglio di circa 40 chilometri, un’imprecisione che un missile senza armi nucleari non può permettersi. Gregory Hayes, amministratore delegato di Raytheon, uno dei principali fornitori militari americani, ha detto che gli Stati Uniti sono «diversi anni indietro» rispetto alla Cina nella tecnologia ipersonica.
Oltre a Stati Uniti, Russia e Cina, anche la Corea del Nord ha cominciato a testare armi ipersoniche, ma in questo caso le notizie sono molto scarne e si basano sulla propaganda del regime nordcoreano, per cui serviranno analisi più affidabili per capire a che punto sia davvero lo sviluppo degli armamenti del paese.
In questo momento dunque vari paesi avversari degli Stati Uniti hanno detto o dicono di avere missili che gli Stati Uniti non possono intercettare, mentre gli Stati Uniti sono ancora indietro nel loro sviluppo. Questo non significa esattamente che stanno cambiando gli equilibri militari mondiali.
Gli equilibri si basano ancora sui tradizionali missili balistici, che sono già adesso praticamente impossibili da intercettare. Anche se sono facili da rilevare e compiono una traiettoria prevedibile, intercettare da terra un missile balistico in discesa rapidissima è un po’ come cercare di bloccare un proiettile con un altro proiettile: quasi impossibile.
Questo significa che se la Cina decidesse di compiere un attacco nucleare su larga scala contro gli Stati Uniti, questi non saprebbero come difendersi, indipendentemente dalle armi ipersoniche. Lo stesso vale però al contrario, ed è più o meno il sistema della deterrenza che esiste dai tempi della Guerra fredda, in base al quale nessuna potenza attacca un’altra con armi nucleari perché sa che colpire significherebbe garantire la distruzione reciproca.
Il sistema antimissilistico statunitense, infatti, non è pensato per difendersi da un attacco nucleare massiccio compiuto da un’altra grande potenza, ma dagli attacchi limitati e a sorpresa compiuti da stati bellicosi e imprevedibili fuori dal sistema della deterrenza nucleare, come per esempio l’Iran o la Corea del Nord.
Le cose però hanno cominciato a cambiare negli ultimi anni: gli Stati Uniti hanno sviluppato un nuovo sistema antimissilistico chiamato AEGIS e montato su navi da guerra che è diventato estremamente più affidabile nell’intercettazione dei missili balistici intercontinentali. Per questo, ormai da qualche anno Russia e Cina si lamentano del fatto che AEGIS starebbe indebolendo il loro deterrente nucleare: se gli Stati Uniti diventano troppo efficaci nell’intercettare i missili russi e cinesi, l’equilibrio passa a loro favore.
Lo sviluppo di missili ipersonici, secondo alcuni analisti, consentirebbe a Cina e Russia di riportare l’equilibrio della deterrenza dalla loro parte: secondo l’ammiraglio Charles Richard, che sovrintende le forze nucleari statunitensi, dopo i test sui missili ipersonici la Cina è diventata in grado di «mettere in atto ogni possibile strategia di dispiegamento delle forze nucleari».
Come ha notato inoltre l’esperto di relazioni internazionali Christoph Bluth su The Conversation, il proliferare di test di armi ipersoniche di questi anni potrebbe essere il sintomo di una nuova “corsa alle armi”, come quella che caratterizzò il primo periodo della Guerra fredda e che portò Stati Uniti e Unione Sovietica a dotarsi di enormi arsenali nucleari.
Questa tendenza a tornare ad armarsi si nota non soltanto con lo sviluppo di nuove armi ipersoniche ma anche, per esempio, dal fatto che Stati Uniti e Russia hanno sospeso o si sono ritirati da vari trattati di non proliferazione firmati alla fine della Guerra fredda, e che la Cina non intende entrare a far parte di trattati nuovi.
La tecnologia ipersonica inoltre non si limita ai missili. Per esempio, varie indiscrezioni parlano dello sviluppo di droni ipersonici, che potrebbero diventare un’arma potente e temibile.
La valutazione degli effetti della tecnologia ipersonica cambia se ci si allontana dall’analisi degli equilibri tra grandi potenze e si guarda per esempio alla Corea del Nord: se i test di missili ipersonici annunciati dai media di stato fossero confermati, il regime nordcoreano potrebbe diventare eccezionalmente più pericoloso non soltanto per gli Stati Uniti, ma anche per Corea del Sud e Giappone, i cui sistemi antimissile non sarebbero in grado di prevenire eventuali attacchi ipersonici.
Ci sono però ancora molte variabili da valutare. Per esempio, benché la Corea del Nord abbia alcune testate nucleari, non è ancora riuscita a miniaturizzarle in modo da poterle usare per equipaggiare missili balistici tradizionali, ed è improbabile che sia riuscita a farlo con i missili ipersonici.