Gli AirTag sono usati per spiare le persone?
Se lo è chiesto il New York Times dopo avere raccolto segnalazioni e testimonianze sugli usi poco leciti dei nuovi tracker di Apple
Quando Apple presentò nella primavera del 2021 i suoi AirTag disse che sarebbe diventato molto più difficile perdere le proprie cose. I nuovi dispositivi (tracker) servono infatti per rintracciare oggetti di vario tipo cui sono attaccati, come un mazzo di chiavi, ma secondo una recente inchiesta del New York Times sarebbero spesso usati per fare qualcos’altro: spiare gli spostamenti di qualcuno a sua insaputa.
Negli ultimi mesi sono circolate varie segnalazioni in merito sui social network soprattutto negli Stati Uniti, dove sono molto diffusi gli iPhone di Apple, attraverso i quali è possibile controllare gli AirTag (che hanno quindi maggiori potenzialità di utilizzo rispetto ad altri tracker con funzioni simili). Non è però chiaro quanto sia esteso il problema, perché le forze dell’ordine raramente hanno elementi per approfondire le segnalazioni e perché la stessa Apple non ha finora raccolto molti riscontri in merito, o per lo meno non li ha resi pubblici.
Gli AirTag sono piccoli dischi, con un diametro di circa 3 centimetri, alimentati a batteria e hanno al loro interno un sistema per inviare un segnale radio (Bluetooth e Ultra Wideband) attraverso il quale possono dialogare con gli iPhone e altri dispositivi Apple.
Dopo l’acquisto devono essere attivati e collegati al proprio dispositivo tramite l’applicazione “Dov’è” di Apple. In seguito possono essere attaccati a vari oggetti, come un mazzo di chiavi o una borsa, in modo da conoscere la loro posizione e ridurre il rischio di perderli.
Se si perdono in casa le chiavi attaccate a un AirTag, per esempio, è possibile utilizzare il proprio iPhone per ritrovarle seguendo le indicazioni sullo schermo, oppure facendo emettere un suono al tracker. Nel caso in cui le chiavi vengano perse all’esterno, per esempio per strada, l’AirTag utilizza gli iPhone delle persone che passano nelle vicinanze per ricostruire la propria posizione, in modo che il proprietario possa ricevere una notifica sul suo iPhone e le possa andare a recuperare.
Il sistema è piuttosto efficiente, soprattutto se nei paraggi ci sono diverse persone che utilizzano un iPhone o qualche altro dispositivo Apple. Ma secondo diversi esperti che si occupano di privacy, gli AirTag potrebbero comunque essere impiegati per spiare il prossimo, nonostante le accortezze che ha introdotto Apple per ridurre questo rischio.
Nel caso in cui qualcuno passi nelle vicinanze di un AirTag attaccato a un oggetto smarrito, quindi lontano dalla persona cui appartiene, il suo iPhone non mostrerà nessuna notifica sulla presenza del tracker, perché il contatto avviene di passaggio e per pochi istanti. Eventuali notifiche vengono invece mostrate quando l’AirTag rimane per molto tempo nelle vicinanze di un iPhone sconosciuto, proprio per fare in modo che il proprietario dello smartphone se ne accorga e si riduca il rischio che qualcuno utilizzi quel tracker per spiarlo.
Varie segnalazioni indicano che però il sistema non funziona sempre al meglio, specialmente se l’iPhone si trova a una certa distanza dall’AirTag, tale da non rilevarne la presenza. Apple ha introdotto una funzione per cui dopo un giorno di mancato collegamento tra il tracker e l’iPhone con cui è registrato si attiva un segnale sonoro, che dovrebbe rendere più evidente la presenza del dispositivo (inizialmente accadeva dopo tre giorni, poi l’azienda ha ridotto l’intervallo). Il segnale sonoro non è però molto forte e ci possono essere casi in cui l’AirTag utilizzato per spiare qualcuno non venga notato.
Il New York Times ha raccolto la testimonianza di Ashley Estrada, una ragazza di 24 anni di Los Angeles che aveva ricevuto una notifica sul proprio iPhone con l’avviso della presenza di un AirTag nelle vicinanze. Dopo qualche ricerca, Estrada trovò un tracker di Apple nascosto dietro la targa della propria automobile. Raccontò la sua vicenda su TikTok, in un video che fu poi ampiamente ripreso e che portò altre persone a segnalare di avere avuto esperienze simili.
Dopo avere trovato l’AirTag, Estrada si mise in contatto con la polizia di Los Angeles, che le consigliò di raggiungere un commissariato per eventualmente fare denuncia. Non volendo attendere il giorno dopo per disfarsi del tracker, Estrada decise di fare alcune foto al dispositivo e di gettarlo.
La polizia di Los Angeles ha detto di non avere ricevuto specifiche denunce sull’impiego improprio degli AirTag per spiare gli spostamenti di un veicolo. Il New York Times non ha rilevato la presenza di indagini della polizia in corso altrove, in zone diverse degli Stati Uniti, ma ha comunque raccolto le testimonianze di altre persone con storie analoghe a quelle di Estrada.
Una di queste ha raccontato di avere ricevuto una notifica sul proprio iPhone circa la presenza di un AirTag mentre stava uscendo dalla palestra. Arrivata a casa, aveva chiamato la polizia: le fu detto che avrebbe potuto sporgere denuncia solo nel caso in cui si fosse poi presentato qualcuno a casa sua e che la sola notifica sullo smartphone non era sufficiente per affermare che qualcuno la stesse spiando o seguendo. In seguito aveva contattato il servizio clienti di Apple, che l’aveva aiutata a evitare che l’AirTag continuasse a collegarsi al suo iPhone. Il tracker, forse nascosto da qualche parte, non era stato però mai trovato.
Non sempre le notifiche sulla presenza di un AirTag compaiono in breve tempo su un iPhone dopo che i due dispositivi sono rimasti a lungo in contatto. Inoltre, in alcuni casi la notifica mostrata sull’iPhone è generica e non riferita specificamente a un tracker, cosa che può indurre qualche confusione in chi possiede lo smartphone. Apple dice che le diverse esperienze d’uso segnalate possono dipendere dal modello di iPhone e dalla versione di iOS, il sistema operativo che li fa funzionare.
Gli AirTag sono compatibili unicamente con i dispositivi di Apple, mentre non funzionano con il sistema operativo Android di Google, utilizzato su una grande varietà di smartphone. Questo significa che una persona che utilizza uno smartphone Android non può ricevere automaticamente una notifica che lo avvisi della presenza di un AirTag nelle vicinanze, che potrebbe essere stato nascosto per spiarne i movimenti.
Per attenuare il problema, Apple ha diffuso un’applicazione compatibile con Android che consente di rilevare la presenza degli AirTag. Questo significa che occorre scaricarla e installarla sul proprio smartphone e utilizzarla periodicamente, cosa che difficilmente faranno molte persone.
Google potrebbe decidere di introdurre una funzione direttamente all’interno di Android per rilevare l’eventuale presenza per lungo tempo di AirTag, o di altri tracker, sconosciuti in modo da rendere più semplice la loro identificazione. Al momento non ci sono però notizie circa questa eventualità. Una simile soluzione andrebbe comunque nella direzione auspicata da chi si occupa della tutela della privacy, che da tempo chiede sistemi e standard condivisi per i tracker in modo da ridurre i rischi.