I guai del Green Pass da guarigione
Migliaia di persone non riescono a ottenerlo nonostante l'esito negativo di un tampone dopo avere avuto il COVID-19: i problemi sono soprattutto due
Nelle ultime settimane centinaia di migliaia di persone hanno ricevuto l’esito di un tampone negativo dopo essere state positive al coronavirus, quindi hanno interrotto l’isolamento e teoricamente avrebbero potuto uscire di casa per tornare al lavoro, a scuola, nei ristoranti, nei cinema e negli stadi. Ma tra loro moltissime sono rimaste bloccate, nonostante il tampone negativo, perché il sistema di rilascio dei Green Pass in seguito a guarigione è andato in tilt.
Le segnalazioni sono aumentate dalla fine dell’anno. Non è chiaro quante siano con precisione le persone bloccate, perché i problemi che riguardano la procedura di rilascio sono diversi e coinvolgono i sistemi sanitari gestiti a livello regionale. Considerando il funzionamento della procedura e i principali intoppi individuati, il blocco potrebbe coinvolgere migliaia di persone.
Le questioni principali sono due: i problemi legati al meccanismo di riattivazione del Green Pass dopo la guarigione; e quelli legati al fatto che il Green Pass riattivato in molti casi sia quello vecchio, e magari prossimo alla scadenza, e non quello nuovo, ottenuto dalla guarigione.
Il problema della riattivazione del Green Pass
I guai erano iniziati dalla metà di dicembre, quando il ministero della Salute aveva cominciato a revocare il Green Pass in seguito all’accertamento della positività: fino ad allora, infatti, non erano previste sospensioni della certificazione.
Da quel momento per riattivare il Green Pass sarebbe dovuto bastare l’esito negativo di un test rapido o molecolare: il sistema avrebbe dovuto acquisire il referto in modo automatico e comunicarlo alla piattaforma centrale, che avrebbe dovuto riattivare il certificato. È una procedura che non sempre però ha funzionato correttamente, e per questo molte persone sono state costrette a rimanere per giorni senza Green Pass nonostante la guarigione. In alcuni casi la situazione si è risolta in ritardo, in altri il blocco sta continuando.
Mercoledì alla Camera il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha risposto a un’interrogazione presentata per chiedere di risolvere il blocco, e ha annunciato che il problema sarà risolto in breve tempo.
Il problema di tornare ad avere il vecchio Green Pass, e non quello nuovo
Un altro problema significativo riguarda il tipo di Green Pass rilasciato dopo la guarigione. Anche in caso di riattivazione corretta, infatti, il Green Pass che si torna ad avere in mano è quello disattivato dopo il contagio, e non quello nuovo da guarigione: in molti casi si parla quindi di un certificato vecchio, prossimo alla scadenza.
I Green Pass, infatti, dal primo febbraio sono validi per sei mesi dopo la vaccinazione: moltissime persone contagiate nelle ultime settimane erano state vaccinate mesi fa e il loro Green Pass ora sta per scadere.
Il punto è che la procedura per ottenere il nuovo Green Pass da guarigione prevede oggi diversi passaggi, più di quelli previsti per gli altri Green Pass; e soprattutto non è automatica. Deve passare per le aziende sanitarie, che devono confermare la guarigione con un documento che attesti la negatività del tampone e la fine dell’isolamento.
Sulla carta le cose dovrebbero essere abbastanza semplici. «Il Green Pass da guarigione viene emesso soltanto dopo che il medico o la ASL avranno certificato la fine del tuo isolamento e/o la guarigione nel Sistema Tessera sanitaria», si legge nelle risposte alle domande frequenti (FAQ) pubblicate sul sito del governo. «Dopo il test antigenico rapido o molecolare negativo, riceverai invece in automatico l’AUTHCODE per scaricare il Green Pass da tampone negativo. Entro il giorno seguente, sempre in automatico, verrà inoltre riattivato il tuo precedente Green Pass da vaccinazione che era stato revocato».
Sarebbe un procedimento non particolarmente complicato, che però è stato assai rallentato dal notevole numero di casi segnalati nell’ultimo mese. Nella realtà la lenta produzione dei certificati di guarigione, gestiti uno per uno dal personale delle aziende sanitarie, ha bloccato quindi il rilascio di migliaia di nuovi Green Pass, provocando diversi problemi alle persone in attesa del certificato.
In alcune regioni il problema può essere risolto dal medico di famiglia, che può inserire direttamente il certificato di guarigione nel sistema, di fatto facendo il lavoro che altrove fa il personale delle aziende sanitarie. In altre però questa non è un’opzione: in Lombardia e Toscana, per esempio, la fine dell’isolamento può essere confermata soltanto dall’azienda sanitaria.