Una canzone di King Creosote
Che sarebbe buona anche per certi crime scozzesi
Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Bene, bene, rieccoci e buon anno. Io sono pieno di biglietti di concerti, per affrontare il 2022 con spirito battagliero, e speriamo bene.
Jack Hamilton di Slate ha guardato un sacco di documentari musicali, prima di Natale, compreso quello sui Bee Gees e quello sul loro produttore Robert Stigwood: e ha concluso che la tesi del primo dei due sul declino dei Bee Gees dopo i successi della Febbre del sabato sera sia infondata e che il declino non c’entri niente con gli attacchi sprezzanti di allora nei confronti della discomusic, ma piuttosto abbia a che fare col disastro che fu il film “beatlesiano” Sgt. Pepper’s lonely hearts club band.
Sono noioso a me stesso, ma ho ascoltato molta musica durante le feste, raccogliendo soprattutto i consigli delle varie liste sul “meglio del 2021”, e ci ho trovato al massimo qualcosa di appena piacevole, e niente di speciale. Mi sarebbe piaciuto condividere e rivelare qui meraviglie di recente scoperta, ma non dispero.
(l’unico sollievo a questa deprimente consapevolezza di anzianità è che le mie reazioni sono sì noiose ma esattamente opposte a quelle canoniche del nonno che trova inascoltabile ed estranea la “musica moderna”: a me sembra piuttosto di avere già sentito tutto quanto, in altri decenni: noioso, e pure supponente).
All’inizio di Don’t look up (sì, ho visto molto Netflix durante le vacanze), quando loro sono alla Casa Bianca, sullo sfondo di due scene si vede un quadro. Si intitola The outlier, è una delle ultime cose del pittore e scultore Frederic Remington, del 1909. La cosa misteriosa per me è che quel quadro è del Brooklyn Museum, e fu prestato in effetti alla Casa Bianca ma solo dal 1996 al 2010 (alla Casa Bianca ci sono soprattutto sculture, di Remington), quindi chissà perché lo hanno messo nel film (si trovava in un’altra sala, nella realtà). E comunque qui non è importante: mi chiedo solo se qualcun altro in Italia, vedendo il film, abbia immediatamente notato il quadro per altre ragioni.
Pauper’s dough
King Creosote
Pauper’s dough su Spotify
Pauper’s dough su Apple Music
Pauper’s dough su YouTube
È cominciato tutto con Broadchurch, e io ho un debole per le cose britanniche, e ora sono alcuni anni che guardo tutte le serie “crime” ambientate in quelle isole: la mia preferita finora è stata Line of duty, la mia spreferita The fall, che mi ha irritato nelle settimane scorse per lentezza e implausibilità (malgrado ci sia Kalinda di The good wife). Ma se parlano con quegli accenti (i nordirlandesi, poi!) e in quei posti, non riesco a sottrarmi. Vabbè, veniamo a noi.
Patti Smith ha una newsletter, in cui l’estate scorsa ha chiesto suggerimenti per delle canzoni di cui fare delle cover: lei fece un disco di cover abbastanza spiazzante nel 2007, per quanto si conosca la sua fantasia, che estraeva un po’ di tutto dal repertorio pop e rock dei decenni precedenti, compresi i Tears for fears e Stevie Wonder (qui su Spotify): quest’ultima la cover migliore, per me.
Ringraziando dei suggerimenti, Smith ha poi risposto ai suoi lettori dicendo di avere particolarmente apprezzato la scoperta di Pauper’s dough di King Creosote.
King Creosote, dicevamo più di due anni fa, è il nome che si è dato tanto tempo fa un cantautore scozzese che si chiama Kenny Anderson e ora ha 54 anni. Ha fatto decine di dischi anche molto domestici ed estemporanei, e poi nel 2011 si è messo insieme a un bravo musicista di musica elettronica, Jon Hopkins, e ha fatto il disco con cui si è fatto conoscere di più, Diamond mine, e in cui era la canzone che citai quella volta, agli albori di questa newsletter.
Invece nel 2014 lui fu invitato a scrivere le musiche di un documentario fatto di materiali d’archivio sulla storia della Scozia (qui lui e la regista ne raccontano allegri la genesi): il risultato, sia il film che la musica, fu molto apprezzato e in particolare questa canzone, che venne usata per trailer e promozioni e che lui aveva recuperato e arricchito da un suo disco del 2000. Ma è bello tutto il disco e il suo mood, che sarebbe buono anche per certi crime scozzesi, tra detective inspectors e detective superintendents.
Pauper’s dough su Spotify
Pauper’s dough su Apple Music
Pauper’s dough su YouTube