Il primo trapianto di cuore da un suino geneticamente modificato
La nuova tecnica sperimentata negli Stati Uniti potrebbe ridurre le liste di attesa grazie a trapianti di organi da animali a esseri umani
Un trapianto di cuore da maiale a paziente umano è stato eseguito per la prima volta con successo negli Stati Uniti, con una tecnica che in futuro potrebbe consentire di salvare la vita a migliaia di persone in attesa di ricevere nuovi organi. Il cuore suino, geneticamente modificato per ridurre il rischio di rigetto, è stato ricevuto da un paziente di 57 anni in un ospedale di Baltimora, negli Stati Uniti. L’operazione è avvenuta venerdì 7 gennaio e da allora il paziente è in fase di recupero ed è temporaneamente assistito da alcuni macchinari, che saranno a breve scollegati.
Bartley Griffith, il responsabile del programma trapianti del Centro medico dell’Università del Maryland, ha detto che il nuovo cuore «crea il battito e la pressione sanguigna, è il suo cuore. Sta funzionando e sembra tutto normale. Siamo entusiasti, ma non sappiamo che cosa potrà accadere nei prossimi giorni. È una cosa che non era mai stata tentata prima».
Da tempo numerosi gruppi di ricerca sono al lavoro per perfezionare la tecnica degli xenotrapianti, cioè i trapianti di organi da altre specie da innestare negli esseri umani. La tecnica è ritenuta promettente perché dà la possibilità di non dipendere esclusivamente dai donatori di organi umani per effettuare i trapianti.
Ogni anno migliaia di persone con gravi condizioni di salute vengono inserite nelle liste di attesa per ricevere un cuore, un rene, un fegato o altri organi, ma molte di queste muoiono prima che arrivi il loro turno. Gli xenotrapianti come quello realizzato a Baltimora potrebbero ridurre il problema, facendo aumentare sensibilmente la disponibilità di organi.
Il cuore proveniente da un maiale geneticamente modificato era stato preparato da Revivicor, una società che si occupa dello sviluppo e della sperimentazione di soluzioni di medicina rigenerativa. Le modifiche hanno interessato l’inattivazione di alcuni geni che portano alla produzione di molecole che vengono riconosciute come estranee dal sistema immunitario, e che sono quindi alla base del rigetto, il processo in cui l’organismo non riconosce come proprio il nuovo organo e lo attacca ritenendolo una minaccia.
Il gruppo di ricerca di Revivicor ha inoltre inibito un altro gene per evitare che il cuore continui a crescere di dimensione, oltre a quella necessaria per funzionare all’interno del ricevente. Al cuore suino sono stati poi aggiunti alcuni geni umani per eludere la risposta immunitaria, insieme a un nuovo trattamento sperimentale per ridurre il rischio di rigetto.
Il paziente che ha ricevuto il cuore suino aveva deciso di sottoporsi all’intervento sperimentale perché rimasto senza alternative: era stato sottoposto ad altri trattamenti senza successo ed era troppo malato per ricevere un cuore da un donatore umano. Dopo l’operazione, è rimasto collegato a una macchina cuore-polmone che provvede al mantenimento della corretta ossigenazione sanguigna.
Non è insolito che i neotrapiantati di cuore rimangano per diversi giorni collegati a una macchina di questo tipo, in attesa che siano effettuate tutte le verifiche sull’esito dell’intervento. Il nuovo cuore sta comunque facendo il proprio dovere e ha superato i primi due giorni dopo l’impianto, solitamente i più a rischio per l’insorgenza di un’eventuale forte reazione immunitaria.
Gli xenotrapianti non sono di per sé una novità, ma finora avevano interessato operazioni di minore entità. Le valvole cardiache suine sono per esempio impiegate abitualmente nei pazienti con particolari problemi cardiaci, così come i diabetici ricevono trattamenti sviluppati nei maiali. La pelle dei suini in alcuni casi viene utilizzata come soluzione temporanea per chi ha gravi ustioni. Negli anni Sessanta alcuni gruppi di ricerca avevano sperimentato il trapianto di reni da scimpanzé a esseri umani, ma senza grande successo. Nel 1983 era stato anche sperimentato un trapianto di cuore da un babbuino a una bambina, che era però morta circa tre settimane dopo l’operazione.
Negli ultimi anni le nuove tecniche per intervenire con modifiche genetiche, in modo da ridurre sensibilmente il rischio di rigetto, hanno aperto grandi opportunità per gli xenotrapianti. La tecnica impiegata a Baltimora era stata sperimentata in precedenza su alcuni babbuini, che avevano ricevuto cuori suini geneticamente modificati. L’impiego delle medesime tecniche sugli esseri umani non è ancora autorizzato in molti paesi, ma in casi particolari e a fini di ricerca le autorità sanitarie possono concedere autorizzazioni di emergenza, come avvenuto negli Stati Uniti.