Lo stallo fra Stati Uniti e Russia sull’Ucraina
Sono iniziati i colloqui per cercare di ridurre la tensione nella parte orientale del paese, ma per ora sembra che non stiano andando da nessuna parte
Lunedì la vicesegretaria di Stato americana, Wendy Sherman, e il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, si sono incontrati a Ginevra, in Svizzera, per parlare di possibili soluzioni nella zona orientale dell’Ucraina, dove da quasi due mesi la Russia sta ammassando decine di migliaia di soldati. Al centro dei colloqui, a cui però non sta partecipando il governo ucraino, non c’è soltanto l’Ucraina: ed è per questo che gli incontri di questi giorni vengono seguiti con attenzione dalla stampa internazionale.
La Russia chiede in sostanza che la NATO, l’alleanza militare di cui gli Stati Uniti sono leader informali, rinunci a fare entrare l’Ucraina nell’organizzazione e ad espandere la sua influenza verso est, mentre gli Stati Uniti vogliono che la Russia ritiri i propri soldati dal confine e non minacci ulteriormente la sicurezza dell’Ucraina.
Per ora nessuna delle due parti sembra intenzionata a cedere e non si vedono grossi margini per un compromesso.
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L’incontro tra Sherman e Ryabkov è iniziato ufficialmente intorno alle 9 di lunedì mattina, ma i due avevano già iniziato a discutere la sera prima incontrandosi a cena.
I contatti diplomatici tra Russia e Stati Uniti andavano avanti comunque da settimane: a inizio dicembre si erano incontrati a Stoccolma il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, anche in quel caso senza arrivare a nulla. E anche in quel caso il tema al centro delle discussioni erano stati i circa 114mila soldati spostati a fine novembre dal governo russo al confine con l’Ucraina orientale, territorio conteso da tempo tra governo ucraino e milizie separatiste filorusse.
L’ammasso dei soldati russi al confine con l’Ucraina aveva suscitato fin da subito molta preoccupazione, sia nel governo ucraino che in diversi governi occidentali: era stato interpretato come volto a prendere il controllo solo di alcune aree, a destabilizzare l’attuale governo ucraino (sempre più ostile alla Russia) o a mettere alla prova l’opposizione dell’Occidente con una dimostrazione di forza. La Russia, da parte sua, ha sempre negato di voler invadere l’Ucraina (lo ha ribadito anche lunedì) e ha sostenuto di aver ammassato le truppe al confine per via di una presunta minaccia militare da parte dell’Ucraina, che aveva acquistato di recente alcuni razzi terra-terra di fabbricazione statunitense.
A metà dicembre la Russia aveva reso pubbliche una serie di richieste ai governi occidentali per allentare le tensioni in corso, legate in buona sostanza alla volontà di mantenere la propria influenza in Ucraina, che negli ultimi anni si è allontanata dalla Russia allineandosi sempre di più con l’Occidente. Sono richieste considerate irricevibili da molti governi occidentali e in particolare dagli Stati Uniti, e sono le stesse su cui si è concentrato gran parte dell’incontro tra Sherman e Ryabkov di lunedì.
Nel concreto, la Russia chiede soprattutto che l’Ucraina non entri mai nella NATO, l’alleanza militare che fu creata per contrastare l’Unione Sovietica. Dalla fine della Guerra Fredda la NATO ha accolto tra i suoi membri numerosi paesi che un tempo facevano parte della sfera di influenza sovietica, e la sua espansione a est è da sempre una delle preoccupazioni maggiori del presidente russo Vladimir Putin.
Dell’entrata dell’Ucraina nella NATO si parla dal 2008: con gli accordi di Bucarest la NATO promise all’Ucraina che un giorno sarebbe entrata a far parte dell’alleanza. Non è mai successo e con tutta probabilità non succederà a breve termine: quella di Bucarest fu una promessa vaga, azzardata e scomoda prima di tutto per gli Stati Uniti. L’Ucraina, però, rimane comunque uno dei maggiori beneficiari al mondo degli aiuti militari americani e la questione dei suoi rapporti e della sua vicinanza con gli Stati Uniti resta molto contesa e preoccupante per la Russia, che vuole comunque assicurarsi che l’Ucraina non si avvicini troppo all’Occidente.
All’incontro di lunedì a Ginevra la Russia è tornata sulla questione, chiedendo agli Stati Uniti di dichiarare formalmente la rinuncia della NATO all’Ucraina, possibilmente al prossimo vertice dell’organizzazione, che si terrà a Madrid a fine giugno.
Da parte sua, Wendy Sherman, diplomatica americana che ha già gestito difficili negoziazioni durante le amministrazioni dei precedenti presidenti Bill Clinton e Barack Obama, ha detto che con queste premesse non è possibile trovare un accordo: gli Stati Uniti e i paesi dell’Unione Europea temono da tempo che cedendo terreno in Ucraina legittimerebbero la Russia a proseguire la sua campagna di influenza per raggiungere tutti i territori che facevano parte dell’Unione Sovietica, alcuni dei quali oggi fanno invece parte dell’Unione Europea.
Le due posizioni sono distanti e inconciliabili sia sulla questione principale al centro delle negoziazioni – cioè la rinuncia formale della NATO all’Ucraina – che sui tempi per raggiungere un accordo: Sherman ha fatto capire che gli Stati Uniti sono disposti a prendersi tutto il tempo che serve per risolvere la questione in modo soddisfacente, magari con un compromesso da entrambe le parti, mentre Ryabkov ha detto di voler vedere risultati in tempi rapidi.
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