Il crollo di un’ala del cimitero di Poggioreale, a Napoli

Ci sono centinaia di salme tra le macerie e il loro riconoscimento sarà molto difficile

Il cimitero di Poggioreale in una foto del 2012 (ANSA/CESARE ABBATE)
Il cimitero di Poggioreale in una foto del 2012 (ANSA/CESARE ABBATE)

A Napoli, nella notte tra il 4 e il 5 gennaio è crollata un’ala di un edificio del cimitero di Poggioreale, il più grande della città. L’edificio ospitava loculi: i resti di centinaia di salme sono confusi tra le macerie. A complicare e a rendere più drammatica la situazione è il fatto che a Napoli, come ha scritto il quotidiano Il Mattino, è ancora radicata l’abitudine di trasferire i corpi dei morti nei loculi avvolti soltanto in lenzuola bianche, benché la legge stabilisca che debbano essere utilizzate cassette di zinco con nome, cognome, data di nascita e morte: in molti casi dunque potrebbe essere impossibile identificare i resti.

Le previsioni del tempo annunciano poi pioggia per domenica e lunedì. Se cadesse con insistenza, l’acqua piovana si infiltrerebbe tra le macerie rendendo la situazione ancora più complicata. Il crollo ha coinvolto anche un centinaio di urne cinerarie: la maggior parte si è spaccata, i sacchetti a tenuta stagna che contengono le ceneri sono sparsi tra le macerie. Si tratta di sacchetti tutti uguali, senza un nome. È impossibile riuscire a capire a chi appartenessero.

L’area in cui è avvenuto il crollo è chiamata della Pipinera, dove si trovano edifici di tumulazione collettiva. In particolare, nelle parti coinvolte, sono conservati corpi di persone appartenenti ad Arciconfraternite (cioè un insieme di confraternite religiose) dell’Arcidiocesi di Napoli.

A provocare il crollo, che è avvenuto circa alle tre di notte, sarebbe stato un allagamento durante lo scavo della seconda galleria della metropolitana che dalla stazione di Poggioreale sale verso Capodichino. Lo ha confermato, con una nota, Metropolitana di Napoli spa, la società concessionaria del comune di Napoli per la progettazione e la realizzazione della linea 1 della metropolitana:

«Alle 20.40 di ieri si è verificato un imprevisto e intenso afflusso d’acqua durante lo scavo della seconda galleria che dalla stazione di Poggioreale sale verso Capodichino. Fino a quel momento tutte le attività di controllo dei cedimenti non hanno evidenziato nessuna criticità. Il notevole flusso d’acqua e detriti ha causato l’allagamento del cantiere della stazione in costruzione e cedimenti al terreno nella parte inferiore del cimitero di Poggioreale, con importanti danni alle strutture cimiteriali. Gli sforzi per arginare il flusso sono durati tutta la notte e la mattinata e, ad ora, la situazione è sotto controllo».

Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, ha ordinato la chiusura del cimitero fino al 19 gennaio. La prima operazione prevista è la messa in sicurezza dell’area che in questo momento è sotto sequestro per disposizione della magistratura.

È stata aperta un’indagine: nulla potrà essere spostato finché i periti incaricati dai pubblici ministeri non avranno fatto i loro rilievi per dare indicazioni ai magistrati su eventuali responsabilità. Solo dopo il via libera della procura gli operai addetti allo smaltimento delle macerie e gli addetti necrofori potranno iniziare a lavorare. Non si potranno utilizzare mezzi di scavo, tutto dovrà essere fatto manualmente, sarà un lavoro complesso ed estremamente lungo.

I resti recuperati saranno portati in un edificio del cimitero nell’area chiamata Nuovissima. Gli addetti cercheranno di dare un nome ai resti attraverso oggetti, collanine o fedi nuziali. Solo così, forse, si potrà arrivare a un riconoscimento. Il rischio, però, è che gli oggetti siano finiti su altri resti, complicando ulteriormente le cose. Una possibilità potrebbe essere quella di affidarsi all’analisi del DNA ma le operazioni, visto il numero dei resti, durerebbero molti mesi e i costi sarebbero altissimi.

C’è un precedente, sempre al cimitero di Poggioreale: Il 3 febbraio 2020 era crollata parte del muro perimetrale nella zona del cimitero Monumentale e degli Uomini Illustri. Ossa e teschi si erano sparsi sull’asfalto. Anche allora si era parlato di una perdita d’acqua come possibile causa, dovuta ai lavori della metropolitana.

Al tempo il consigliere regionale Francesco Borrelli aveva realizzato un dossier in cui denunciava lo stato in cui si trovavano, e ancora si trovano, i cimiteri napoletani: la situazione più grave, erano, secondo Borrelli, proprio quella del cimitero di Poggioreale dove «la vegetazione selvaggia ha preso il sopravvento e la manutenzione è completamente inesistente». C’erano seri problemi anche nel cimitero di Santa Maria del Pianto, dove erano state rinvenute tombe scoperchiate con i resti dei defunti lasciati a vista, e in quello di San Giovanni a Teduccio, che veniva descritto come una sorta di giungla a causa dell’assenza di manutenzione e della presenza di vegetazione non curata.

Il crollo nel cimitero di Poggioreale ricorda ciò che avvenne al cimitero di Camogli il 22 febbraio 2021 quando il cedimento della falesia trascinò in mare 415 salme. Ma soprattutto ricorda ciò che avvenne a causa del terremoto del 23 novembre 1980 quando, dopo i crolli avvenuti nel cimitero, molte salme, come racconta Napoli Today, vennero raccolte e sistemate sotto la Chiesa Madre e da allora sono ancora lì, senza nome.

L’assessore napoletano ai Lavori pubblici, Edoardo Cosenza, ha addossato l’intera responsabilità ai lavori della metropolitana: «Gravissimo quanto accaduto questa notte al cimitero di Poggioreale per il crollo verificatosi durante i lavori della Metropolitana alla galleria sotterranea al cimitero», ha scritto. «Sono rilevanti i danni che subisce il Comune: adesso pretendiamo la messa in sicurezza immediata dei luoghi e la salvaguardia dei resti all’interno del cimitero».

Si è lamentata anche l’Associazione Incaricati Confraternite Cimiteri di Napoli, che in un comunicato ha denunciato la situazione di «incuria e degrado» in cui si trova il cimitero.

La curia ha messo a disposizione delle famiglie un numero di telefono a cui chiedere informazioni. Intanto decine di avvocati, secondo Il Mattino, starebbero contattando le famiglie dei defunti proponendo azioni legali per ottenere risarcimenti.

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