Chi ha almeno 50 anni sarà obbligato a vaccinarsi
Il governo lo ha deciso dopo lunghe discussioni sulla possibilità di introdurre l'obbligo vaccinale per tutta la popolazione
Il governo ha deciso che le persone che hanno almeno 50 anni saranno obbligate a vaccinarsi contro il coronavirus. La decisione è arrivata mercoledì sera al termine di un Consiglio dei ministri in cui si è discusso a lungo se introdurre l’obbligo vaccinale per tutta la popolazione o solo per alcune fasce d’età. Nella maggioranza di governo a chiedere l’obbligo di vaccino per tutti era stato soprattutto il Partito Democratico, mentre la Lega aveva proposto di introdurlo sopra i 60 anni. Alla fine, dopo molti tentativi di mediazione, il governo ha trovato un compromesso fissandolo a 50 anni.
Il governo non ha tenuto una conferenza stampa per spiegare il decreto e ha pubblicato solo uno scarno comunicato stampa. Ci sono alcuni punti ancora incerti, come la data in cui entrerà in vigore l’obbligo, che saranno probabilmente chiariti quando sarà pubblicato il testo del decreto.
Andrà spiegato, per esempio, in che modo verranno effettuati i controlli su tutte le persone che hanno più di 50 anni (se per esempio tramite le Regioni sulla base delle tessere sanitarie, similmente a come era stato fatto per il personale sanitario), e quali saranno le sanzioni per chi non si vaccinerà.
Dal comunicato stampa emerge che di fatto gli unici controlli che verranno fatti di sicuro saranno in ambito lavorativo, dove tutti i datori di lavoro del settore pubblico e privato dovranno controllare che i dipendenti di almeno 50 anni abbiano il Green Pass “rafforzato”, che si ottiene se si è completamente vaccinati o se si è guariti dalla COVID-19. Chi è senza Green Pass “rafforzato” sarà considerato assente ingiustificato. I controlli saranno obbligatori a partire dal 15 febbraio.
Per tutti i lavoratori di età inferiore a 50 anni resta l’obbligo di esibire il Green Pass “base”, che si può ottenere anche con un tampone negativo fatto nelle precedenti 48 ore. Il governo ha anche deciso che l’obbligo vaccinale sarà esteso al personale universitario, senza limiti di età, equiparandolo al resto del personale scolastico per cui già vige l’obbligo.
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Il governo ha anche deciso di estendere la necessità di Green Pass “base” per accedere ai servizi alla persona come i parrucchieri, per gli uffici pubblici, le poste e le banche, e per le attività commerciali, tranne quelle «necessarie per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona».
Sono state decise anche nuove regole per limitare i contagi da coronavirus nelle scuole. Per le scuole dell’infanzia e per gli asili nido non cambia nulla, e la sospensione dell’attività didattica inizia al primo caso di contagio e dura 10 giorni. Per le scuole elementari se c’è un solo contagiato in classe tutti gli studenti devono fare subito un test antigenico rapido o molecolare e ripeterlo dopo cinque giorni, ma non viene interrotta la didattica in presenza. Nel caso invece ci siano due contagiati, inizia per tutta la classe una quarantena di dieci giorni, con didattica a distanza.
Per le scuole medie e superiori, dove gran parte degli studenti è vaccinata, ci sono maggiori differenze. Fino a un caso di positività nella classe si applica solo l’autosorveglianza, la didattica resta in presenza e si è obbligati a indossare le mascherine FFP2. Nel caso ci siano due contagiati nella classe, a chi non ha concluso il ciclo vaccinale primario da meno di 120 giorni (cioè che abbia ricevuto una dose del vaccino di Johnson & Johnson o due dosi di tutti gli altri vaccini) e a chi non è guarito da meno di 120 giorni, si applica la didattica a distanza per dieci giorni; a tutti gli altri si applica invece l’autosorveglianza con l’obbligo di utilizzo di mascherine FFP2. Nel caso in cui invece ci si siano almeno tre contagiati nella classe, si applica a tutti la didattica a distanza per dieci giorni.
Infine il governo, con una circolare separata, ha raccomandato alla pubblica amministrazione e alle imprese private di fare «massimo utilizzo» delle modalità di lavoro da remoto (il cosiddetto smart working), secondo quanto previsto dai contratti di lavoro.
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