Nel nuovo governo tedesco si litiga su gas naturale ed energia nucleare
C'entra il famigerato documento sulla “tassonomia” europea, che ha riaperto vecchi dibattiti fra gli alleati della maggioranza
Nel nuovo governo tedesco, che si è insediato da meno di un mese, si sono sviluppate le prime tensioni su un tema che divide da anni i principali partiti della maggioranza: la transizione verso forme di energia più sostenibili.
Il dibattito si è riaperto dopo che la Commissione Europea ha deciso di inserire il nucleare e il gas naturale all’interno di una lista di attività economiche considerate sostenibili dal punto di vista ambientale, la cosiddetta “tassonomia” prevista dal Green Deal europeo.
La Germania è uno dei paesi occidentali più dipendenti dal carbone, a cui sta cercando da tempo alternative più sostenibili. Mentre tutti i partiti sono d’accordo sul fare a meno dell’energia nucleare – anche se alcuni, come i Verdi, vorrebbero che il governo fosse più proattivo nello scoraggiare il suo utilizzo anche negli altri paesi europei – ci sono opinioni molto distanti su un maggiore utilizzo di gas naturale, che al momento copre circa un quarto del fabbisogno energetico tedesco.
I Socialdemocratici lo considerano il male minore in attesa di costruire infrastrutture che permettano di sfruttare meglio le fonti di energia rinnovabili. I liberali dell’FDP sono ancora più espliciti nel sostenere che vada sfruttato il più possibile, anche per via dei suoi costi piuttosto bassi per aziende e privati. I Verdi invece sono decisamente contrari anche a un uso transitorio: il vicecancelliere Robert Habeck, leader dei Verdi, ha detto che le nuove linee guida europee sulla tassonomia rappresentano «un annacquamento dell’etichetta della sostenibilità», mentre la ministra dell’Ambiente Steffi Lemke, espressa dai Verdi, ha definito il documento «opinabile».
Sulla carta la discussione si concentra su una norma europea, ma in realtà nel breve periodo il governo guidato da Olaf Scholz dovrà fare delle scelte molto chiare su quanto gas naturale utilizzare nei prossimi anni: e prendere anche una decisione definitiva sul controverso gasdotto Nord Stream 2, che collega direttamente il territorio tedesco alla Russia via mare aggirando l’Ucraina, approvato e costruito durante il mandato da cancelliera di Angela Merkel ma non ancora attivo per via di un intoppo burocratico.
«In questo momento la Germania non rispetterà gli obiettivi climatici del 2022 e probabilmente nemmeno quelli del 2023: significa che presto dovranno essere avviati dei nuovi piani nei settori e dai ministeri competenti», ha detto a Deutsche Welle Klaus Jacob, direttore del Research Center for Environment Policy all’Università libera di Berlino.
La questione che riguarda l’energia nucleare è un po’ diversa. Tutti e tre i partiti che sostengono Scholz sono d’accordo sulla chiusura progressiva delle centrali nucleari rimanenti, le ultime delle quali dovrebbero essere spente nel 2022: i Verdi però speravano che il nuovo governo potesse spendere il proprio capitale politico per impedire che nel documento della Commissione finisse anche l’energia nucleare.
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«Il governo tedesco non è esattamente uno dei tanti nell’UE», ha detto l’europarlamentare dei Verdi Rasmus Andresen, che ha fatto notare come Merkel avrebbe potuto fare molta più pressione nei mesi scorsi.
La Süddeutsche Zeitung spiega che sia il governo di Merkel sia quello di Scholz cercano da tempo di minimizzare l’importanza della tassonomia europea, «sapendo che si tratta di un tema politicamente esplosivo e che la posizione della Germania si trova in minoranza all’interno dell’Unione Europea». Sono pochissimi infatti i paesi che hanno avanzato delle proposte di modifica alla tassonomia della Commissione. Essendo un atto delegato – cioè una misura su cui la Commissione ha una competenza esclusiva, che le è stata data da un regolamento approvato nel 2020 dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’UE – il documento sulla tassonomia per essere bloccato ha bisogno di una maggioranza qualificata di una ventina di paesi o di un voto di almeno 353 parlamentari europei, due ipotesi remotissime.
Martedì mattina Lemke, la ministra dell’Ambiente, ha ammesso che difficilmente il governo tedesco riuscirà a bloccare l’inserimento dell’energia nucleare nella nuova tassonomia: la sua presenza, fra l’altro, è promossa con forza dalla Francia, che ha da poco assunto la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea. Lemke però ha ribadito che l’approvazione del documento non cambierà la posizione del governo Scholz, che non considera l’energia nucleare «un investimento sostenibile».