Cosa vuole la Francia dalla presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea
Macron ha parlato di tre obiettivi: salario minimo in tutta Europa, regolamentazione del digitale e transizione ambientale
Il primo gennaio sono iniziati per la Francia i sei mesi di presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo composto da un rappresentante del governo di ogni paese dell’Unione, che cambia a seconda del tema che si discute: il paese che lo presiede gestisce l’agenda degli incontri e i negoziati, e quindi ha un discreto peso all’interno del processo decisionale europeo.
Il presidente Emmanuel Macron ha fissato degli obiettivi piuttosto ambiziosi per i sei mesi di presidenza francese.
Nel suo discorso di fine anno alla nazione ha detto che «il 2022 deve essere l’anno della svolta europea». Un mese prima, invece, aveva parlato della necessità di «passare da un’Europa di cooperazione all’interno delle nostre frontiere a un’Europa potente nel mondo, pienamente sovrana, libera delle sue scelte e padrona del suo destino. (…) Per la prima volta in quasi mezzo secolo, ci troviamo di fronte a questioni esistenziali: a livello climatico, tecnologico e geopolitico, che richiedono una profonda trasformazione della nostra organizzazione, una nuova ambizione».
Intanto, che cos’è il Consiglio dell’Unione Europea
Il Consiglio dell’Unione Europea è, insieme al Parlamento europeo, il principale organo decisionale dell’Unione Europea. È composto dai rappresentanti dei governi dei singoli stati membri dell’Unione e ha il compito di negoziare e adottare la nuova legislazione dell’Unione Europea su un piano di sostanziale parità con il Parlamento europeo, di discutere e votare il bilancio, di firmare accordi con paesi e istituzioni e di occuparsi della politica estera e della sicurezza.
Il Consiglio è unico, ma si riunisce in diverse formazioni a seconda dell’argomento su cui è chiamato a discutere. I ministri dell’Ambiente si riuniscono nella formazione “Ambiente”, i ministri dell’Economia e delle Finanze si riuniscono nella formazione “Economia e Finanze” e così via.
La presidenza del Consiglio dell’Unione Europea spetta a rotazione a uno stato membro ogni sei mesi in base a un ordine prestabilito: il primo semestre inizia il primo gennaio e finisce a fine giugno, il secondo semestre inizia il primo luglio e finisce il 31 dicembre. La presidenza è stata affidata alla Slovenia dal luglio al dicembre del 2021 e, dopo il turno della Francia, spetterà alla Repubblica Ceca.
La presidenza ha due compiti principali: pianificare e presiedere le sessioni del Consiglio e le diverse altre riunioni (preparatorie, informali, vertici e altri incontri tra l’UE e i paesi terzi, e così via) e rappresentare il Consiglio nelle relazioni con le altre istituzioni dell’Unione e in particolare con la Commissione e il Parlamento europeo.
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Gli stati membri che esercitano la presidenza successivamente collaborano a gruppi di tre e sono chiamati “trio”. Il sistema della collaborazione a tre serve per dare al lavoro del Consiglio degli obiettivi a lungo termine che superino quelli di ogni semestre: in sostanza quindi il lavoro del Consiglio è pianificato di 18 mesi in 18 mesi nelle linee guida generali e di 6 mesi in 6 mesi per le questioni più specifiche.
Ogni anno, a gennaio e a luglio, lo stato membro a cui spetta la presidenza di turno presenta il proprio programma semestrale dettagliato. A giugno e dicembre, alla fine della presidenza, il Capo di Stato o di governo si presenta davanti al Parlamento europeo per spiegare l’azione svolta e fornire un resoconto.
Il semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea non va confuso con il “semestre europeo” e con il Consiglio Europeo.
Il semestre europeo è un ciclo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio dei paesi dell’Unione che si concentra sul periodo di sei mesi dall’inizio di ogni anno. Il Consiglio europeo è formato dai capi di Stato o di governo degli stati membri, definisce gli orientamenti politici generali dell’Unione (l’agenda, come si dice) ma non ha potere legislativo.
La Francia
La Francia si è posta tre obiettivi principali per la sua presidenza: l’istituzione di salari minimi in tutta l’Unione, la regolamentazione del digitale e la transizione ambientale.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si era già impegnata a introdurre un salario minimo in tutti i paesi dell’Unione entro il 2024, ma la Francia ha rilanciato: «Credo che saremo in grado di completare questa svolta per creare davvero un sistema molto più efficace per introdurre un salario minimo decente in Europa e in tutti i paesi», ha detto Macron nel suo discorso di presentazione.
Macron vorrebbe poi fare dell’Europa «una potenza digitale» in grado di attrarre investimenti. Uno degli obiettivi principali, ha spiegato, è «quello di non essere soggetti alle leggi di altri poteri, ma di definire noi stessi le regole del mondo digitale». Il presidente francese intende attuare l’accordo, concluso durante il G20 dello scorso ottobre, per imporre una tassa minima sui guadagni delle grandi multinazionali e limitare le operazioni di elusione fiscale che finora hanno consentito a molte aziende di non pagare le tasse, o di pagarne solo in minima parte, in molti paesi in cui operano.
La Francia vorrebbe poi far adottare i regolamenti DSA e DMA, che impongono misure per favorire la concorrenza nel settore digitale: il Digital Market Act (DMA), ha spiegato il presidente francese, «mira a impedire ai giganti digitali di diventare monopoli senza regole e di uccidere lo spirito di innovazione che ha permesso loro di emergere».
La seconda misura è la legge per i servizi digitali (DSA): «Stabilirà un sistema di responsabilità per le grandi piattaforme per i prodotti che vendono e, soprattutto, per i contenuti che distribuiscono. Si tratta di un regolamento europeo senza precedenti per combattere l’odio online e per definire la responsabilità di queste grandi piattaforme per i loro contenuti».
Tra i temi principali della presidenza francese c’è infine il cambiamento climatico. Lo scorso luglio, la Commissione europea aveva presentato una serie di testi legislativi per ridurre le emissioni del 55 per cento entro il 2030 e per raggiungere entro il 2050 la cosiddetta “neutralità carbonica”.
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Macron ha detto di voler introdurre dei requisiti ambientali e sociali negli accordi commerciali dell’Unione e soprattutto di voler spingere per l’entrata in vigore del cosiddetto “carbon adjustment mechanism”, che semplificando è una tassa sulle importazioni inquinanti per proteggere le aziende europee dalle concorrenti con sede in paesi in cui le norme ambientali sono meno rigide e per evitare che le stesse aziende europee spostino la produzione all’estero per eludere le norme ambientali.
Per Macron, il meccanismo serve a «correggere il fatto che chiederemo sforzi e investimenti, e li accompagneremo, e decarbonizzeremo la nostra industria, ma che a volte continueremo a importare merci da regioni che non fanno lo stesso sforzo. Recupereremo la differenza alle nostre frontiere. Altrimenti, i nostri industriali,
giustamente, direbbero che stiamo creando una sorta di pregiudizio di competitività e che semplicemente sopprimeremo la nostra industria se non la modernizziamo».
Per quanto riguarda la «sovranità» dell’Europa, Macron ha parlato della capacità «di controllare le frontiere» e di «trovare un’organizzazione politica sulla questione dell’immigrazione». Durante i sei mesi di presidenza francese sarà proposta una riforma dell’area Schengen, che comprenderà l’istituzione di una direzione politica di Schengen «attraverso riunioni regolari dei ministri responsabili di queste questioni» in cui si prendano decisioni coerenti «di controllo delle nostre frontiere esterne». È prevista anche la creazione di un meccanismo di sostegno intergovernativo di emergenza alle frontiere in caso di crisi. Macron ha parlato di «solidarietà degli Stati membri in termini di polizia, gendarmi e attrezzature».
Durante i sei mesi di presidenza il governo francese vorrebbe anche fare progressi sul tema della difesa comune e per quanto riguarda la stabilità e la prosperità di due aree del mondo: l’Africa (il prossimo febbraio, a Bruxelles, sarà organizzato un vertice tra l’Unione Africana e l’Unione Europea) e i Balcani occidentali (sarà convocata una conferenza il prossimo giugno).
Quello appena iniziato sarà comunque un semestre molto particolare, condizionato dagli esiti delle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo aprile e delle legislative di giugno.
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Gli avversari politici di Macron – che non si è ancora ufficialmente ricandidato e che molto probabilmente lo farà molto tardi, dicono gli osservatori – lo hanno accusato di voler utilizzare la presidenza dell’UE per rafforzare la propria campagna elettorale in vista di una rielezione. Allo stesso tempo, il semestre francese e la sua gestione diventeranno occasione di discussioni interne che, di fatto, sono già cominciate. Per esempio, l’estrema destra ha criticato Macron per aver fatto issare una bandiera europea all’Arco di Trionfo di Parigi.
È la tredicesima volta che la Francia detiene la presidenza a rotazione del Consiglio dell’UE: l’ultima era stata nel 2008.