La capitale mondiale del turismo dentale
A Los Algodones, in Messico, ci sono 500 dentisti su 5mila residenti, e i pazienti sono tutti stranieri
Da ormai diversi anni Los Algodones, una piccola città nell’estremo nord del Messico, appena oltre il confine con gli Stati Uniti, è nota come Molar City: la città dei molari. Los Algodones, infatti, ha circa 5mila abitanti e almeno 500 dentisti, ed è per questo considerata «la capitale mondiale del turismo dentale».
Le cause di questa particolare sottocategoria di “turismo medico” sono legate agli alti costi statunitensi e canadesi per le cure dentali e al fatto che molte persone, specie negli Stati Uniti, non dispongono di un’assicurazione sanitaria che copra le spese dal dentista. Ma la specializzazione odontoiatrica di Los Algodones dipende anche dalla sua strategica posizione geografica e dall’intraprendenza, alla fine degli anni Sessanta, di un dentista messicano.
Los Algodones – il cui nome fa riferimento ai campi di cotone che un tempo esistevano da quelle parti – è la città più settentrionale dello stato messicano della Baja California. È a 15 chilometri da Yuma, la città dell’Arizona nel cui aeroporto arrivano i pazienti in cerca di dentisti, e a meno di cinque ore di guida da Phoenix, San Diego, Tucson e Los Angeles. In estate a Los Algodones fa caldissimo, motivo per cui chi ci va per le cure dentali tende a farlo in inverno, così da poter passare qualche giorno in un clima meno rigido.
Fino ai primi anni Sessanta del Novecento, Los Algodones non era ancora nota per il fatto che circa uno su dieci tra i suoi residenti fosse un dentista. Era più semplicemente una città in cui qualche turista nordamericano andava a passare qualche giorno di vacanza, o dove alcuni pensionati sceglievano di andare a vivere. Los Algodones, che in passato aveva avuto i suoi casinò e la sua dose di prostituzione, stava infatti virando verso un turismo di altro tipo, proponendosi come meta per anziani in cerca di tranquillità e di un luogo caldo che potesse dare sollievo alla loro artrite.
Alla fine degli anni Sessanta Bernardo Magaña, il dentista della città, si accorse del fatto che, già che era lì, la gente coglieva anche l’occasione per sistemarsi o rifarsi i denti. Senz’altro aiutato dal fatto che nel frattempo ne era diventato sindaco, si attivò quindi perché la città puntasse sempre di più sull’offerta di cure dentali, tra le altre cose investendo in pubblicità da mostrare su giornali e riviste statunitensi.
Negli anni a Los Algodones aprì quindi una clinica dentale dopo l’altra, alcune piccole e altre con decine di dentisti. Secondo dati citati da Tom Thor Buchanan, che in un articolo per Hazlitt ha raccontato la sua visita a “Molar City”, ogni anno in città ormai arrivano – o quantomeno ci arrivavano prima della pandemia – oltre 100mila turisti, che in media pagano il 70 per cento in meno di quanto pagherebbero nel loro paese.
Come ha scritto l’Huffington Post, Los Algodones funziona perché «il 23 per cento degli statunitensi – pari a circa 75 milioni di persone – non ha un’assicurazione che copra le cure dentali», e perché ci sono comunque molti che, pur avendone una, spesso hanno bisogno di cure che superano di molto la cifra annuale coperta dai loro piani.
Tra chi arriva a Los Algodones, qualcuno sa già dove, quando e da chi si farà estrarre un dente, mettere un ponte o fare un’otturazione. Molti altri invece, decidono sul momento, motivo per cui non appena superato il confine i turisti dentali si trovano davanti ad addetti, buttadentro e procacciatori di pazienti che provano a convincerli della bontà delle cliniche per cui lavorano, cliniche in cui si parla ovviamente un ottimo inglese.
Los Algodones è piena di insegne, cartelli e segnali e, come ha scritto Thor Buchanan, ogni clinica dice di essere «la più rapida, la più pulita, quella che fa meno male, la più popolare in città». I prezzi, comunque, sono sempre piuttosto simili: togliersi un dente costa per esempio intorno ai 50 dollari, quindi un po’ meno di 50 euro. Un impianto dentale si può trovare a meno di 500 dollari, contro i 4mila che può arrivare a costare negli Stati Uniti. «Potrei rifarmi metà bocca e spendere meno di quanto dovrei spendere se mi si rompesse lo smartphone», ha scritto Thor Buchanan.
Spesso si parla di Los Algodones come rappresentazione plastica di un noto e storico problema degli Stati Uniti, quello dell’accesso all’assistenza sanitaria: basta attraversare un confine per pagare il 70 per cento in meno per la stessa cosa, e l’esistenza stessa del concetto di turismo medico e dentale è considerata disdicevole da molti. Secondo Thor Buchanan, è «un’espressione ingannevolmente gradevole» che maschera il fatto che negli Stati Uniti ci siano milioni persone che non possono permettere di curarsi.
La qualità del servizio offerto dalle cliniche di Los Algodones varia di caso in caso, cosa che vale anche per quelle statunitensi. Nel 2017, il sito The Conversation raccontò il punto di vista messicano su quel che era diventata Los Algodones, spesso tralasciato dai racconti statunitensi. Alla soddisfazione per i soldi e l’indotto generati dal turismo dentale erano affiancate alcune critiche al razzismo di certi pazienti e alle scarse condizioni di lavoro di dentisti e igienisti dentali. Per come si è strutturata l’offerta dentistica locale, poi, molti residenti faticano a trovare assistenza a un prezzo per loro accessibile.