Il 2021 in 108 prime pagine
Una successione di titoli spesso confusi sulla pandemia, meno politica del solito e grandi risultati sportivi
Lo diciamo quasi ogni anno, che la raccolta delle prime pagine più significative dell’anno che finisce ci sembra più deludente delle precedenti: magari siamo noi al Post che veniamo plagiati dal pensiero nostalgico, quello che si inventa immaginari passati migliori. Quest’anno però l’impressione è sostanziata da una successione molto intensa di titoli maggiori dedicati confusamente alla pandemia, con ripetizioni quasi routinarie e la sensazione di una difficile ricerca quotidiana di notizie e titoli, spesso in assenza di sviluppi sensibili. E anche di un calo di creatività grafica e formale nel disegno delle prime pagine, anche nel caso di occasioni eclatanti: calo di creatività rimpiazzato da una ricerca del gioco di parole o della pretesa spiritosaggine, che raramente è all’altezza delle sue ambizioni, proprio perché diventa abituale, obbligata.
Quello che quindi si fa notare di più sono i contenuti, alcune notizie, soprattutto catastrofi, morti illustri, e un sottofondo di sviluppi politici che esaurisce la notiziabilità con l’insediamento del governo Draghi: emergono vicende e drammi locali – disastri naturali o successi calcistici – e i risultati sportivi eccezionali ottenuti dagli italiani nel 2021. E una manciata di invenzioni giornalistiche e promozionali delle singole testate, a volte riuscite e a volte un po’ goffe e notevoli per questo.