Le culture in cui uomini e donne parlano due lingue diverse
Sono perlopiù in estinzione e sparse in tutto il mondo, dall'Australia all'America centrale: spesso non è chiaro il motivo
Uno dei libri più noti e controversi tra quelli che si occupano di relazioni tra coppie eterosessuali è Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere, di John Gray, piuttosto criticato per la visione stereotipata che dà del genere maschile e di quello femminile, sostenendo tesi assai confutate a dimostrazione delle presunte difficoltà di comunicazione reciproche. Ci sono alcuni luoghi del mondo, però, in cui le differenze linguistiche tra uomo e donna esistono davvero, e letteralmente: in culture come quelle del villaggio Ubang, in Nigeria, o tra la popolazione Garifuna, in America centrale, femmine e maschi parlano lingue diverse.
Il sito di The Language blog ha raccolto alcuni di questi esempi. Per esempio nella Siberia orientale un piccolo gruppo di 5.000 persone parla la lingua Chukchi, adottata da un popolo la cui attività principale è allevare renne e cacciare foche e balene, e composta da due dialetti differenti dal punto di vista fonetico, uno parlato dai maschi e l’altro dalle femmine. La differenza principale è che quando in una parola ci sono la “r” o il gruppo consonantico “ch”, nel dialetto parlato dalle femmine si utilizza il suono “ts”, mentre in quello parlato dagli uomini i fonemi vengono pronunciati in modo più fedele a come vengono scritti.
Ma, come scrive The Language blog, ci sono anche differenze più complesse, «motivo per cui gli accademici definiscono la lingua Chukchi come composta da due dialetti separati, seppur reciprocamente comprensibili».
Un altro esempio è la lingua parlata dalla popolazione Garifuna, sparsa in alcuni stati dell’America centrale (Belize, Guatemala, Honduras e Nicaragua). I Garifuna sono originari delle isole caraibiche di St. Vincent e Dominica, terre di conquista da parte dai Carib, un’etnia continentale, già prima dell’arrivo degli Europei. I Carib massacrarono gli uomini delle isole e presero le donne come mogli e schiave. Ma nel tempo le differenze tra queste ultime, che parlavano la lingua Arawakan, e gli uomini conquistatori, che invece parlavano la lingua Carib, in qualche modo rimasero e si tramandarono di generazione in generazione. Si svilupparono così due vocabolari distinti, uno composto da parole Arawakan e parlato dalle donne, e uno con prestiti dalla lingua Carib, parlato dagli uomini.
C’è una storia simile dietro al dialetto parlato da poche centinaia di persone su un’isola della Micronesia chiamata Sapwuahfik (in passato nota anche come Ngatik). Nell’Ottocento una nave britannica approdò sull’isola. Il capitano della nave, che era stata attaccata in precedenza dalla popolazione locale, ordinò di uccidere tutti gli uomini, dopodiché nominò un membro dell’equipaggio, l’irlandese Paddy Gorman, capo dell’isola. Altri marinai restarono sull’isola insieme a Gorman per prendere in moglie le donne rimaste vedove sull’isola, che nel corso degli anni continuarono a parlare la propria lingua, il Ponapan. Tra gli uomini, invece, si sviluppò un nuovo dialetto che prese il nome di “creolo Ngatikese” (una lingua creola è quella che si forma dall’unione di due o più dialetti e lingue, con una propria grammatica e un proprio vocabolario).
Non sono chiari invece i motivi per cui la popolazione Ubang, in Nigeria, abbia sviluppato due dialetti differenti per maschi e femmine. Nel 2018 ne parlò BBC segnalando il rischio di estinzione della lingua Ubang, sempre meno parlata dalle generazioni più giovani per via della diffusione dell’inglese. Per esempio la parola “acqua” si dice bamuie nel dialetto parlato dai maschi e amu nel dialetto parlato dalle femmine, e così altre decine di parole. L’antropologa Chi Chi Undie ha detto a BBC che «uomini e donne condividono molte parole, mentre altre dipendono dal sesso e sono completamente diverse tra loro».
Non hanno insomma un suono simile e non hanno collegamenti apparenti: sono proprio parole diverse. Non è chiaro il motivo di questa differenza perché sebbene nella comunità Ubang le donne e gli uomini svolgano mansioni che spesso li fanno stare separati, passano comunque una parte della giornata insieme. «Sia gli uomini che le donne sono in grado di capirsi perfettamente» ha scritto BBC. «Forse perché i bambini maschi crescono parlando il linguaggio delle femmine, dato che passano l’infanzia con le proprie madri e con altre donne».
È altrettanto misteriosa l’origine di alcune caratteristiche di un’altra lingua con differenze tra i generi. Si chiama Yanyuwa, come la popolazione che la parla, composta da aborigeni australiani che vivono nei pressi del golfo di Carpentaria, nell’Australia settentrionale. È una lingua a rischio di estinzione, molto ricca di parole intraducibili, che descrivono caratteristiche tipiche del territorio, per esempio i giochi di luce dei raggi del sole sull’acqua, o specie di pesci presenti solo in quelle acque. Secondo una leggenda della cultura Yanyuwa, le acque del golfo di Carpentaria furono create da uno squalo tigre che non riusciva a trovare dimora, 40mila anni fa. E per questo lo squalo tigre viene quasi venerato come una figura mitologica, e non viene cacciato.
La lingua Yanyuwa, ha raccontato BBC Travel, si sta perdendo perché in passato le popolazioni aborigene furono costrette a parlare inglese. Oggi solamente una manciata di donne anziane parla fluentemente il dialetto un tempo diffuso tra le femmine, e pochissimi uomini conoscono il dialetto dei maschi. Come sia nata questa differenza non si sa: probabilmente in passato c’erano nette differenze di ruoli tra i generi. «È semplicemente così da sempre», ha detto un aborigeno parlando con BBC.
The Language blog menziona anche la scrittura Nüshu, che non è propriamente una lingua ma appunto un antico sistema di scrittura segreto che veniva utilizzato dalle donne cinesi per non farsi capire dagli uomini. La scrittura Nüshu fu inventata nella remota contea di Jiangyong, nella regione dell’Hunan, nel sud-est della Cina: nella società patriarcale e maschilista della Cina di età imperiale – grossomodo dalla fine del terzo secolo a.C. a inizio Novecento – le donne erano considerate indegne di ricevere un’istruzione, e questa scrittura nacque per conquistarsi un piccolo spazio di libertà di espressione. Era un modo diverso di scrivere la lingua che le donne parlavano abitualmente, si diffuse molto nell’Ottocento ma probabilmente ha un’origine più antica.
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