I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia
I contagi sono raddoppiati, c'è stato un aumento dei ricoveri in terapia intensiva e la provincia con l'incidenza più alta è stata Milano
Nell’ultima settimana i contagi sono raddoppiati rispetto ai sette giorni precedenti, c’è stato un aumento dei ricoveri in terapia intensiva e dei morti. In molte regioni sono state superate le soglie di allerta e l’incidenza dei contagi è stata elevata in Lombardia, in particolare a Milano, in Toscana, Umbria e Piemonte.
La notevole crescita dei contagi è dovuta principalmente alla variante omicron, più contagiosa, che si è diffusa rapidamente anche in Italia come in molti altri paesi del mondo. Tra il 23 e il 29 dicembre sono stati trovati 381.969 contagi, il 100,4 per cento in più rispetto alla settimana precedente.
Sono aumentati anche i morti. Ne sono stati segnalati 1.014, il 12,7 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti. La più alta incidenza settimanale dei decessi è stata registrata in Friuli Venezia Giulia, dove sono morte 4 persone ogni 100mila abitanti, in calo rispetto alle 4,5 dei sette giorni precedenti. È stata elevata anche in Veneto, 2,8 morti ogni 100mila abitanti, Emilia-Romagna e provincia autonoma di Bolzano, dove sono stati segnalati 2,6 morti ogni 100mila abitanti.
La curva dei decessi segue notoriamente un andamento in ritardo di almeno due-tre settimane rispetto a quella dei nuovi positivi, ed è quindi l’ultima ad abbassarsi. Questo andamento è stato osservato durante tutta l’evoluzione dell’epidemia, in Italia e nel mondo. Ma le curve sono cambiate grazie ai vaccini, come ha confermato anche l’Istituto superiore di sanità (ISS), che garantiscono una protezione contro le forme gravi della COVID-19: per questa ragione i numeri più rilevanti per capire a che punto sia l’emergenza sanitaria sono quelli legati ai ricoveri in terapia intensiva e ai morti.
I dati dicono che in generale le persone che hanno ricevuto il richiamo (cioè la terza dose o la seconda per chi era stato vaccinato con Johnson & Johnson) sono più protette rispetto a chi ha ricevuto soltanto la seconda dose e molto di più rispetto a chi non è vaccinato.
I dati dell’ISS sono relativi ai decessi nel periodo tra il 29 ottobre e il 28 novembre, quindi non tengono conto dell’andamento di dicembre né tanto meno degli effetti della variante omicron sulla mortalità, di cui si potranno avere dati più attendibili soltanto nei prossimi giorni.
I benefici di un’estesa campagna di vaccinazione sono piuttosto evidenti anche dal grafico che mostra il confronto tra l’attuale situazione epidemiologica e quella dell’autunno dello scorso anno.
Una delle differenze più significative rispetto allo scorso anno è la disponibilità di tamponi, che è aumentata. Negli ultimi giorni, la prudenza in vista degli incontri con parenti e amici durante le feste natalizie ha portato moltissime persone a chiedere un tampone in farmacia, provocando lunghe code in molte città. Nell’ultima settimana sono stati eseguiti 5,4 milioni di tamponi.
In molte province è stata superata la soglia di mille casi settimanali ogni 100mila abitanti. Milano è stata la provincia con l’incidenza più alta, 1.519 contagi ogni 100mila abitanti. Come si nota nella mappa, l’incidenza è stata molto alta anche in Toscana e in Umbria, in altre province lombarde e anche in Piemonte.
In molte regioni è stato superato il 20 per cento di posti letto occupati dai malati di COVID-19 sul totale dei posti disponibili nelle terapie intensive. È bene ricordare che questa percentuale non riguarda il tasso di occupazione delle terapie intensive, ma la quota dei posti letto occupati dai malati di COVID-19: i posti letto restanti possono essere occupati da pazienti ricoverati per altri motivi. Più aumentano i malati di COVID-19, più gli ospedali vanno in difficoltà e sono costretti a limitare l’assistenza agli altri pazienti.
Anche il tasso di occupazione, comunque, è un dato da prendere con cautela, perché nelle ultime settimane molte regioni hanno aggiunto posti letto per evitare di superare le soglie di allerta, spesso pur non avendo il personale sanitario sufficiente per adeguarsi a un maggior numero di pazienti.
Due indicatori affidabili della situazione negli ospedali sono l’incidenza dei ricoveri in terapia intensiva rispetto agli abitanti e i nuovi ingressi in terapia intensiva. Nell’ultima settimana le regioni con l’incidenza più alta sono state il Veneto e le province autonome di Bolzano e di Trento.
Sono aumentati anche i nuovi ingressi in terapia intensiva: negli ultimi giorni sono stati 731, il 23 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti.
Oltre all’incidenza dei casi e alla situazione nelle terapie intensive, per determinare il passaggio in zona gialla – che però ormai ha regole identiche alla zona bianca – deve essere superata anche la soglia di allerta del 15 per cento nei reparti ordinari. Come si può osservare dal grafico, molte regioni hanno superato le soglia di allerta.
In Italia finora quasi 48,3 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino contro il coronavirus e, di queste, oltre 46,3 milioni risultano completamente vaccinate. Il 31,7 per cento della popolazione ha ricevuto la dose di richiamo.
Il prossimo grafico mostra l’andamento delle somministrazioni: la maggior parte riguarda le terze dosi. C’è stato un aumento delle prime dosi del vaccino dovuto principalmente all’inizio della campagna vaccinale per i bambini e le bambine dai 5 ai 12 anni.
La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia sopra i 5 anni: all’interno di ogni regione si trova la percentuale di chi ha ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica quella di chi ha completato il ciclo vaccinale (cioè ha fatto due dosi).