Gli impianti sciistici sono ripartiti
Dopo una lunga chiusura: in quasi tutti i comprensori serve il Green Pass, e nelle regioni arancioni i non vaccinati non potranno usare gli impianti di risalita
Dopo essere rimasti chiusi per gran parte delle ultime due stagioni, nelle ultime settimane gli impianti sciistici hanno riaperto grazie a una serie di regole tra cui l’obbligo del Green Pass in quasi tutti i comprensori. In generale il governo ha esteso agli impianti sciistici le regole previste per chi si sposta con i mezzi pubblici, cioè Green Pass (quasi in tutti i casi) e obbligo di mascherina, misure che insieme alla possibilità di spostarsi tra le regioni hanno consentito a decine di migliaia di appassionati di tornare a sciare.
Malgrado l’aumento dei contagi dovuto principalmente alla rapida diffusione della variante omicron, al momento non sono state discusse nuove limitazioni per accedere agli impianti e nelle località sciistiche non sono stati segnalati problemi diversi da quelli che interessano le città: è difficile fare un tampone e sta diventando complicato acquistare le mascherine FFP2.
Le regole stabilite dal governo sono state fissate nello schema “delle attività consentite” che divide gli impianti sciistici in due categorie: quelli con mezzi di risalita come funivie, cabinovie e seggiovie con cupole paravento, e quelli che hanno esclusivamente skilift o mezzi di risalita all’aria aperta.
Nel primo caso, che riguarda la quasi totalità dei comprensori, per acquistare lo skipass serve avere il “Green Pass base”, che si può ottenere anche con un tampone negativo fatto nelle precedenti 48 ore; in zona arancione però serve quello “rafforzato”, che si può ottenere solo con la vaccinazione o con la guarigione dal coronavirus.
Negli impianti sciistici dove non sono presenti funivie, cabinovie e seggiovie, per esempio nei piccoli impianti dove c’è solo uno skilift, non è obbligatorio il Green Pass per acquistare il biglietto di accesso alle piste né in zona bianca, né in zona gialla. In zona arancione, invece, serve mostrare il Green Pass “rafforzato”. Di fatto, in zona arancione i non vaccinati non possono sciare se usano gli impianti di risalita.
– Leggi anche: Come sta funzionando il “modello tedesco”
Oltre alle limitazioni introdotte dal governo, a settembre le principali associazioni che lavorano nel settore sciistico avevano firmato un protocollo per fissare alcune regole in vista della riapertura degli impianti.
Oltre all’obbligo del Green Pass già previsto dal decreto governativo, è stato deciso di mantenere la distanza fisica di un metro nei percorsi per accedere agli impianti di risalita, l’obbligo della mascherina negli spazi comuni, e una capienza massima dell’80 per cento per cabinovie, funivie e seggiovie che utilizzano la chiusura delle cupole paravento. Non sono state introdotte limitazioni alla vendita degli skipass.
L’accordo è stato firmato da Federazione italiana sport invernali (FISI), Associazione nazionale esercenti funiviari (ANEF), Federfuni Italia, l’associazione italiana delle aziende ed enti proprietari e/o esercenti il trasporto a fune in concessione sul territorio nazionale, Associazione maestri sci italiani (AMSI) e Collegio nazionale maestri (COLNAZ).
– Leggi anche: Cosa c’è dietro una pista da sci
Massimo Fossati, presidente di ANEF Lombardia e gestore del comprensorio Valtorta-Piani di Bobbio, come altri colleghi dice che la stagione sciistica è partita bene dopo due anni di chiusure e notevoli difficoltà economiche. In attesa di capire se i contagi aumenteranno, la maggiore preoccupazione riguarda la mancanza di neve che ha parzialmente ritardato le aperture.
Ma già aprire è stata una specie di “conquista”: la situazione è decisamente migliore rispetto allo scorso anno, quando i gestori provarono in tutti i modi a convincere il governo che sciare non fosse pericoloso. Il peggioramento della situazione epidemiologica portò poi a chiusure generali durante le festività con estese limitazioni per le visite a parenti e amici.
Rispetto alle regole decise a settembre, qualcosa è cambiato dal giorno di Natale: è stato introdotto l’obbligo di indossare la mascherina FFP2 per accedere agli impianti di risalita. «Il giorno di Natale c’è stato un po’ di caos perché l’obbligo della mascherina FFP2 è arrivato all’improvviso, ma le persone si sono adeguate in fretta anche se non è sempre semplice trovarle», dice Fossati «Non so cosa potremmo fare di più: dopo casco, protezioni e mascherina FFP2 c’è solo lo scafandro».
La carenza di mascherine FFP2 è stata segnalata anche da molte farmacie, che non sono riuscite a ordinarle per tempo. «Abbiamo praticamente esaurito tutte le mascherine FFP2», conferma al Dolomiti Giorgio Vinante, titolare di due farmacie a Pozza di Fassa e a Castello di Fiemme, in provincia di Trento. «I nostri depositi, da Bolzano a Vicenza, sono ormai vuoti».
L’approvazione del protocollo a settembre ha consentito ai comprensori più grandi di organizzarsi per tempo con soluzioni che possono garantire controlli puntuali senza lunghe attese.
Dolomiti Superski, il più grande comprensorio sciistico d’Italia e uno dei più grandi al mondo, ha studiato un sistema insieme al Garante della privacy per associare il Green Pass al numero di serie dello skipass. La procedura automatica consente agli sciatori di raggiungere le piste in breve tempo attraverso un’operazione di autoconvalida del Green Pass. «Il sistema aggancia automaticamente allo skipass nominale il Green Pass, in modo da evitare possibili frodi e garantire il massimo della sicurezza», ha detto Andy Varallo, presidente di Dolomiti Superski.
Le regole per sciare in Italia, al momento, non sono molto diverse da quelle previste nei paesi confinanti. L’unica eccezione è la Svizzera, che già lo scorso anno non introdusse restrizioni per gli appassionati di sci. Anche oggi in Svizzera non è obbligatorio il Green Pass per accedere agli impianti di risalita. C’è solo l’obbligo di mascherina (basta una chirurgica) per le persone con più di 12 anni.
Superare il confine per sciare sulle Alpi svizzere, tuttavia, è piuttosto complesso per via delle regole previste per gli ingressi nel paese. Dal 20 dicembre, tutti i viaggiatori a partire dai 16 anni di età, inclusi quelli vaccinati e guariti, devono presentare l’esito negativo di un test molecolare risalente a non più di 72 ore prima e 24 ore nel caso dell’antigenico. Le persone non vaccinate o non guarite devono sottoporsi anche a un test da 4 a 7 giorni dopo l’arrivo in Svizzera.
– Leggi anche: Come scegliere una mascherina FFP2
Dopo la fine del lockdown nazionale, in Austria anche gli appassionati devono rispettare la regola delle 2G (da “geimpft, genesen” in tedesco, cioè “vaccinato, guarito”), secondo la quale solo le persone vaccinate o guarite dalla COVID-19 possono accedere agli impianti sciistici come a ristoranti, bar, alberghi, teatri, cinema, eventi e buona parte dei negozi. È obbligatorio indossare la mascherina FFP2 in tutti gli spazi interni, comprese le funivie.
La differenza di regole tra Svizzera e Austria ha creato una condizione particolare nel comprensorio sciistico che si divide tra Samnaun, in Svizzera, e Ischgl, in Austria. Sul lato austriaco possono sciare solo i vaccinati e i guariti, secondo la regola 2G, con l’obbligo di indossare la mascherina FFP2 anche all’aperto, mentre sul lato svizzero basta una normale mascherina chirurgica e non serve essere vaccinati o guariti.
In Francia, invece, l’equivalente del nostro Green Pass è obbligatorio sulle piste dallo scorso 4 dicembre. La regola vale anche per il personale degli impianti. Non sono previsti controlli per tutti gli sciatori: vengono fatti a campione e le persone vengono avvisate dell’obbligo al momento dell’acquisto dello skipass. Il protocollo prevede l’obbligo della mascherina su tutti gli impianti e anche all’aperto in caso di assembramento.