I 10 eventi meteorologici più dannosi del 2021
In parte legati al cambiamento climatico: hanno causato la morte di più di mille persone e circa 150 miliardi di euro di danni
Un rapporto dell’ong umanitaria britannica Christian Aid ha messo insieme i dati sui danni dovuti ai dieci eventi meteorologici più catastrofici del 2021, che per il quarto degli ultimi cinque anni hanno superato i 100 miliardi di dollari di beni assicurati (quasi 90 miliardi di euro). Nel rapporto, che ha incluso per esempio l’uragano Ida in Nord America e il ciclone Tauktae in India e Sri Lanka, la ong ha scritto che a causa del cambiamento climatico «disastri di questo tipo probabilmente peggioreranno» in futuro, a meno che non si riducano rapidamente le emissioni di gas serra.
La premessa da tenere a mente è che non tutti gli eventi meteorologici estremi sono causati o legati al cambiamento climatico, ma negli ultimi anni è successo sempre più spesso che i climatologi li abbiano ricondotti alle conseguenze dell’aumento delle temperature globali, soprattutto nel caso di uragani e cicloni. Il più recente rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell’ONU, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, ha detto che le prove che le attività umane influenzino le dimensioni e la gravità delle tempeste tropicali sono sempre di più.
L’uragano Ida (57 miliardi di euro)
Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre un uragano di “categoria 4” – quella che comporta venti con raffiche superiori ai 200 chilometri all’ora – ha colpito una serie di stati americani, tra cui la Louisiana (dove un milione di persone è rimasto senza elettricità), il Delaware, la Pennsylvania, il New Jersey e New York. A causa della tempesta, 95 persone sono morte e ancora oggi, a tre mesi di distanza, molte persone sono senza casa.
L’alluvione in Europa (38 miliardi di euro)
Le piogge straordinarie di metà luglio in Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo hanno causato grandi allagamenti, la morte di almeno 240 persone e moltissimi danni. Piogge molto intense in un periodo di tempo molto breve possono essere ricondotte ad alcuni effetti del cambiamento climatico, e così è stato fatto per queste alluvioni. In Germania, il paese più colpito, le piogge erano state ampiamente previste dai meteorologi, ma il particolare funzionamento del “sistema di allarme” per questi eventi e la diffidenza di molte persone hanno causato ritardi nelle evacuazioni e aggravato il bilancio dei danni.
La tempesta di neve in Texas (20 miliardi di euro)
Il primo grande evento meteorologico dannoso dell’anno è avvenuto a febbraio, quando in Texas cinque milioni di persone sono rimaste senza elettricità a causa di una tempesta di neve e delle temperature molto basse.
La stima ufficiale delle persone morte a causa della tempesta è di 215, ma si pensa che il numero reale possa essere tre volte più alto. Anche i danni economici sono stati in realtà molto più alti dei beni assicurati: secondo alcune stime potrebbero essere stati pari a 200 miliardi di dollari. Non è certo che la tempesta in questione possa essere ricondotta al cambiamento climatico: mentre secondo alcuni climatologi eventi simili potrebbero essere legati al riscaldamento dell’Artico, altri contestano quest’ipotesi.
L’alluvione nell’Henan, in Cina (15 miliardi di euro)
A luglio ci sono state piogge intense anche nella Cina centrale, dove le alluvioni hanno causato la morte di 302 persone. Più di un milione di persone hanno dovuto essere evacuate e migliaia di loro hanno perso le proprie case. Si pensa che, a causa del riscaldamento globale, in Cina piogge intense simili a quelle di quest’estate nell’Hehan diventeranno sempre più frequenti e abbondanti. Secondo uno studio del 2016 – in parte realizzato da ricercatori dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) – la Cina è il paese in cui il rischio di alluvioni è più alto.
L’alluvione nella British Columbia, in Canada (7 miliardi di euro)
A novembre è piovuto molto anche nella regione canadese della British Columbia: migliaia di persone (tra cui tutti i 7mila abitanti della cittadina di Merritt) hanno dovuto lasciare le proprie case, la città di Vancouver è rimasta temporaneamente isolata dal resto del paese e quattro persone sono morte. Quest’alluvione, come quella estiva in Europa, è riconducibile a un prolungato aumento delle temperature, che causa una maggiore umidità e fa aumentare sensibilmente la portata delle piogge. Una delle equazioni utilizzate dai ricercatori per calcolare questo fenomeno mostra come, in determinate condizioni, l’aumento di 1 °C della temperatura abbia il potenziale di fare aumentare l’intensità delle precipitazioni fino al 7 per cento.
Le basse temperature in Francia (5 miliardi di euro)
All’inizio di aprile in diverse aree della Francia sono state registrate temperature insolitamente basse e gelate che hanno danneggiato in modo particolare i vigneti: nella regione del Rodano, ad esempio, gli agricoltori hanno stimato che l’80 per cento dell’uva sia andato distrutto. I danni delle gelate, che in misura minore hanno colpito anche le coltivazioni italiane, sono riconducibili a loro volta al cambiamento climatico: a causa del generale aumento delle temperature medie, le gelate colpiscono piante che hanno già avviato la fase di fioritura, cioè le più vulnerabili.
Il ciclone Yaas in India e Bangladesh (2,6 miliardi di euro)
A maggio due cicloni hanno fatto grossi danni in India e in alcuni paesi vicini. Uno dei due è stato il ciclone Yaas, che ha causato la morte di 19 persone e per cui più di 1,2 milioni di persone hanno dovuto lasciare le proprie case. Le zone colpite dal ciclone, che si affacciano sul golfo del Bengala, sono tra quelle in cui si stima che l’impatto del cambiamento climatico sarà peggiore nel tempo.
L’alluvione in Australia (1,9 miliardi di euro)
Un’altra parte del mondo che quest’anno è stata colpita da piogge eccezionali è stato l’est dell’Australia, dove a marzo due persone sono morte a causa della conseguente alluvione. Nello stato del New South Wales 18mila persone hanno dovuto lasciare le proprie case. Secondo uno studio pubblicato a novembre, le condizioni atmosferiche simili a quelle che hanno portato all’alluvione di marzo (legate a La Niña), diventeranno più probabili dell’80 per cento entro la fine del secolo, a meno che il cambiamento climatico non sia contrastato efficacemente con la riduzione delle emissioni di gas serra.
Il tifone In-fa in Cina, nelle Filippine e in Giappone (1,8 miliardi di euro)
A luglio il tifone chiamato In-fa in Cina e Fabian nelle Filippine ha causato la morte di 6 persone, la chiusura di aeroporti e servizi ferroviari a Shangai e l’evacuazione di più di 20mila abitanti di Manila.
Il ciclone Tauktae in India, in Sri Lanka e alle Maldive (1,3 miliardi di euro)
Il ciclone Tauktae, che ha colpito il Sud Est Asiatico a maggio, è stato il più forte dal 1999 ad aver toccato terra nello stato indiano del Gujarat, dove più di 200mila persone hanno dovuto essere evacuate. Ha causato la morte di almeno 198 persone, tra cui i 71 membri dell’equipaggio di una chiatta della India’s Oil and Natural Gas Corporation affondata al largo di Mumbai.
Altri disastri causati da eventi meteorologici
La maggior parte degli eventi meteorologici estremi inclusi nel rapporto e che hanno causato più danni in termini economici nel 2021 è avvenuta in paesi ricchi: semplicemente perché sono i paesi in cui è più semplice stimare le perdite economiche, grazie alla diffusione delle assicurazioni, e dove peraltro si trovano molti più beni e immobili di grande valore. Ci sono stati però altri grandi eventi meteorologici estremi che, pur avendo causato minori perdite di beni materiali, sono stati disastrosi per moltissime persone.
Secondo il rapporto di Christian Aid sono: l’attuale siccità in Argentina, Paraguay e Brasile causata dai bassissimi livelli d’acqua nel fiume Paraná; un’alluvione in Sud Sudan, la terza molto dannosa in tre anni; la continua riduzione dell’estensione del lago Ciad, che influenza l’economia e il benessere di moltissime persone in Nigeria, Niger, Ciad e Camerun; l’ondata di caldo che tra giugno e luglio ha colpito l’ovest degli Stati Uniti e il Canada e che potrebbe aver causato la morte di più di 1.800 persone e più di un miliardo di animali marini; infine la siccità in Kenya, Etiopia e Somalia, a causa della quale circa 60 milioni di persone subiscono una carenza di cibo.