In Sudan le nuove grandi proteste contro il colpo di stato di ottobre sono state duramente represse dalla polizia
Sabato 25 dicembre a Khartum, la capitale del Sudan, ci sono state nuove grandi proteste contro il colpo di stato dello scorso ottobre, con il quale i militari avevano arrestato il primo ministro e sciolto il governo sudanese. Le manifestazioni sono state represse duramente, secondo diversi organizzatori delle proteste. Un gruppo di medici, che fornisce assistenza ai manifestanti, ha segnalato che quasi 180 persone sono state ferite negli scontri con la polizia, accusata di avere anche utilizzato armi da fuoco. Le autorità sudanesi hanno comunicato invece il ferimento di circa 60 agenti di polizia e l’arresto di un centinaio di persone.
Le proteste di sabato hanno fatto seguito a quelle di domenica 19 dicembre, sempre organizzate per protestare contro i militari che governano il paese. Migliaia di persone si sono avvicinate al palazzo presidenziale, sventolando bandiere e striscioni, mentre urlavano vari slogan contro l’esercito. Gli agenti sono intervenuti utilizzando lacrimogeni ed effettuando cariche per disperdere la folla. In altre aree del paese sono state segnalate altre manifestazioni, con arresti e violenze.
Il principale responsabile del colpo di stato, il generale Abdel Fattah al-Burhan, continua a difendere l’intervento dell’esercito dello scorso ottobre, sostenendo che se non fossero intervenuti i militari il paese sarebbe andato incontro a una guerra civile, a causa della forte polarizzazione politica e agli inviti alla violenza da più parti. La sua intenzione è di rimanere al potere fino al luglio del 2023, quando saranno organizzate le elezioni, ma non è chiaro quanto potrà essere autonomo il futuro governo, considerato che dovrà comunque superare l’approvazione dell’esercito.