La poliziotta che aveva ucciso Daunte Wright è stata condannata per omicidio
Kim Potter, la poliziotta che lo scorso 11 aprile aveva ucciso Daunte Wright, un ragazzo nero di 20 anni, vicino a Minneapolis, in Minnesota, Stati Uniti, è stata condannata per omicidio. Potter è stata ritenuta colpevole di due reati: omicidio colposo di primo grado (first degree manslaughter) e omicidio colposo di secondo grado (second degree manslaughter).
Wright era stato fermato dalla polizia per una violazione del codice stradale nei pressi di Brooklyn Center, una cittadina vicino a Minneapolis. In seguito era scappato a bordo della sua auto dopo che la polizia aveva scoperto un mandato di arresto a suo carico e aveva tentato di ammanettarlo, e dopo che era stato colpito da un colpo di arma da fuoco da un’agente; durante il tentativo di fuga si era schiantato contro un’altra auto, e poco dopo era stato dichiarato morto sul posto.
In seguito all’uccisione di Wright c’erano state grandi proteste a Minneapolis, e sia il capo della polizia di Brooklyn Center che Kim Potter avevano rassegnato le proprie dimissioni. Potter durante il processo si è sempre definita innocente.
La pena per Potter sarà decisa nelle prossime settimane: in Minnesota la pena massima per l’omicidio colposo di primo grado è di 15 anni e una multa di 30mila dollari, mentre per l’omicidio colposo di secondo grado è di 10 anni e una multa di 20mila dollari. Il primo reato indica quando si causa la morte di qualcuno mentre si commette o tenta di commettere un crimine minore con un uso sconsiderato della forza (nel caso di Potter è stato contestato un uso non ragionevole della propria arma); il secondo reato, meno grave, indica che l’imputato ha corso consapevolmente il rischio di causare la morte o gravi danni fisici a un’altra persona.