Ancora una canzone di Bob Dylan
Conclusiva e da andare via, persino un po' sbronzi
Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Kate Bush ha scritto un lungo “messaggio di Natale” sul suo sito, parlando di pandemia, uccelletti, e altro.
È stato pubblicato su YouTube il video di ottobre di Thom Yorke che fa una canzone del suo nuovo “side project” con Jonny Greenwood dei Radiohead .
Invece una settimana fa Bruce Springsteen ha fatto una cosa live con Steve Earle e Rosanne Cash, in cui tra le altre hanno cantato Teach your children di Crosby, Stills, Nash e Young e Darkness on the edge of town.
Stasera la newsletter vi arriva con qualche minuto di ritardo: sono a Torino dove abbiamo presentato Cose, e uno degli speaker (l’assessore al welfare del Comune di Torino) con mio sollucchero ha citato Smaltown boy dei Bronski beat.
Wigwam
Bob Dylan
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Questa me l’ha insegnata Matteo Bordone: quando facevamo la radio insieme io prevalsi nella scelta della sigla iniziale, e lui piantò questa bandierina su quella finale, e gliene sono grato. È uno stupendo pezzo conclusivo e da andare via, persino un po’ sbronzi (cosa che devo confessare purtroppo non avveniva, a quell’ora del primo pomeriggio).
È una bizzarra canzone di Bob Dylan, che stava dentro a un suo vituperato disco del 1970, disco che avevo già citato qui.
Wigwam però è sempre stata molto apprezzata, e il singolo andò pure bene in diversi posti del mondo: risultato buffo appunto per l’anomalia della canzone, che è una cosa canticchiata e senza parole con una spiritosa aggiunta di fiati e un mood da fine della festa messicana sperando che non arrivino i cattivi sparando.
Tenetela buona per quando tutti hanno scartato i regali e sperano che qualcuno si decida a proporre di andare a letto.
– le altre due canzoni di Bob Dylan finora, una e due.