La discussa liberazione degli ultimi missionari rapiti ad Haiti
Sono riusciti a fuggire in maniera un po' rocambolesca, ma non è chiaro se c'entri o meno un riscatto
Lunedì a Berlin, in Ohio, si è tenuta una conferenza stampa alla sede dei Christian Aid Ministries, l’organizzazione di missionari a cui appartenevano le 17 persone rapite lo scorso ottobre ad Haiti e tenute in ostaggio per quasi due mesi. Un portavoce dell’organizzazione ha raccontato come 12 di loro, le ultime a essere tornate in libertà pochi giorni fa, siano riuscite a scappare in modo piuttosto rocambolesco dai rapitori che le avevano tenute in ostaggio. Il racconto della loro fuga è stato ripreso da diversi giornali.
Non è chiaro se per alcuni o tutti i missionari rapiti sia stato pagato un riscatto, e né il New York Times né il Wall Street Journal, tra gli altri, hanno potuto verificare indipendentemente il racconto dell’organizzazione. La loro versione contrasta con il resoconto ufficiale dato dalla polizia haitiana, secondo cui gli ostaggi erano stati liberati e poi aiutati da alcuni residenti della zona.
Nella conferenza stampa, il portavoce dei Christian Aid Ministries, Weston Showalter, ha raccontato invece che mercoledì notte i 12 missionari sono riusciti ad aprire una porta che era chiusa e a scappare «nonostante il fatto che nei paraggi ci fossero molte guardie». Dopo essere uscite dall’edificio dove erano tenute in ostaggio, le 12 persone – cinque uomini, tre donne, due adolescenti e due bambini – hanno quindi camminato per varie miglia tra i rovi, orientandosi grazie alle stelle e tenendo come punto di riferimento una montagna. Dopo alcune ore hanno trovato alcune persone che le avevano aiutate e sono riuscite a fare una telefonata: nell’arco della stessa giornata sono rientrate negli Stati Uniti con un volo della Guardia Costiera diretto verso la Florida. Nessuna di loro era presente alla conferenza stampa.
I 12 missionari facevano parte di un gruppo composto da 17 persone – 16 americane e una canadese – tra cui cinque bambini, uno dei quali aveva 8 mesi al momento del rapimento. Il gruppo era stato sequestrato a metà ottobre dai 400 Mawozo, una gang haitiana molto potente attiva nella zona della capitale Port-au-Prince, durante il rientro da una visita a un orfanotrofio. Dopo il rapimento, le autorità haitiane avevano detto che la gang aveva chiesto un riscatto di 1 milione di dollari per ciascuna persona rapita, in totale 17 milioni di dollari. Due erano state liberate a fine novembre e altre tre a inizio dicembre.
Secondo Gédéon Jean, direttore di una ong di Port-au-Prince che si occupa di rapimenti, non si è mai sentito di persone che siano riuscite a scappare da gang così bene attrezzate come i 400 Mawozo, se non dopo il pagamento di un riscatto. Il direttore generale dei Christian Aid Ministries, David Troyer, ha detto che erano state raccolte delle somme per pagare il riscatto dei missionari rapiti, ma non ha chiarito se le 12 persone siano riuscite a scappare perché era stato effettivamente pagato un riscatto. La polizia e le autorità di Haiti, così come l’FBI, non hanno risposto alle richieste di chiarimenti del New York Times.
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