L’articolo che rese famosa Elizabeth Holmes e che ora potrebbe favorirne la condanna
Lo pubblicò la rivista "Fortune" nel 2014 e contribuì alla crescita di Theranos, oggi considerata «la più grande truffa della Silicon Valley»
«Questa CEO è assetata di sangue» era il titolo di copertina con cui nel giugno del 2014 la rivista americana Fortune aveva raccontato con notevole enfasi la storia di Elizabeth Holmes, CEO (amministratrice delegata) della società Theranos. In quel periodo Theranos sembrava sul punto di rivoluzionare la sanità con un nuovo dispositivo in grado di effettuare centinaia di test utilizzando una sola goccia di sangue, ma tempo dopo si rivelò «la più grande truffa della Silicon Valley».
Theranos' Elizabeth Holmes hits the cover of Fortune. pic.twitter.com/8R8O6UKltl
— Ron Leuty (@rleuty_biotech) June 27, 2014
L’articolo di Fortune contribuì alla crescita di Theranos, ma ora potrebbe favorire la condanna della sua ideatrice. Holmes, che ha 37 anni, è sotto processo federale a San Jose, in California, con l’accusa di avere mentito e ingannato per anni clienti e investitori. Il processo è iniziato l’8 settembre ed è alle fasi conclusive: lunedì potrebbe arrivare la sentenza. In caso di condanna, Holmes rischia fino a 20 anni di carcere. La testimonianza e le registrazioni fornite da Roger Parloff, l’autore dell’articolo, sono state importanti nel processo per cercare di dimostrare come Holmes avrebbe ingannato gli investitori.
Quando uscì, l’articolo di Fortune suscitò grande attenzione nei confronti di Theranos e trasformò la sua giovane CEO, allora trentenne, in una celebrità della Silicon Valley.
La tecnologia di Theranos era stata spacciata da Holmes come rivoluzionaria: l’azienda aveva costruito una macchina delle dimensioni di un vecchio computer fisso che permetteva di fare le analisi del sangue prelevando dai pazienti un campione di sangue da un polpastrello. Quello che prometteva di fare era effettivamente rivoluzionario: il fatto che avesse bisogno di così poco sangue e che fosse così piccola permetteva di immaginare un futuro in cui fare le analisi del sangue con grande facilità e quindi anche con grande frequenza, permettendo di monitorare con efficacia e grossi risparmi i valori nel sangue delle persone malate ma anche di quelle sane.
La tecnologia di Theranos, diceva Holmes, poteva effettuare fino a duecento esami diversi con una goccia di sangue, inclusi quelli per la sieropositività all’HIV, per il gruppo sanguigno e per cercare virus di qualsiasi tipo.
Sette anni dopo la sua pubblicazione, è chiaro che all’epoca l’articolo di Fortune si basò su verifiche non accurate delle affermazioni di Holmes: non venne mai messo in dubbio che fosse davvero possibile eseguire 200 diversi tipi di test con una sola goccia di sangue. Nel 2015 lo stesso Parloff scrisse un saggio per ammettere di essere stato ingannato quando scrisse l’articolo su Theranos.
Nell’articolo del 2014 Parloff si limitò a scrivere che «il modo in cui Theranos realizza tutte queste incredibili imprese è un segreto commerciale» e che i progressi fatti rispetto ai concorrenti erano il risultato di «ottimizzazione della chimica» e di una maggiore capacità nello sfruttare i software per consentire ai metodi di analisi di funzionare anche con piccoli volumi di campione.
«Sembra incredibile», disse Parloff a Holmes in un’intervista registrata e riprodotta durante il processo. In effetti, come hanno detto in seguito gli investigatori che hanno indagato su Theranos, le affermazioni di Holmes non erano credibili.
Altri giornali come Forbes, il New Yorker e USA Today dedicarono diversi articoli a Holmes, e vari network radiotelevisivi, come NPR, Fox Business, CNN, CNBC e CBS News realizzarono servizi per raccontare la storia di Theranos. Nel novembre del 2015, peraltro, Holmes fu insignita del “Women of the Year Award” della rivista Glamour, che ogni anno premia le donne che si sono distinte nel mondo dello spettacolo, della moda, della politica e del business.
Le cose cambiarono nell’ottobre dello stesso anno, quando il Wall Street Journal rivelò tutte le falsità che Holmes e l’ex direttore generale e operativo di Theranos, Ramesh “Sunny” Balwani, avevano raccontato fino a quel momento: prima fra tutte l’assoluta inefficacia dei dispositivi per i test e l’inattendibilità delle analisi e delle dimostrazioni fatte fino a quel momento.
Theranos venne messa sotto indagine anche dalla Securities and Exchange Commission (SEC), l’ente federale che vigila sulla Borsa negli Stati Uniti. Holmes e Balwani, che si era ritirato nel 2016 dopo sette anni alla guida dell’azienda e che era sentimentalmente legato a Holmes, vennero accusati di aver mentito sistematicamente ai propri investitori per ricevere sempre più fondi. Tra le varie bugie, Holmes e Balwani avrebbero anche detto che la loro tecnologia era usata dal dipartimento della Difesa in Afghanistan e dai servizi di elisoccorso. Inoltre avevano falsato i bilanci, dicendo che nel 2014 la società aveva generato oltre 100 milioni di dollari di entrate, quando in realtà le entrate erano state poco più di 100mila dollari.
Durante il processo Holmes si è dichiarata non colpevole, ha negato di aver mentito su Theranos, e ha dato la colpa ad altri dirigenti di averle fornito informazioni imprecise che poi ha passato a giornalisti, partner commerciali e investitori.
La scorsa settimana Fortune ha diffuso una dichiarazione che suona come un mea culpa: «Il caso di Theranos ci ricorda l’importanza di un sano scetticismo e del rigore necessario quando si parla di aziende e si valutano le loro affermazioni. Il caso evidenzia anche l’importanza di ammettere e correggere gli errori, come ha fatto Fortune in questo caso, e di essere franchi e trasparenti quando i propri resoconti non sono confermati, come ha fatto Roger Parloff nel suo saggio del 2015».