Non è la fine dei tatuaggi a colori
L'Unione Europea non li ha vietati come riportato da alcuni media, ma ha introdotto nuove regole sugli inchiostri che potrebbero complicare per un po' il lavoro dei tatuatori
Negli ultimi giorni numerosi giornali e siti di notizie hanno pubblicato articoli con titoli come «Tatuaggi a colore vietati», «Addio tatuaggi a colori» o «L’UE dice basta ai tatuaggi colorati», descrivendo un provvedimento dell’Unione Europea che entrerà in vigore all’inizio del 2022 come un “divieto” ai tatuaggi colorati. In realtà, il regolamento è noto da tempo e non vieta l’impiego dei colori da parte dei tatuatori, ma introduce nuovi obblighi che potrebbero provocare dei problemi temporanei al settore.
Le regole sono state decise per dare indicazioni più chiare sulle sostanze che si possono impiegare per tatuare la pelle, cercando di mettere ordine in un ambito finora poco normato e con non pochi rischi per la salute. Erano state decise alla fine del 2020 dopo un lungo processo di revisione delle sostanze impiegate negli inchiostri dei tatuaggi, lasciando quindi ai produttori un anno di tempo per adeguarsi e modificare le tipologie di pigmenti utilizzati. Sembra però che questa fase di adeguamento sia piuttosto indietro.
Alcuni dei produttori infatti avevano segnalato difficoltà tecniche nello sviluppo delle alternative e non potranno probabilmente offrire nuovi prodotti in tempo per l’entrata in vigore delle nuove regole (erano state comunque previste deroghe per colori difficili da produrre senza particolari sostanze). Le difficoltà più grandi hanno riguardato lo sviluppo di alternative all’impiego dell’alcol isopropilico, presente nella composizione di numerosi inchiostri per i tatuaggi.
Alcuni inchiostri colorati potrebbero quindi non essere disponibili per un po’ di tempo, cosa che ha portato gli operatori del settore a protestare e ad avviare petizioni in diversi paesi. Eventuali carenze, difficili da stimare, dovrebbero comunque risolversi man mano che saranno sostituiti i prodotti con le loro nuove versioni, compatibilmente ai tempi di aggiornamento degli impianti.
Chi decide di farsi un tatuaggio di solito si assicura che il tatuatore rispetti le norme igieniche, utilizzando guanti e strumenti sterili, mentre raramente si interessa della composizione e della tipologia delle sostanze che saranno iniettate sotto la pelle. A differenza dei cosmetici, per i quali sono previste da tempo norme piuttosto rigide, gli inchiostri per i tatuaggi erano rimasti finora in un’area grigia nonostante il loro impiego comportasse un’iniezione negli strati profondi della pelle, potenzialmente con molti più rischi rispetto a quelli legati all’utilizzo di trucchi, creme e tinture per i capelli.
Per provare a mettere un po’ di ordine nel settore, nel 2003 e nel 2008 il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa (da non confondere con le istituzioni dell’Unione Europea) aveva prodotto due risoluzioni non vincolanti contenenti indicazioni sulla composizione dei prodotti da usare per i tatuaggi, compresa una lista di sostanze da non utilizzare o da impiegare a concentrazioni molto basse. Le risoluzioni erano state recepite da alcuni stati europei per produrre leggi nazionali che regolamentassero il settore, ma non dall’Italia.
Nel corso del tempo, il ministero della Salute italiano aveva comunque diffuso alcune circolari contenenti linee guida indirizzate alle regioni, che mantengono grandi autonomie nell’organizzazione e nella gestione delle politiche sanitarie. Come avviene spesso in questi casi, ogni regione aveva fatto per conto proprio introducendo leggi regionali oppure nuove linee guida, anche molto diverse tra loro.
Considerata la situazione variegata tra gli stati membri e i rischi concreti legati all’utilizzo di alcune sostanze nei colori dei tatuaggi, nel 2015 la Commissione europea incaricò l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) di fare una revisione scientifica e tecnica della situazione, valutando i tipi di inchiostri utilizzati e l’opportunità di consigliare o meno l’introduzione di limitazioni al loro impiego per motivi di sicurezza per la salute.
Lo scopo dell’iniziativa era inoltre legato alla possibilità di inserire le sostanze impiegate per i tatuaggi all’interno del REACH (Regolamento 1907/2006), il più importante insieme di regole per l’utilizzo delle sostanze chimiche nell’Unione Europea, via via integrato e aggiornato con nuovi allegati. In linea generale, qualsiasi sostanza sia contenuta nel REACH deve ricevere da parte degli stati membri un trattamento comune, basato sulle indicazioni dell’ECHA.
Il lavoro di centinaia di esperte ed esperti dell’ECHA ha richiesto quasi cinque anni per una revisione degli inchiostri impiegati e delle sostanze contenute, con ulteriori analisi delle ricerche disponibili sugli eventuali effetti sul nostro organismo.
Alcuni componenti che danno agli inchiostri il loro colore potrebbero infatti causare reazioni per la pelle, da lievi e transitorie a più gravi. Alcune sostanze sono per esempio note per fare aumentare il rischio di sviluppare particolari forme di tumore, oppure essere tossiche per la riproduzione (causando effetti nocivi per la funzione sessuale e la fertilità, per esempio, oppure nello fase dello sviluppo per i più giovani).
L’ECHA ha fatto diverse valutazioni in base alle tipologie delle sostanze negli inchiostri, per esempio distinguendo tra quelle con effetti tossici e cancerogeni già noti da quelle sulla cui eventuale tossicità sono disponibili ancora pochi dati. Ha poi tenuto in considerazione il tempo di esposizione con numerose variabili legate alle dimensioni del disegno e al modo in cui è stato applicato sulla pelle.
Come spiega la divulgatrice scientifica Beatrice Mautino – che nel suo ultimo libro È naturale bellezza ha dedicato ampio spazio alla vicenda dei tatuaggi e della loro sicurezza – in analisi di questo tipo si esaminano spesso gli scenari più pessimistici, in modo da avere un punto di riferimento sui quali tarare poi le regole:
L’Agenzia ha quindi valutato il rischio che si corre facendo sessioni ripetute, una volta al mese, ogni volta coprendo una superficie di 300 centimetri quadrati (un quadrato di circa 17 centimetri di lato) fino a coprire tutta la superficie corporea stimata in 18mila centimetri quadrati circa, quindi sessanta sessioni per cinque anni di lavoro, considerando di iniettare 14,36 milligrammi di inchiostro per ogni centimetro quadrato di pelle, quindi 4 grammi per sessione.
Partendo da questi scenari, l’Agenzia ha elaborato gli approcci da consigliare alla Commissione europea, che ha adottato le restrizioni alla fine del 2020 dopo una consultazione con gli stati membri. Le regole non sono quindi una novità come sono state descritte su alcuni giornali: erano state approvate da diverso tempo e semplicemente entreranno pienamente in vigore con l’inizio del 2022.
Le regole europee per i tatuaggi, che si applicano anche ai trucchi permanenti, decise alla fine di questo processo stabiliscono in primo luogo che se una sostanza non può essere impiegata nei cosmetici allora non può nemmeno essere utilizzata negli inchiostri per tatuarsi. Dicono inoltre che devono essere evitate le sostanze cancerogene e tossiche, mentre per quelle su cui non ci sono dati sufficienti per stabilire una soglia è prevista una quantità molto bassa, pari allo 0,1 per cento (nei prodotti finiti).
È stato stimato che con queste regole sia vietato o fortemente limitato l’impiego di oltre 4mila sostanze. Come ricorda Mautino, ci sono comunque eccezioni:
Un pigmento blu, il Pigment Blue 15:3 e un pigmento verde, il Pigment Green 7, per i quali la Commissione e gli stati membri hanno concordato più tempo, fino al 4 gennaio 2023, perché al momento non hanno sostituti efficaci, ed essendo molto utilizzati vietarli da subito metterebbe molto in difficoltà gli operatori.
Le regole non vietano insomma i tatuaggi a colori, ma chiedono che gli inchiostri colorati siano realizzati limitando l’uso di sostanze rischiose per la salute e introducono norme più chiare, a tutela sia degli operatori sia di chi vuole farsi un tatuaggio. Nelle intenzioni, superata una prima possibile fase di assestamento, il provvedimento dovrebbe contribuire a rendere più consapevoli le persone che si vogliono tatuare sui rischi legati non solo alla pratica in sé, ma anche alle sostanze che ricevono. I prodotti dovranno essere conformi alle nuove indicazioni e riportare più chiaramente alcuni dettagli sulle loro etichette. Come in numerose altre scelte legate a sostanze rischiose per la salute, le linee guida non escludono completamente il rischio, che in questo sarebbe zero solo nel caso in cui i tatuaggi venissero vietati, ma cercano di trovare un compromesso.