La residenza del primo ministro giapponese è un posto un po’ tetro
Ha ospitato omicidi e tentativi di golpe, guadagnandosi una cattiva fama e rimanendo vuota per dieci anni: fino a Fumio Kishida
Per la prima volta in quasi dieci anni un primo ministro giapponese ha deciso di andare a vivere nella residenza ufficiale del premier a Tokyo, un edificio di circa cent’anni fa circondato da una storia particolarmente tetra e controversa. Fumio Kishida, insediato lo scorso ottobre, si è trasferito nella residenza all’inizio della settimana, e lunedì ha detto di averci dormito bene. Una superstizione però ha costruito un’immagine un po’ gotica intorno alla casa, attribuendole la capacità di portare sfortuna a causa di alcuni episodi tragici che ha ospitato.
Kishida ha detto che era un po’ di tempo che non si trasferiva in una casa nuova e di essere stato piuttosto contento di averlo fatto. La residenza si trova a pochi metri dalla sede dell’ufficio del primo ministro, una struttura di vetro e acciaio inaugurata nel 2002. Come spiega il Japan Times, la decisione di andare ad abitarci riflette la volontà di Kishida di concentrarsi sulla gestione delle emergenze in maniera più rapida ed efficiente. È però stata raccontata dalla stampa locale e internazionale con un po’ di curiosità, per la storia particolare della casa, in cui l’ex primo ministro Shinzo Abe aveva preferito non vivere per gli otto anni in cui è stato in carica. Lo stesso aveva scelto il suo successore Yoshihide Suga. L’ultimo era stato Yoshihiko Nota, che aveva concluso il suo mandato nel 2012.
La residenza è conosciuta come “Sōri Kōtei” e si trova vicino a Chiyoda, il quartiere in cui sorge il palazzo imperiale del Giappone. Prende ispirazione dall’architettura dell’Imperial Hotel di Tokyo, progettato dall’architetto americano Frank Lloyd Wright all’inizio degli anni Venti, e fu completata nel 1929.
Nel maggio del 1932, l’allora primo ministro Tsuyoshi Inukai fu assassinato da undici giovani ufficiali della Marina proprio nella residenza, in un tentato colpo di stato. Quattro anni dopo Keisuke Okada, un suo successore, riuscì a scampare a un nuovo tentativo di golpe nascondendosi in un armadio della casa. Nell’attacco furono uccise cinque persone e ancora oggi, scrive Bloomberg, sopra una delle porte dell’ingresso principale dell’edificio si può vedere un foro di proiettile che ricorda l’insurrezione del 1936.
– Leggi anche: L’attacco a Pearl Harbor, 80 anni fa
Nel periodo della Seconda guerra mondiale e nei decenni successivi l’edificio non venne quasi mai modificato, e oltre a essere considerato piuttosto antiquato continuò ad avere la reputazione di un posto piuttosto tetro per tutto quello che vi era successo. Ma la casa ha ospitato altre vicende più o meno infelici.
Nel 1992 l’allora presidente degli Stati Uniti George H.W. Bush svenne dopo aver vomitato addosso all’allora primo ministro giapponese Kiichi Miyazawa durante un ricevimento tenutosi proprio alla residenza. Per un periodo durante il suo primo mandato (tra il 2006 e il 2007) Abe ci aveva vissuto, ma decise poi di rimanere ad abitare nella sua casa di Shibuya quando venne rieletto nel 2012. Negli anni precedenti ci avevano vissuto altri cinque primi ministri che avevano governato per pochissimi mesi ciascuno.
Secondo quanto scritto qualche anno fa dal giornale Sankei, citato da Bloomberg, un altro primo ministro, Yoshiro Mori, aveva detto ad Abe di averci persino visto dei fantasmi.
Nonostante negli ultimi nove anni la residenza sia rimasta vuota, il suo mantenimento è costato circa 160 milioni di yen all’anno, circa 1,25 milioni di euro. Nel 2005 l’edificio aveva subìto importanti lavori di ristrutturazione e restauro, che secondo alcune voci riportate sulla stampa locale erano stati accompagnati anche dall’esorcismo di un sacerdote shintoista per allontanare i presunti spiriti cattivi che lo popolavano.
– Leggi anche: L’incerto futuro di un palazzo giapponese all’avanguardia