L’Europa si divide sulle regole di viaggio
L'Italia non è l'unico paese ad avere introdotto l'obbligo di un test negativo se si arriva da un altro paese dell'Unione Europea: lo hanno fatto anche Irlanda, Portogallo e Grecia
Dopo mesi in cui i paesi dell’Unione Europea si erano impegnati a collaborare per permettere a tutti i cittadini europei di viaggiare liberamente all’interno dell’area grazie all’uso del Green Pass, la diffusione della nuova variante omicron del coronavirus sta iniziando a produrre le prime divisioni. Tutto è cominciato con la decisione presa martedì dal governo italiano di introdurre l’obbligo di presentare un test COVID-19 (antigenico o molecolare) negativo per tutte le persone che arrivano da un paese dell’Unione, comprese quelle vaccinate.
La decisione del governo italiano è arrivata alla vigilia di un importante Consiglio Europeo, in programma il 16 dicembre, in cui i capi di governo europei dovranno discutere proprio su nuove misure comuni per contrastare la pandemia. La scelta è stata duramente criticata dalla vice presidente della Commissione Europea, Vera Jourova, secondo cui eventuali nuove restrizioni ai viaggi dovrebbero essere decise di comune accordo.
Un funzionario della Commissione ha commentato la decisione dell’Italia al sito Politico in forma anonima, definendola «scandalosa». Secondo il funzionario, il Green Pass era stato un punto di svolta nel contrasto alla pandemia in Europa, perché aveva permesso di nuovo alle persone di viaggiare in modo sicuro: «se gli stati membri hanno intenzione di minare questo successo, questa è una scelta molto, molto infelice».
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Il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, parlando alla Camera in vista del Consiglio Europeo, ha risposto alle critiche dicendo che l’Italia con questa decisione ha voluto proteggersi da un eventuale aumento dei contagi dovuti dalla variante omicron, che è già molto presente in alcuni paesi europei (ma molto probabilmente anche in Italia).
«Questa variante omicron ha una capacità di diffusione nettamente superiore alle altre varianti. Allora noi, almeno fino ad oggi, abbiamo una situazione relativamente favorevole, perché da noi sono meno dello 0,2%. In altri paesi europei, per esempio la Danimarca, è molto diffusa e poi anche nel Regno Unito è diffusissima, per cui si è pensato di attuare la stessa pratica che si usa oggi per i visitatori che provengono dal Regno Unito: un tampone», ha spiegato Draghi, che ha concluso dicendo che «non credo ci sia molto da riflettere su questo».
Finora in Italia sono stati rilevati solo 27 casi di contagio dovuti alla variante omicron, contro i più di 4mila della Danimarca, i 1.498 della Norvegia e i 170 della Francia, per citare alcuni esempi. Questi dati vanno però presi con una certa prudenza e senza eccessivo ottimismo, dato che l’Italia rispetto ad altri paesi europei è più indietro sul sequenziamento genomico, cioè l’analisi del materiale genetico del virus che permette di individuarne la variante: i casi potrebbero essere molti di più.
Va specificato che, nonostante la scelta del governo italiano abbia causato i primi screzi nell’Unione Europea sul tema dei viaggi, l’Italia non è il primo paese ad aver introdotto nuove restrizioni.
Già le scorse settimane il Portogallo e l’Irlanda avevano introdotto l’obbligo di test negativo anche per i vaccinati che entrano nel paese, senza però che queste decisioni provocassero critiche così dure. Ora si è aggiunta anche la Grecia, che dal 19 dicembre imporrà a tutti i viaggiatori in arrivo nel paese, che siano vaccinati o meno, di presentare un tampone molecolare con risultato negativo. Saranno esentate solo le persone che sono state in un altro paese europeo per meno di 48 ore.
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