Steph Curry ha fatto il record di canestri da tre punti della NBA
Questa notte ha raggiunto quota 2.977 in carriera e ha superato Ray Allen, diventando il più forte tiratore di sempre
Nella notte tra martedì e mercoledì Steph Curry è diventato il giocatore a segnare più canestri da tre punti nella storia del basket NBA: nella partita giocata tra i suoi Golden State Warriors e i New York Knicks, Curry ha fatto 5 canestri da tre punti, raggiungendo i 2.977 segnati in carriera e superando il precedente detentore del record, Ray Allen, con 2.973.
Curry ci ha messo solo 5 minuti a raggiungere e superare Allen, con il suo secondo canestro da tre della partita. È stato accolto dagli applausi di tutto il Madison Square Garden (il palazzetto di New York, considerato il più importante e prestigioso della NBA), e il gioco si è fermato: Curry ha abbracciato i compagni di squadra, gli allenatori e lo staff tecnico in panchina, i genitori in tribuna e anche Ray Allen, che era presente alla partita insieme a Reggie Miller, altro grande tiratore che segue Allen per “triple” segnate in carriera.
La partita è stata poi vinta da Golden State, per 105 a 96.
Sono molti anni che Curry è considerato tra i migliori tiratori della storia dello sport, da quando con i Golden State Warriors è diventato uno dei migliori giocatori della lega vincendo tre titoli della NBA e venendo eletto due volte miglior giocatore della stagione (MVP). Era vicino ad Allen ormai da giorni, ed erano un po’ di partite che si pensava potesse superarlo. Molti dei canestri da tre punti che ha segnato in carriera, Curry li ha tirati da molto più lontano della linea da tre punti, e sovente in situazione di pressione e di marcatura avversaria. È insomma un tiratore molto spettacolare, uno dei più spettacolari della sua generazione.
A stabilire il record, Curry ci ha messo 789 partite, contro le 1.300 di Allen, che in carriera ha giocato con i Milwaukee Bucks, i Seattle Supersonics, i Boston Celtics e i Miami Heat. Non capita spesso di veder superare record individuali e importanti come questo: la maggior parte appartengono ai più rispettati e storici giocatori della storia della NBA, da Wilt Chamberlain a Kareem Abdul-Jabbar.
Hitting 2,974 threes is impressive.
The fact Steph Curry did it in 789 games is even more impressive. pic.twitter.com/Z1AiyF993v
— The Athletic NBA (@TheAthleticNBA) December 15, 2021
Curry, 33 anni, sta giocando una delle migliori stagioni della sua carriera, dopo un paio di anni difficili dovuti agli infortuni e una parziale rifondazione dei Golden State Warriors, che tra il 2015 e il 2018 avevano vinto tre campionati NBA ma che poi erano entrati in crisi. Ad oggi, è il secondo miglior marcatore della lega (a parimerito con altri due e dietro solo a Kevin Durant) e il primo, per distacco, per canestri da tre punti segnati di media a partita: 5,4, un numero impressionante (il secondo è Buddy Hield, che ne sta facendo 3,5).
– Leggi anche: I Golden State Warriors sono di nuovo i Golden State Warriors
I numeri della carriera cestistica di Curry sono stati presi spesso come punto di partenza per capire quale sia stato il suo impatto sulla NBA, che la maggior parte dei commentatori statunitensi definisce «rivoluzionario» come quello di pochissimi altri nella storia del basket.
This photo.
History.
(📸: Evan Yu) pic.twitter.com/IDHaDbzceM
— Bleacher Report (@BleacherReport) December 15, 2021
Curry ha progressivamente ma radicalmente trasformato il basket che si gioca in NBA, contribuendo con il suo stile e i suoi canestri a dimostrare i vantaggi strategici del tiro sistematico da tre punti, oggi adottato dalla gran parte degli allenatori che hanno rinunciato a molti tiri dalla cosiddetta “media distanza” (dentro l’area, che valgono due punti) e preparano situazioni di gioco con spazi molto più aperti. È una trasformazione che ha avuto conseguenze notevoli anche sulle capacità tecniche richieste ai giocatori per affermarsi ad alti livelli.
Soprattutto sul tiro da tre punti, Curry è stato davvero rivoluzionario. Prima di lui, per esempio, il record di canestri da tre segnati in una stagione era 269 (apparteneva sempre a Ray Allen): tra il 2015 e il 2016 Curry ne ha fatti 402. Prima, il record di partite in cui un giocatore aveva segnato almeno 10 canestri da tre era 3 (apparteneva a J.R. Smith): Curry ha alzato l’asticella a 22. E così via.
Steph Curry, take a bow. pic.twitter.com/ImZAVK38oT
— Micah Adams (@MAdamsStatGuy) December 15, 2021
Il record raggiunto questa notte è ancora più impressionante per la storia di Curry, un giocatore alto poco meno di 1,90 e che pesa 84 chili: una stazza tutto sommato ridotta per la NBA, un campionato che nel corso degli ultimi decenni è diventato sempre più fisico.
Curry, a differenza di altri fortissimi giocatori come LeBron James, non era arrivato in NBA con grandi aspettative. Molti addetti ai lavori sostenevano anzi che non avrebbe combinato un granché, nonostante l’attenzione che aveva attirato al college soprattutto per i suoi canestri da tre punti: era troppo piccolo e troppo fragile, una convinzione che si era rafforzata durante i suoi primi anni di carriera caratterizzati da continui infortuni alle caviglie. Proprio quegli infortuni gli avevano dato il tempo di lavorare in maniera intensa e specifica non solo sul tiro, ma anche sul cosiddetto “ball handling“, ovvero la capacità di un giocatore di “trattare” la palla (palleggiare difendendola, sfruttando il palleggio per attaccare il difensore).
– Leggi anche: La storia complicata di un logo perfetto
Oggi Curry è un giocatore che eccelle in molti aspetti del gioco e che solo con la sua presenza in campo, che costringe le difese a raddoppiarlo e in generale a stare molto aperte, crea grandi spazi per i compagni di squadra. Viene considerato uno dei migliori giocatori offensivi della storia della NBA, e nella stagione in corso sta mostrando di avere migliorato anche la parte difensiva del suo gioco, dove invece era stato piuttosto carente negli anni scorsi.
È considerato il favorito, almeno finora, a vincere il premio di MVP della stagione regolare: sarebbe il terzo della sua carriera, un risultato notevole anche considerando la sua età e il tempo passato dalla precedente volta in cui gli era stato assegnato. Inoltre i Golden State Warriors, che erano dati un po’ per finiti al termine della scorsa stagione, stanno andando ben oltre le migliori aspettative: sono primi nella Western Conference (uno dei due macrogironi in cui è divisa l’NBA, nonché il più competitivo), andranno quasi sicuramente ai playoff e avranno forse una nuova e inaspettata occasione per vincere il titolo.