La più grave crisi finora per il governo di Boris Johnson
Dopo lo scandalo della festa di Natale, 99 deputati conservatori si sono ribellati al governo sulle nuove restrizioni per la pandemia
Negli ultimi giorni una serie di scandali e di crisi politiche ha messo in grave difficoltà il primo ministro britannico Boris Johnson, a tal punto che alcuni analisti politici hanno cominciato a chiedersi se la sua leadership del Partito conservatore, e dunque la sua permanenza come primo ministro, potrebbero essere a rischio. Nei giorni scorsi Johnson era stato danneggiato dallo scandalo su una festa di Natale che si sarebbe tenuta nel palazzo del governo l’anno scorso, in violazione delle regole allora in vigore sul lockdown, ma il colpo più duro è arrivato martedì sera, quando 99 deputati conservatori si sono rifiutati di approvare le nuove restrizioni contro la pandemia da coronavirus, ribellandosi al governo.
La misura che ha provocato la ribellione più grossa è stata l’introduzione dell’obbligo di Covid Pass (l’equivalente del Green Pass italiano) per entrare nei locali notturni, agli eventi sportivi e ad altri grandi eventi, annunciato dal governo la settimana scorsa.
Nel corso di un dibattito parlamentare, durato diverse ore, molti deputati conservatori hanno preso la parola per criticare la decisione del governo, definendola illiberale e contraria allo spirito del partito.
Voted against Covid passports and mandatory vaccination this evening. Took no pleasure in doing so. But I don’t believe they are the sort of things Conservatives should support.
— David Jones (@DavidJonesMP) December 14, 2021
L’obbligo di Covid Pass, che comunque è molto più lasco di quello approvato da altri governi in Europa, è stato alla fine approvato soltanto grazie al sostegno dell’opposizione del Partito laburista: è stata una brutta sconfitta per Johnson, resa ulteriormente grave dal fatto che il suo governo, eletto a fine 2019, gode della più grande maggioranza parlamentare dal 1987 a oggi.
La Camera dei Comuni martedì sera ha approvato diverse altre misure del “Piano B” del governo per contrastare la variante omicron, come il ritorno dell’obbligo di indossare la mascherina nella maggior parte dei luoghi pubblici. Anche per queste misure diverse decine di deputati conservatori hanno votato contro, ma in numeri minori.
La ribellione dei 99 deputati non mette immediatamente a rischio il governo Johnson. Ma per il primo ministro è stata una dimostrazione di debolezza, che mostra come Johnson non abbia il pieno controllo sul suo partito e che arriva immediatamente dopo lo scandalo della festa di Natale. A complicare le cose c’è il fatto che i sondaggi lo danno in netto calo: secondo vari istituti, inoltre, il Partito laburista avrebbe superato i conservatori nei consensi elettorali.
Giovedì ci saranno le elezioni per il rinnovo del seggio elettorale nel collegio del North Shropshire, vicino a Birmingham. È un collegio che tradizionalmente dovrebbe essere vinto con facilità da un candidato conservatore, ma questa volta secondo i sondaggi la vittoria potrebbe essere messa in pericolo dal Partito liberal-democratico, il cui candidato è piuttosto ben piazzato. In caso di sconfitta, sarebbe un ulteriore problema per Johnson.
Tutto questo sta creando un certo malcontento nel Partito conservatore. Johnson ora «si trova parzialmente in pericolo e deve rendersene conto», ha detto a Sky News Geoffrey Clifton-Brown, uno dei conservatori ribelli. «Ora il primo ministro deve pensare con attenzione a come rimettere in sesto la sua performance per governare con un partito davvero unito, perché sappiamo tutti cosa succede ai partiti non uniti», ha aggiunto Clifton-Brown.