Un tribunale tedesco ha stabilito che fu la Russia a ordinare l’omicidio di un separatista ceceno a Berlino
L'assassino è stato condannato all'ergastolo, e dopo la sentenza il governo tedesco ha deciso di espellere due diplomatici russi
Il tribunale di Berlino, in Germania, ha condannato all’ergastolo per omicidio Vadim Krasikov, cittadino russo che nell’agosto del 2019 uccise l’ex comandante dei separatisti ceceni Zelimkhan Khangoshvili. Nella sentenza, i giudici hanno accreditato la tesi dei procuratori che sostenevano l’accusa, e cioè che fosse stata la Russia a ordinare l’omicidio. Nella lettura della sentenza, il giudice Olaf Arnoldi ha detto che il governo russo «prese la decisione di eliminare» Khangoshvili nel giugno del 2019. Dopo la pronuncia della sentenza, mercoledì pomeriggio Annalena Baerbock, nuova ministra degli Esteri tedesca, ha annunciato l’espulsione di due diplomatici russi da Berlino.
Krasikov, che ha 56 anni ed era stato arrestato poco dopo l’omicidio, aveva ucciso Khangoshvili con due proiettili alla testa mentre quest’ultimo stava andando a pregare in moschea. Già nei giorni immediatamente successivi all’omicidio la polizia tedesca aveva detto di avere solidi motivi per credere che ci fosse la Russia dietro l’omicidio, e la Procura ha sostenuto questa tesi durante il processo a Krasikov.
Secondo il tribunale di Berlino, i servizi segreti russi avrebbero fornito a Krasikov documenti falsi e le risorse necessarie per eseguire l’omicidio. Krasikov era infatti arrivato a Berlino pochi giorni prima dell’omicidio da Varsavia, e aveva viaggiato usando un passaporto falso.
Alcuni mesi dopo l’omicidio la Germania aveva deciso di espellere due diplomatici russi dal paese, accusando il governo russo di essersi rifiutato di collaborare alle indagini. La Russia aveva risposto a sua volta espellendo due diplomatici tedeschi.
Khangoshvili, che aveva 40 anni quando fu ucciso, aveva combattuto contro le truppe russe nella seconda guerra cecena, vent’anni fa, ed era già stato bersaglio di due tentati omicidi, uno in Georgia e uno in Germania, dove viveva dal 2016 in asilo politico. Le autorità russe hanno sempre considerato Khangoshvili un terrorista, accusandolo tra le altre cose di essere stato tra gli organizzatori della strage di Beslan del primo di settembre del 2004.
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