La Camera degli Stati Uniti ha chiesto di incriminare per oltraggio al Congresso Mark Meadows, capo dello staff della Casa Bianca ai tempi dell’assalto al Congresso
Martedì la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato la risoluzione per chiedere di incriminare per oltraggio al Congresso Mark Meadows, ex capo dello staff della Casa Bianca, per essersi rifiutato di collaborare con la commissione d’inchiesta della Camera che sta indagando sull’assalto al Congresso del 6 gennaio scorso. Il dipartimento di Giustizia dovrà ora decidere se approvare o respingere la richiesta. È la prima volta che la Camera accusa formalmente un suo ex membro di oltraggio dagli anni Trenta dell’Ottocento (Meadows era stato deputato tra il 2013 e il 2020).
Dopo aver inizialmente collaborato alle indagini, Meadows, uno degli uomini più vicini a Trump ai tempi dell’assalto al Congresso, si era rifiutato di testimoniare e di fornire alcuni documenti che riguardavano le sue comunicazioni in concomitanza dei fatti del 6 gennaio, sostenendo che quelle che coinvolsero il presidente degli Stati Uniti siano protette dal “privilegio esecutivo” (“executive privilege”), il diritto presidenziale a non rivelare determinati argomenti al Congresso. È una motivazione già usata sia dallo stesso Trump sia dal suo ex consigliere Steve Bannon per rifiutarsi di collaborare alle indagini.
La Camera ha votato la risoluzione per chiedere di incriminare Meadows con 222 voti favorevoli e 208 contrari: ai voti favorevoli dei Democratici si sono uniti anche Liz Cheney e Adam Kinzingerm, i due deputati Repubblicani che avevano deciso di unirsi, contro il volere del proprio partito, alla commissione d’inchiesta della Camera. Meadows rischia fino a un anno di prigione e una multa di 100mila dollari (circa 88mila euro) e, se incriminato, sarebbe il terzo alleato di Trump ad essere condannato per oltraggio al Congresso.
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