La finta teoria del complotto che non crede all’esistenza degli uccelli
“Birds Aren't Real” fu improvvisata per scherzo da un 19enne americano, e oggi vuole combattere «la follia con la follia»
Nel gennaio del 2017 il 19enne Peter McIndoe era a Memphis, in Tennessee, in visita ad alcuni amici, quando si trovò tra una manifestazione femminista contro Donald Trump e un’altra di sostenitori del neopresidente statunitense. Senza pensarci troppo, McIndoe scrisse su un cartello “Birds Aren’t Real”, gli uccelli non sono veri, e poi vagò improvvisando sul momento una finta teoria del complotto: gli uccelli non sono veri, il governo li ha uccisi tutti per sostituirli con avanzatissimi droni attraverso i quali controlla la popolazione. «Fu una cosa spontanea» ha raccontato McIndoe al New York Times, «ma anche una considerazione sull’assurdità di quanto stava succedendo».
McIndoe si è ritrovato a raccontare cosa gli passò per la testa quel giorno al più importante giornale al mondo perché da allora la sua teoria secondo cui “Birds Aren’t Real” ha guadagnato molti seguaci, la stragrande maggioranza dei quali è ovviamente ben consapevole del fatto che si tratti della parodia di una vera teoria del complotto, come per esempio QAnon, il movimento ormai diffuso in molti paesi del mondo che crede che il pianeta sia controllato da un giro di ricchissimi e potentissimi pedofili satanisti.
Le pagine di “Birds Aren’t Real” hanno 400mila follower su Instagram, più di 70mila su Twitter, oltre 600mila su TikTok. La teoria ha un sito che vende magliette, adesivi e altri prodotti, e che ne racconta la storia in un dettagliatissimo testo di oltre cinquemila parole.
“Birds Aren’t Real” sostiene, per finta, che tra il 1959 e il 2001 il governo statunitense abbia ucciso milioni di uccelli, tutti quelli che c’erano. Quelli che si vedono da allora nei cieli sono invece droni che si ricaricano attraverso le linee dell’alta tensione e che il governo usa per spiare la popolazione. Negli anni la teoria si è ampliata con finti documenti, con finti video d’epoca, con proteste satiriche (per esempio contro la sede di Twitter, il cui simbolo non-a-caso è un uccellino) e con argomentazioni di vario genere. Tipo che non è per nulla un caso che la maggior parte di quelli che noi crediamo essere gli escrementi degli uccelli cadano sulle auto ben più che sulle strade.
Negli anni McIndoe si è proposto come leader di questa teoria del complotto e prima della recente intervista al New York Times non aveva mai detto apertamente di non crederci davvero. Al punto che qualcuno l’aveva perfino preso sul serio o si era quantomeno scervellato per capire se ci fosse o ci facesse. Più che per la sua ammissione – che ha solo reso esplicito quel che a molti era già chiarissimo – l’articolo di Taylor Lorenz è interessante perché racconta come e perché McIndoe decise di dare seguito a quel cartello scritto nel 2017, riflettendo su quale senso si possa trarre o dare, da qui in poi, a “Birds Aren’t Real”.
Prima di ritrovarsi a Memphis a scrivere che i volatili sono una menzogna, McIndoe era nato e cresciuto in una comunità molto conservatrice e religiosa dell’Arkansas. Ha raccontato che fu educato nella casa in cui crebbe insieme a sette tra fratelli e sorelle e che gli fu insegnato che «Obama era l’anticristo» e che non bisognava credere nella teoria dell’evoluzione in quanto parte di un «elaborato piano per il lavaggio del cervello fatto dai Democratici». Ha ricordato che gli era capitato di leggere un libro secondo cui Hollywood propugnava messaggi subliminali contro la cristianità.
McIndoe ha spiegato che grazie a internet riuscì però a informarsi e a educarsi anche in altro modo, andando a cercare informazioni e punti di vista diversi da quello a cui era stato esposto crescendo: «la mia intera idea del mondo si formò grazie a internet», ha detto. Nel 2016 lasciò casa per frequentare l’università, sempre in Arkansas, e si accorse che come lui anche molti altri suoi coetanei si trovavano a dover mediare tra i valori e le credenze con cui erano cresciuti e quello che invece avevano conosciuto e imparato altrove.
Poi arrivò il cartello di Memphis, a suo dire scritto di getto e senza pensarci e poi seguito da qualche discorso improvvisato che qualcuno riprese casualmente con lo smartphone, per poi condividerlo su Facebook. Il discorso ebbe un certo successo online, cosa che lo spinse a strutturare la teoria “Birds Aren’t Real”. Nel 2018 lasciò l’università, si fece via via più attivo online e iniziò anche a investire qualche soldo nella sua finta teoria del complotto, per esempio pagando un attore per interpretare un ex agente della CIA, la principale agenzia di intelligence statunitense, intento a confessare il gigantesco insabbiamento relativo ai volatili.
Visto che i seguaci di “Birds Aren’t Real” erano soprattutto membri della generazione Z (quella dei nati tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del Duemila), McIndoe assoldò anche alcuni attori per impersonare manifestanti un po’ meno giovani. «Iniziai a entrare nel personaggio e a costruire il mondo a cui poteva appartenere», ha detto McIndoe al New York Times: «di fatto fu un esperimento sulla disinformazione, perché costruimmo un mondo interamente fittizio che qualcuno prese per vero».
Nell’esaustiva sezione FAQ del sito di “Birds Aren’t Real” trovano per esempio risposta le seguenti domande: le uova cosa sono? come si spiega la carne di uccello? e come si spiegano gli uccelli uccisi cacciando o guidando? i veri uccelli morti, dove sono finiti?
La risposta alla domanda “ho un canarino, cosa devo fare?”, è:
Mantieni la calma, ma sappi che hai in casa un avanzatissimo drone governativo di sorveglianza, che osserva ogni tuo movimento, ascolta ogni tua parola e manda dati direttamente al Pentagono. I “canarini” non esistevano prima del 2001, quando tutti gli uccelli divennero droni di sorveglianza. Fu proprio allora che il governo iniziò una campagna di propaganda volta a normalizzare i “canarini” (se ci pensi bene un canarino in gabbia non ha alcun senso, sono animali fatti per esplorare i cieli). Il consiglio è di non parlare di cose che preferiresti restassero private davanti al tuo “canarino”.
Insieme all’amico e collaboratore Connor Gaydos, negli ultimi anni McIndoe si è dedicato a tempo pieno alla teoria del complotto frutto della sua ammirevole fantasia. Ha raccontato di aver guadagnato diverse migliaia di dollari al mese dalla vendita di prodotti, e di averne reinvestito una parte per far crescere “Birds Aren’t Real”.
McIndoe – che già intervistato qualche mese fa da Newsweek aveva disseminato ambiguità e indizi suggerendo di non credere davvero alla storia degli uccelli-droni – ritiene che oltre a essere un esperimento, per lui e per molti seguaci (alcuni dei quali organizzati in gruppi noti come Bird Brigade) “Birds Aren’t Real” è un modo di ragionare sulle teorie del complotto o su un certo tipo di informazione ed educazione dogmatica, diffuse su internet ma non solo. Secondo lui è «un modo per ridere di certi deliri, senza farsene sopraffare».
McIndoe ha aggiunto poi che è sempre stato attento a non fare o dire qualcosa che potesse «avere un impatto negativo sul mondo», prestando attenzione «alla sottile linea» su cui si è trovato ad agire. «“Birds Aren’t Real” non è una piatta critica delle teorie del complotto fatta da fuori», ha precisato: «è fatta dall’interno».
Secondo Lorenz, che è specializzata nelle molte declinazioni della cultura digitale, “Birds Aren’t Real” è «il cosplay delle teorie del complotto»: cioè è una teoria che si maschera e interpreta una cospirazione. Come le teorie del complotto riesce a offrire ad alcuni suoi membri un senso di appartenenza, senza però alienare nessuno o fomentare rabbia e rancore. Per la 22enne Claire Chronis, “Birds Aren’t Real” – di cui è seguace – «serve a combattere la follia con la follia».
Joshua Citarella, ricercatore e studioso di cultura di internet e di radicalizzazione online dei giovani, ha detto al New York Times di trovarsi perlopiù d’accordo con questa visione, perché «i possibili effetti negativi della cosa sono molto piccoli», e gli effetti positivi comprendono invece «l’offrire la possibilità di collaborare in modo terapeutico alla costruzione di qualcosa» di innocuo.
Come ha sottolineato Gaydos, l’amico che con McIndoe ha architettato il tutto: «se credi davvero a “Birds Aren’t Real”, “Birds Aren’t Real” è comunque il minore dei tuoi problemi, perché vuol dire che allora non c’è una teoria del complotto a cui non crederai».
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Per quanto riguarda invece i piani futuri, McIndoe – uno le cui parole vanno evidentemente prese con le pinze, visti i precedenti – dice di voler usare “Birds Aren’t Real” per sbugiardare altre e ben più pericolose teorie del complotto. Su Instagram, nel post successivo alla pubblicazione dell’articolo del New York Times, il profilo di “Birds Aren’t Real” ha scritto:
«Ci siamo svegliati con un articolo del NYT sul nostro fantastico movimento. Sfortunatamente non possiamo permetterci l’abbonamento e quindi non l’abbiamo letto, ma se qualcuno lo fa ci faccia sapere com’è. Il 2021 è stato l’anno migliore che il nostro movimento abbia avuto fin qui, nel 2022 porteremo tutto a nuovi obiettivi e entro il 2023 speriamo di raggiungere la disattivazione di tutti i droni uccello del cielo. È stato un onore mostrare la verità all’America insieme a voi, patrioti».
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