C’è un accordo di governo nei Paesi Bassi
Dopo quasi nove mesi di trattative, le più lunghe di sempre nel paese: Mark Rutte potrebbe essere di nuovo primo ministro
Dopo quasi nove mesi di trattative è stato raggiunto un accordo per formare un nuovo governo nei Paesi Bassi. Lo ha annunciato lunedì alla stampa Mark Rutte, leader del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD) e primo ministro uscente, che ha aggiunto che i dettagli dei negoziati verranno resi noti mercoledì.
Il nuovo primo ministro dovrebbe essere ancora Rutte, che guida il paese dal 2010 e che lo scorso gennaio si era dimesso a causa di un vecchio caso legato ad assegni familiari. La caduta del governo non aveva però pregiudicato la formazione di un nuovo esecutivo con gli stessi partiti che formavano la precedente maggioranza. L’accordo è stato infatti raggiunto dai quattro partiti che avevano già fatto parte della maggioranza dal 2017 al 2021: il VVD, il partito centrista ed europeista D66, i conservatori liberali di Appello Cristiano Democratico (CDA) e il partito conservatore Unione Cristiana (CU).
Le trattative sono durate 271 giorni e sono state le più lunghe di sempre nella storia del paese. Erano iniziate dopo le elezioni generali dello scorso 17 marzo. Il VVD aveva ottenuto la maggioranza relativa dei voti, il 22 per cento, ed era sembrato chiaro fin da subito che avrebbe avuto bisogno del sostegno di almeno tre partiti minori per formare un governo. Rutte, primo ministro uscente, aveva avviato negoziati con i tre partiti che sostenevano il suo precedente governo, in carica dal 2017, per rinnovare la coalizione.
Subito dopo le elezioni, la soluzione più probabile era sembrata che i quattro partiti che avevano sostenuto il precedente esecutivo, VVD, D66, CDA e CU, rinnovassero la loro coalizione. I negoziati erano però risultati molto più complicati del previsto. Inizialmente si erano interrotti dopo che D66 aveva provato a coinvolgere nelle discussioni alcuni partiti minori di centrosinistra, trovando però l’opposizione di VVD e CDA.
Ad aprile, inoltre, Rutte aveva superato per soli tre voti una mozione di sfiducia che riguardava la sua condotta durante i colloqui per formare la nuova coalizione di governo, a causa di una fotografia pubblicata dai giornali. La fotografia mostrava alcuni documenti delle trattative, tra cui un foglio su cui era scritto: «Posizione Omtzigt, incarico altrove». La frase si riferiva a Peter Omtzigt, un parlamentare del CDA molto critico nei confronti di Rutte e molto conosciuto perché fu anche grazie a lui che venne reso pubblico lo scandalo che a gennaio aveva portato alle dimissioni del governo.
Secondo i partiti di opposizione, Rutte avrebbe voluto mettere a tacere Omtzigt, rimuovendolo dalla Camera e assegnandogli un incarico ministeriale. Rutte aveva però detto ai giornalisti di non aver mai discusso della nomina politica di Omtzigt durante le trattative.
Il terzo governo Rutte, in carica dal 2017, si era dimesso a inizio anno in seguito a un rapporto parlamentare dal quale era emerso l’approccio molto aggressivo utilizzato dallo stato, a partire dal 2012, per chiedere a circa 20mila famiglie la restituzione dei sussidi mensili ricevuti come contributo alla crescita dei figli. Si era poi scoperto che le famiglie in questione – metà delle quali erano formate da persone con la doppia cittadinanza, quindi di origine straniera – erano state perseguite per un errore burocratico, e spesso erano state costrette a indebitarsi per risarcire il governo.
– Leggi anche: La condanna dell’ex ministra per l’Immigrazione danese