Il governo tedesco ci sta ripensando su Nord Stream 2?
Lo fanno pensare alcune frasi di Annalena Baerbock, la nuova ministra degli Esteri, scettica sull'attivazione del gasdotto
Annalena Baerbock, ministra degli Esteri del nuovo governo tedesco, ha detto lunedì che Nord Stream 2, il nuovo gasdotto costruito per portare il gas russo in Germania, e da lì nel resto dell’Europa, non è ancora stato attivato benché sia pronto da mesi perché «non rispetta i requisiti della legislazione dell’Unione Europea sull’energia». Baerbock ha aggiunto che il ritardo nell’attivazione di Nord Stream 2 è stato provocato anche dalla situazione in Ucraina, al cui confine la Russia ha ammassato decine di migliaia di soldati.
Le dichiarazioni di Baerbock sono state sufficienti a provocare un aumento dell’11 per cento dei titoli borsistici basati sul prezzo del gas, ha scritto il Financial Times, e hanno fatto pensare che il governo tedesco stia rivalutando la sua politica finora piuttosto aperta su Nord Stream 2, anche se al momento non è chiaro in che modo.
Il progetto di Nord Stream 2 mira a raddoppiare la portata del gasdotto Nord Stream, che era stato inaugurato nel 2012 e segue più o meno lo stesso tracciato: entrambi sono gasdotti offshore (cioè costruiti sul fondale marino) che collegano direttamente Russia e Germania passando sotto al Mar Baltico. Sono progettati per trasportare gas naturale, cioè quello che si usa tutti i giorni per riscaldare gli ambienti o in cucina. Nord Stream 2, in particolare, parte dalla costa baltica della Russia fino ad arrivare a Greifswald, in Germania, poco distante dallo sbocco di Nord Stream 1: lì il gasdotto sarà allacciato alla rete di distribuzione dell’Unione Europea.
Il gasdotto è stato completato a settembre del 2021, ma finora non ha ricevuto l’autorizzazione a entrare in funzione dalle autorità tedesche ed europee, cosa che ne ha bloccato il processo di certificazione. In Germania, per attivare Nord Stream 2 serve l’approvazione della Bundesnetzagentur, l’agenzia federale che si occupa della rete elettrica, del gas, dei trasporti e delle telecomunicazioni; serve inoltre l’approvazione della Commissione Europea.
A novembre, la Bundesnetzagentur aveva negato la sua approvazione sulla base del fatto che Nord Stream 2 non rispetta le regole europee sul cosiddetto “unbundling” (disaggregazione): nell’Unione Europea le compagnie che producono, trasportano e distribuiscono il gas devono essere tutte separate, cosa che per ora non avviene con Nord Stream 2.
A questi ritardi di natura più che altro burocratica, lunedì Baerbock ha aggiunto motivazioni di natura politica per il blocco di Nord Stream 2, cioè il timore, già espresso più volte dagli Stati Uniti e da altri alleati, che il gasdotto possa diventare uno strumento di pressione della Russia, perché aumenterebbe la dipendenza dell’Europa dal gas russo e consentirebbe al governo di Mosca di mettere pressione sull’Ucraina, dove finora è passato il grosso dei gasdotti di collegamento con l’Europa.
Questi problemi si inseriscono inoltre in un contesto di pesante crisi energetica in tutta Europa: il prezzo del gas è aumentato molto negli ultimi mesi per varie ragioni, tra le quali, secondo molti politici europei, ci sarebbe anche il fatto che la Russia avrebbe ridotto le sue forniture – cosa che il governo russo nega.
Per questo, la posizione del governo tedesco è piuttosto difficile: Nord Stream 2 è un progetto problematico sia dal punto di vista politico, come ha detto Baerbock, sia dal punto di vista ambientale. La stessa Baerbock, che è la leader dei Verdi, era contraria alla sua realizzazione, ma il nuovo cancelliere Scholz è da sempre favorevole. Al tempo stesso, la dipendenza europea dal gas russo e la crisi energetica rende difficile opporsi al progetto in questo momento.