C’è un accordo sullo smart working nel settore privato
È stato firmato da governo e sindacati e contiene diverse novità, tra cui il diritto alla “disconnessione”
Dopo mesi di contrattazioni, martedì il governo, i sindacati e le associazioni di categoria hanno raggiunto un accordo sulle regole che disciplineranno il funzionamento dello smart working (o lavoro agile) nel settore del lavoro privato anche al di là di casi emergenziali, come è stata la pandemia da coronavirus negli ultimi due anni. L’accordo introduce alcune sostanziali novità per i lavoratori in smart working, come ad esempio il diritto alla “disconnessione”, ovvero una fascia oraria in cui questi non sono tenuti a essere reperibili per motivi di lavoro.
L’accordo è operativo da subito, ma probabilmente non sarà applicabile in pieno finché sarà in vigore lo stato di emergenza decretato dal governo per contrastare la pandemia da coronavirus, quindi almeno fino al 31 dicembre.
L’accordo è contenuto in un protocollo (PDF) firmato da ministero del Lavoro e sindacati aggiorna le linee guida contenute nella legge n. 81 del 2017, adottate finora nella fase di emergenza causata dalla pandemia da coronavirus. L’accordo delinea regole nuove e più precise che potranno essere adottate dalle aziende e dai lavoratori privati per accedere allo smart working anche in futuro. Le nuove linee guida si aggiungono a quelle fissate già a fine novembre per i lavoratori della pubblica amministrazione.
I 16 articoli del protocollo prevedono che l’adesione all smart working avvenga su base volontaria e sia subordinata alla firma di un accordo individuale. L’eventuale rifiuto dello smart working da parte del lavoratore o lavoratrice non deve comportare né sanzioni né il licenziamento. Tra le varie cose l’accordo dovrà prevedere la durata del periodo di smart working (che sarà a termine o a tempo indeterminato), la garanzia di un tempo di “disconnessione”, l’alternanza tra i periodi di lavoro all’interno e all’esterno dei locali aziendali, l’eventuale esclusione di alcuni luoghi da quelli in cui è possibile lavorare a distanza, e gli strumenti con cui svolgere il lavoro, che salvo diversi accordi dovranno essere forniti dall’azienda.
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Il protocollo sottolinea che «ferme restando le previsioni di legge e di contratto collettivo, la giornata lavorativa svolta in modalità agile si caratterizza per l’assenza di un preciso orario di lavoro e per l’autonomia nello svolgimento della prestazione nell’ambito degli obiettivi prefissati». La giornata di lavoro può essere articolata in fasce orarie diverse, ma va individuata «una fascia di disconnessione» in cui non si lavora.
Anche in smart working, rimane la possibilità del lavoratore o lavoratrice di chiedere permessi per particolari motivi personali o familiari. Inoltre, a meno che non venga specificato il contrario nei contratti di lavoro, durante le giornate in cui si lavora in smart working non possono essere previsti e autorizzati turni straordinari. Il protocollo sottolinea anche come nei casi di assenze legittime (ad esempio per malattia, infortuni, permessi retribuiti o ferie), «il lavoratore può disattivare i propri dispositivi di connessione e, in caso di ricezione di comunicazioni aziendali, non è comunque obbligato a prenderle in carico prima della prevista ripresa dell’attività lavorativa».
Per quanto riguarda gli strumenti con cui svolgere il lavoro in smart working, il protocollo specifica che, fatti salvi diversi accordi, il datore di lavoro deve fornire «la strumentazione tecnologica e informatica necessaria allo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile». Le spese di manutenzione e di sostituzione della strumentazione sono a carico del datore di lavoro, che ne resta proprietario. Riguardo alla retribuzione, il protocollo ribadisce inoltre che ciascun lavoratore o lavoratrice in smart working ha diritto allo stesso trattamento economico applicato alle persone che lavorano all’interno dei locali aziendali.
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Sia le associazioni di categoria come Confindustria sia i sindacati si sono detti soddisfatti dell’accordo. «Il testo finale ha trovato l’equilibrio giusto tra posizioni diverse», ha detto in un comunicato Tania Sacchetti, segretaria confederale della CGIL. «Il protocollo è la prova che quando le parti sociali esercitano il proprio ruolo e il governo si rende disponibile a costruire una sintesi, i risultati si ottengono in tempi brevi e senza inutili polemiche», ha commentato il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stirpe.