Patrick Zaki è stato scarcerato
Dopo la decisione di ieri del tribunale, lo studente egiziano dell'università di Bologna è uscito effettivamente dal carcere
Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna detenuto in Egitto dal febbraio 2020 con motivazioni politiche, è stato scarcerato dalle autorità egiziane, dopo che un tribunale martedì ne aveva ordinato la liberazione in attesa delle prossime udienze. La notizia è stata data dall’Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR), l’ong con cui Zaki collaborava e che si è occupata a lungo del suo caso.
Zaki era detenuto dal febbraio del 2020 e accusato formalmente di “diffusione di notizie false dentro e fuori il paese”, accuse giudicate risibili e false dagli osservatori indipendenti. Zaki comunque non è stato assolto: le accuse contro di lui rimangono in piedi, e Zaki dovrà presentarsi a un’udienza che si terrà il primo febbraio in Egitto.
Zaki è stato rilasciato alle 15 locali, le 14 italiane. Ad aspettarlo fuori dal commissariato di polizia della città di Mansura, dove si trovava nelle ultime ore, c’erano la madre, la sorella e la fidanzata. In un video pubblicato dal Corriere della Sera lo si vede che dice «tutto bene» e «forza Bologna», in italiano (Zaki è notoriamente tifoso della squadra di calcio del Bologna).
باتريك خرج Patrick has been just released! pic.twitter.com/vp0GQ83UOv
— المبادرة المصرية للحقوق الشخصية (@EIPR) December 8, 2021
L’ordine di scarcerazione è una notizia molto importante nella vicenda che da quasi due anni riguarda lo studente egiziano, e che è stata molto dibattuta in Italia. Finora la detenzione preventiva di Zaki era stata sistematicamente prolungata, in attesa del processo, iniziato il 14 settembre nella città egiziana di Mansura.
Patrick Zaki stava frequentando un master in Studi di Genere e delle Donne all’Università di Bologna quando, nel febbraio del 2020, era stato arrestato in aeroporto al suo arrivo in Egitto, dove contava di trascorrere un breve periodo di vacanza con la famiglia. Le accuse riguardano un articolo pubblicato nel 2019 sul giornale Daraj, in cui Zaki criticava il governo egiziano per il trattamento riservato alla comunità cristiana copta (a cui la famiglia di Zaki appartiene).
Immediatamente dopo l’arresto, aveva raccontato il suo avvocato, Zaki era stato torturato: dopo essere stato bendato, era stato portato a Mansura, la sua città natale, dove era stato picchiato, spogliato, sottoposto a scosse elettriche, oltre che abusato verbalmente e minacciato di stupro. Nei mesi successivi era stato trasferito dal carcere di Mansura alla prigione di Tora, al Cairo, nota per ospitare i prigionieri politici, ed era stato detenuto in condizioni dure e degradanti. Per molti mesi gli era stata negata la possibilità di comunicare con l’esterno e di ricevere visite dalla famiglia.
ESCLUSIVA ANSA | "Ciao a tutti tutti, grazie mille Italian people, thanks God". Questo il messaggio di Zaki ai cittadini Italiani. Zaki sorride casa della famiglia a Mansura, poche ore dopo essere uscito dal carcere dove è stato rinchiuso per 22 mesi #ANSA pic.twitter.com/9fNhq10BlA
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) December 8, 2021
Alla vicenda di Zaki si sono interessate diverse organizzazioni internazionali che si occupano di diritti umani, oltre che funzionari del ministero degli Esteri italiano e dell’Unione Europea.