I migliori film del 2021, scelti dal New York Times
Due classifiche con dieci film ciascuna con ai primi posti “Drive My Car” e “Summer of Soul”, e vari film disponibili in streaming
Come ogni anno A.O. Scott e Manohla Dargis, i due più importanti critici di cinema del New York Times, hanno scelto i migliori film dell’anno, dieci a testa. Un anno fa al primo posto della sua classifica Dargis aveva messo Martin Eden e Scott Borat – Seguito di film cinema. Due anni fa ai primi posti delle rispettive classifiche c’erano Dolor y Gloria di Pedro Almodóvar e il documentario Honeyland. Quest’anno il film preferito di Scott è stato il documentario musicale Summer of Soul, quello che più è piaciuto a Dargis è stato il film giapponese Drive My Car.
La classifica di A.O. Scott
Ha scritto di aver scelto dieci film che «hanno fatto quel che potevano per resistere alla disonestà, alla compiacenza e alla cattiveria che ultimamente hanno successo nel mondo» e che nel farlo «premiano l’attenzione, stimolano le emozioni e rispettano l’intelligenza». Secondo lui sono film che «spiegano perché i film sono importanti».
10. The Velvet Underground
Un documentario di Todd Haynes sulla nota band attiva tra la seconda metà degli anni Sessanta e i primi anni Settanta. Secondo Scott ha il pregio di essere «più storico che nostalgico» e ne ha apprezzato il modo in cui spiega i tanti punti di contatto e motivi d’influenza che i Velvet Underground ebbero con il cinema sperimentale della New York di quel periodo. Si può vedere su Apple TV+.
9. West Side Story
È il remake del famoso musical ed è diretto da Steven Spielberg, che nella sua lunga e varia carriera ne aveva fatte di ogni, ma non ancora un musical. «È un sorprendente colpo cinematografico» ha scritto Scott, perché rispetta memoria e intenzioni del musical originale (che esiste dal 1957) ma lo trasforma in qualcosa di «urgente, moderno e appassionante». Da buon musical, non manca di «grandi emozioni, canzoni memorabili e dell’incrollabile fede nel fatto che la sincerità vinca sempre sul cinismo». Arriverà nei cinema italiani nel weekend di Natale.
8. Memoria
Diretto dal thailandese Apichatpong Weerasethakul (in genere molto apprezzato al Festival di Cannes), è uno di quei film di cui riesce difficile spiegare la storia. Scott se la cava scrivendo che «sfugge a qualsiasi definizione» e che, come altri film dello stesso regista, è onirico, sebbene si faccia però fatica a capire se e chi stia sognando. Ha per protagonista Tilda Swinton e deve ancora uscire in Italia.
7. Drive My Car
Un film giapponese diretto da Ryusuke Hamaguchi e tratto da un racconto di Haruki Murakami, che dopo essere stato presentato a Cannes si è fatto molto notare e apprezzare. Parla di un attore e regista teatrale in viaggio verso Hiroshima per dirigere una versione sperimentale di Zio Vanja di Anton Čechov. Scott l’ha scelto perché è una «raffinata e sfaccettata meditazione sulla complessità delle relazioni umane». Drive My Car è arrivato in Italia a settembre e ancora lo si trova in qualche cinema.
6. Sull’isola di Bergman
L’ha diretto la regista francese Mia Hansen-løve e ci recitano Tim Roth, Mia Wasikowska e Vicky Krieps. Parla di una coppia di registi che vanno a stare per un po’ a Fårö, l’isola svedese dove Ingmar Bergman passò gli ultimi anni della sua vita. Secondo Scott è «una calda, emozionante, sarcastica esplorazione dell’amore per i film, per chi i film li fa e per il turismo legato a certi film». È nei cinema in questi giorni.
5. Bring Your Own Brigade
Un documentario, non ancora disponibile in Italia, che parla degli incendi in California ma che nel farlo finisce col parlare anche di molto altro. Scott ne ha gradito «l’apertura mentale, la compassione e il rigore intellettuale».
4. Petite Maman
È arrivato in Italia a ottobre e nel 2022 sarà disponibile sulla piattaforma in streaming Mubi. È un film francese che inizia con un lutto e che poi diventa «una favola moderna, una storia psicologica di fantasmi o una fantasia di viaggio nel tempo». Le due bambine protagoniste sono gemelle e lo ha diretto Céline Sciamma, regista di Ritratto della giovane in fiamme.
3. Il potere del cane
È un western, adattamento dell’omonimo romanzo scritto nel 1967 da Thomas Savage. È ambientato a inizio Novecento e ci recitano fra gli altri Benedict Cumberbatch e Kirsten Dunst: lui è un allevatore, lei la nuova moglie di suo fratello. Lui e lei non vanno per niente d’accordo, anche perché lui tratta male il figlio di lei. Lo ha diretto Jane Campion e Scott ha scritto: «ci sono molti interessanti registi di talento e competenza, e poi c’è Jane Campion che pratica il cinema a un livello totalmente diverso». Si può vedere su Netflix.
2. Sesso sfortunato o follie porno
Un film che secondo Scott «cattura quasi fin troppo bene la disperazione, la rabbia e lo sfinimento del presente». Parla di un’insegnante di Bucarest il cui lavoro è a rischio dopo la pubblicazione di un video porno girato con il marito. Ha vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino ed è il film che la Romania ha scelto di candidare per l’Oscar al miglior film internazionale. Era nei cinema italiani ad aprile e a maggio. È strano, come il trailer.
1. Summer of Soul
Un documentario su alcuni concerti all’aperto fatti ad Harlem, a New York, nel 1969. Alterna canzoni con interviste a spettatori e musicisti ma «è molto più di una capsula temporale» per come spiega «perché l’arte è importante e quello che può fare». Si può vedere su Disney+.
La classifica di Manohla Dargis
Dopo qualche paragrafo in cui disserta di streaming e esperienza cinematografica, ricordando i 16 mesi passati senza andare al cinema, anche Dargis presenta la sua classifica, in cui ai primi quattro posti c’erano film scelti anche da Scott.
10. Spencer
Il film di Pablo Larraín in cui Kristen Stewart interpreta la principessa Diana Spencer, che secondo Dargis fa ridere, fa piangere e fa quasi paura, ed è molto più di «quella soap opera chiamata The Crown». Sarà nei cinema da gennaio.
9. Il gioco del destino e della fantasia
Un altro film di Hamaguchi, il regista di Drive my car. È diviso in tre episodi, ognuno con una donna protagonista, e secondo Dargis non tutti funzionano ugualmente bene, «ma hanno tutti momenti di grazia e bellezza, insieme con un sorprendente e complesso fiume di parole». In Italia è uscito ad agosto.
8. The Disciple
Un musical indiano che ha per protagonista un cantante di musica classica indiana. Dargis ha scritto di averlo scelto per la sua colonna sonora. Si può vedere su Netflix.
7. Il collezionista di carte
Un film di Paul Schrader, in cui Oscar Isaac interpreta un ex carceriere di Abu Ghraib, in Iraq, diventato giocatore compulsivo di poker. Dargis ne ha apprezzato il modo in cui «Schrader riesce a entrare nella testa di chi guarda».
6. Azor
Un thriller politico su un banchiere di Ginevra che nel 1980, nel pieno della dittatura argentina, va con la moglie a Buenos Aires per sistemare un po’ di faccende lasciate in sospeso da un suo socio di cui non ci sono più notizie. Dargis ha scritto che racconta «un mondo in fiamme, con discrezione» e ha gradito molto il modo in cui il regista – il debuttante Andreas Fontana, che è svizzero ma ha vissuto in Argentina – «anziché riempire il film di incidenti, colpi di scena, personaggi sexy, vuoto moralismo e grandi gesti politici, ha saputo ridurre tutto all’osso». Si può vedere su Mubi.
5. Due donne – Passing
È ambientato negli anni Venti del Novecento e parla di due donne afroamericane interpretate da Tessa Thompson e Ruth Negga, le quali – per via della loro carnagione piuttosto chiara – si fanno passare per bianche. Si può vedere su Netflix.
4. Summer of Soul
Il film preferito di Scott, scelto da Dargis per come «espande con grazia l’orizzonte di chi guarda mettendo in dialogo il passato, il presente e il possibile futuro».
3. The Velvet Underground
«Un superbo omaggio a un mondo che non c’è più, ma che ha contribuito a fare il nostro», ha scritto Dargis a proposito di quel periodo di «musica e dell’arte, droghe e idee, Lou Reed e John Cale, Andy Warhol e Jonas Mekas, bellezza e bruttura».
2. Il potere del cane
Dargis l’ha scelto per «la forza maligna della potente interpretazione di Benedict Cumberbatch» ma anche per «la delicatezza e l’eleganza con cui Kirsten Dunst tiene il centro morale del film».
1. Drive My Car
«Un capolavoro sulla vita e la morte e l’arte», che prende le mosse dal teatro e dalla letteratura per «creare cinema purissimo».