Patrick Zaki sarà scarcerato
Ma non è stato assolto e dovrà presentarsi a un'udienza a febbraio: lo ha deciso un tribunale egiziano dopo quasi due anni di detenzione preventiva
Un tribunale egiziano ha ordinato la scarcerazione di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna detenuto in Egitto dal febbraio 2020 con motivazioni politiche, anche se formalmente con l’accusa di “diffusione di notizie false dentro e fuori il paese”. Non significa però che Zaki sia stato assolto: le accuse contro di lui rimangono in piedi, e Zaki dovrà presentarsi a un’udienza che si terrà il primo febbraio. Il Corriere della sera scrive che potrebbe essere liberato tra stasera e domani mattina.
L’ordine di scarcerazione è comunque una notizia importante nella vicenda che da quasi due anni riguarda lo studente egiziano, e che è stata molto dibattuta in Italia. Finora la detenzione preventiva di Zaki era stata sistematicamente prolungata, in attesa del processo, iniziato il 14 settembre nella città egiziana di Mansura.
Patrick Zaki stava frequentando un master in Studi di Genere e delle Donne presso l’Università di Bologna quando, nel febbraio del 2020, era stato arrestato in aeroporto al suo arrivo in Egitto, dove contava di trascorrere un breve periodo di vacanza con la famiglia. Immediatamente dopo l’arresto, aveva raccontato il suo avvocato, era stato torturato: dopo essere stato bendato, era stato portato a Mansura, la sua città natale, dove era stato picchiato, spogliato, sottoposto a scosse elettriche sulla schiena e sull’addome, oltre che abusato verbalmente e minacciato di stupro.
Nei mesi successivi, era stato trasferito dal carcere di Mansura alla prigione di Tora, al Cairo, nota per ospitare i prigionieri politici, ed era stato detenuto in condizioni dure e degradanti. Per molti mesi gli era stata negata la possibilità di comunicare con l’esterno e di ricevere visite dalla famiglia (ufficialmente a causa dell’emergenza coronavirus) e c’erano stati gravi polemiche sul fatto che le autorità egiziane gli stessero negando le necessarie cure mediche (Zaki soffre di asma).
All’inizio del processo, a settembre, sembrava che le accuse più gravi contro Zaki, per “istigazione a commettere atti di violenza e terrorismo” e “appello al rovesciamento dello stato”, per le quali sono previste pene fino a 25 anni di carcere, fossero state fatte cadere. Nella seconda udienza, tenuta a fine settembre, i legali di Zaki avevano però detto che erano state riconfermate entrambe le accuse. Per il momento non ci sono informazioni certe e confermate al riguardo. In generale le accuse riguardano un articolo pubblicato nel 2019 sul giornale Daraj, in cui Zaki criticava il governo egiziano per il trattamento riservato alla comunità cristiana copta (a cui la famiglia di Zaki appartiene).