Negli Stati Uniti è stata chiusa l’ultima indagine sull’omicidio di Emmett Till
Fu tra gli eventi più importanti e famosi nella storia del movimento per i diritti degli afroamericani: avvenne in Mississippi nel 1955
Il dipartimento della Giustizia statunitense ha chiuso la nuova indagine sul sequestro e sul linciaggio di Emmett Till, un 14enne afroamericano che nell’estate del 1955 fu brutalmente ucciso nella regione del Delta del Mississippi, nel sud degli Stati Uniti, da due uomini bianchi che in seguito furono assolti da una giuria composta solo da persone bianche. Non sono state trovate prove che giustificassero eventuali nuove accuse contro persone ancora in vita, ha detto il dipartimento di Giustizia, annunciando una decisione accolta con grande delusione dalla famiglia di Till.
L’omicidio di Till è considerato ancora oggi uno dei momenti più dolorosi e importanti per il movimento dei diritti dei neri negli Stati Uniti, che raggiunse poi il suo apice nel decennio successivo con leader come Martin Luther King e John Lewis. Non fu certamente il primo atto di violenza contro i neri avvenuto negli anni Cinquanta negli Stati Uniti, ma per una serie di ragioni attirò le attenzioni di tutto il paese e divenne il simbolo di quello che accadeva in maniera sistematica nel sud razzista ed ex schiavista, dove vigevano ancora le cosiddette leggi “Jim Crow”, che dal 1876 avevano contribuito a sistematizzare la segregazione razziale per i neri e i membri di altri gruppi etnici diversi dai bianchi.
Emmett Till era un ragazzo cresciuto a Chicago che nell’estate del 1955 andò a trovare dei parenti nella regione del Delta del Mississippi. Un giorno di agosto, insieme ad altri ragazzi, Till entrò nel negozio di Roy Bryant e della moglie Carolyn Bryant Donham, nella città di Money, circa a metà strada tra Jackson, capitale dello stato del Mississippi, e Memphis, nel Tennessee.
Le testimonianze su quello che successe dentro al negozio variano, ma un testimone raccontò che Till avrebbe fischiato a Carolyn Bryant Donham. Durante il processo, in un momento in cui la giuria non era presente, Carolyn Bryant Donham disse poi che Till le aveva rivolto commenti di natura sessuale e l’aveva toccata. Pochi giorni dopo l’accaduto, Roy Bryant e il suo fratellastro andarono a casa dei parenti di Till, di notte, e lo sequestrarono. Poi lo torturarono, lo mutilarono e lo uccisero; infine gli legarono un peso attorno al collo e gettarono il corpo nel fiume Tallahatchie, vicino alla cittadina di Glendora, non lontano da Money. Il corpo fu ritrovato il 31 agosto.
La brutale uccisione di Till divenne un caso nazionale soprattutto per la decisione della madre del ragazzo, Mamie Till, di celebrare il funerale con la bara aperta, mostrando pubblicamente il corpo mutilato e sfigurato del figlio. Una fotografia del corpo fu pubblicata sulla magazine Jet, diventando un simbolo dei linciaggi subiti dagli afroamericani e provocando commenti e indignazione in tutti gli Stati Uniti.
Il caso continuò a essere raccontato negli anni anche perché il processo contro Roy Bryant e il fratellastro finì come molti altri processi che si tenevano in quegli anni nel sud degli Stati Uniti: con l’assoluzione di bianchi che avevano commesso violenze contro i neri, assoluzioni decise da giurie composte solo da persone bianche. I due imputati, oggi entrambi morti, ammisero anni dopo di avere sequestrato e ucciso Till.
Il caso era stato riaperto dopo la pubblicazione nel 2017 di The Blood of Emmett Till, un libro di Timothy B. Tyson, ricercatore e storico dell’Università di Duke, in cui l’autore diceva che Carolyn Bryant Donham aveva ritrattato la sua testimonianza in un’intervista data a lui nel 2008. Secondo Tyson, Donham avrebbe detto che le cose che aveva raccontato in precedenza «non erano vere».
Lunedì il dipartimento di Giustizia ha detto che nonostante Tyson avesse raccontato di avere registrato due interviste con Carolyn Bryant Donham, sarebbe stato in grado di consegnarne una sola all’FBI, che non conteneva la ritrattazione. Tyson ha detto che quella parte non era stata registrata, ma ha assicurato di essersi segnato le cose dette da Donham in maniera precisa e attenta. Secondo il dipartimento di Giustizia, comunque, non sarebbero emerse prove tali da formalizzare nuove accuse contro persone oggi in vita.
Commentando la decisione, durante una conferenza tenuta lunedì a Chicago, alcuni membri della famiglia Till hanno detto di essere rimasti delusi dalle conclusioni del dipartimento di Giustizia, ma hanno aggiunto di non essere stati sorpresi.