Concretamente, le principali proposte dal governo in materia economica sembrano escludersi a vicenda: nel documento si legge che il governo vuole aumentare il salario minimo del 25 per cento, finanziare la costruzione di 100mila nuovi appartamenti all’anno, rafforzare le società partecipate dallo stato, creare un fondo da 50 miliardi per combattere il riscaldamento globale in uno dei paesi dell’Europa occidentale più legati ai combustibili fossili: in sintesi, superare le prudenti politiche dei governi guidati dalla CDU, il partito di Angela Merkel. Al contempo però non prevede di aumentare in modo significativo le tasse esistenti né di introdurne di altre: neppure la tassa speciale sui redditi alti promossa dai Socialdemocratici in campagna elettorale.
Questo perché nella nuova maggioranza devono convivere sia i Socialdemocratici e i Verdi, progressisti sui temi economici, sia l’FDP, molto più liberale e conservatrice.
In un lungo articolo che ricostruisce i negoziati per la formazione della nuova maggioranza, lo Spiegel scrive che la premessa necessaria posta dall’FDP e dal suo leader Christian Lindner per trattare era proprio l’impegno a non imporre nuove tasse né aumentare quelle esistenti. «E l’FDP su questo si è dimostrata inflessibile, nonostante i ripetuti tentativi dei Socialdemocratici e dei Verdi di strappare almeno un paio di piccole concessioni sulle tasse per avere più margine dal punto di vista finanziario», fa notare lo Spiegel.
Il risultato è che le due forze progressiste del governo saranno costrette a una certa creatività per far quadrare i conti.
Il Financial Times ha calcolato che fra il 2022 e il 2025 il nuovo governo conta di spendere circa 176 miliardi in investimenti pubblici che intende reperire con quelli che l’opposizione ha definito in modo sprezzante dei «trucchi», come ad esempio la legalizzazione della marijuana, che dovrebbe generare qualche miliardo di introiti per lo stato. Scholz prevede anche di fare in modo che alcune misure non siano considerate di debito puro: come i prestiti a tassi vantaggiosi che dovrebbero essere emessi dalla banca statale KfW per permettere ai proprietari di case di migliorare l’efficienza energetica delle proprie abitazioni.
Un compromesso fra ambizione e accortezza si può rintracciare anche nelle misure previste dal governo sul cambiamento climatico. Il governo ha dovuto sostanzialmente bilanciare il fondo da 50 miliardi preteso dai Verdi con la nomina al ministero dei Trasporti, cruciale per raggiungere gli obiettivi sulle emissioni di anidride carbonica, a un esponente dell’FDP, Volker Wissing, che i gruppi ambientalisti hanno già contestato.
Wissing è comunque considerato un liberale “pragmatico”, che già ai tempi del suo incarico come ministro dei Trasporti nello stato della Renania-Palatinato aveva preso misure piuttosto progressiste e non scontate per un liberale. Più in generale, tutti i partiti sembrano avere scelto per le principali posizioni di governo politici pragmatici, che non provengono dalle ali più radicali dei partiti: è il caso anche di Cem Özdemir, il futuro ministro dell’Agricoltura, espresso dai Verdi.
Gli agricoltori tedeschi avevano qualche timore sul fatto che un ministro troppo radicale avrebbe potuto ridurre i sussidi statali oppure costringere il settore a una transizione più rapida verso metodi più sostenibili. La nomina di Özdemir li ha abbastanza rassicurati. «È considerato un pragmatico e viene dal Baden-Württemberg come me: è una buona base per cooperare», ha detto a Politico il potente capo della federazione degli agricoltori tedeschi, Joachim Rukwied.
Su altri temi i tre partiti sembrano più allineati: per esempio sull’atteggiamento da tenere nelle istituzioni europee.
Già in campagna elettorale «nessuno dei tre partiti ha promesso radicali cambiamenti nel suo approccio con l’Europa», ha osservato il Guardian. Nel documento programmatico del governo si legge per esempio che la Germania deve rimanere «l’ancora di stabilità dell’Europa». È inevitabile però che qualsiasi importante decisione presa in ambito interno – come l’aumento del salario minimo o la legalizzazione della marijuana – potrebbe innescare una discussione anche nei singoli stati membri, e quindi avviare un dibattito nell’Unione Europea.
Più in generale, per quanto riguarda la politica estera i tre partiti sembrano voler abbandonare la proverbiale prudenza di Angela Merkel, una dei leader europei più disponibili al dialogo con gli avversari politici dell’Europa come Russia e Cina.
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La prossima ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, ha già fatto diverse dichiarazioni combattive che fanno pensare a un atteggiamento piuttosto proattivo, una volta che sarà entrata in carica. «Abbiamo una rivalità sistemica con alcuni regimi autoritari, e dobbiamo compiere ogni sforzo per difendere l’ordine internazionale fondato sul diritto», ha risposto di recente a una domanda dello Spiegel su Cina e Russia.
Il ministro degli Esteri di un governo Merkel avrebbe probabilmente aggiunto una postilla spiegando comunque che ogni governo tedesco deve pensare a proteggere i propri interessi nazionali, soprattutto in ambito economico: dopo tutto la Germania è uno dei paesi europei con cui la Russia ha maggiori legami – compresa la controversa costruzione del gasdotto Nord Stream 2 – e con la Cina i rapporti sono sempre stati piuttosto cordiali. La risposta di Baerbock non contiene invece nessuna postilla.
L’Economist ha elencato una serie di altre proposte piuttosto ambiziose contenute nel documento programmatico, fra cui «la liberalizzazione dell’arcaica legge sulla cittadinanza, la riduzione della burocrazia, una riforma elettorale per ridurre il numero dei parlamentari, maggiori diritti per le persone gay e transgender: tutti temi su cui i negoziatori dicono che un accordo è stato raggiunto in tempi brevi».
Poi c’è il tema del divario salariale fra uomini e donne, che in Germania è più acuto che in altri paesi europei: una donna guadagna in media il 19,2 per cento in meno di un uomo, contro una media europea del 14,1. Nel documento programmatico si legge che il nuovo governo vuole «chiudere il divario», nientemeno: ma come su tutti i temi citati, trovare una soluzione concreta non sarà semplice.
«Il matrimonio è andato come ci si aspettava», sintetizza l’Economist: «ma la luna di miele sarà breve».