L’affollatissima e sempre più estrema destra francese
Oltre a Marine Le Pen ed Éric Zemmour, alle elezioni presidenziali ci sarà anche la candidata dei Repubblicani, Valérie Pécresse
Aggiornamento: Valérie Pécresse ha vinto le primarie del partito dei Repubblicani per le elezioni presidenziali: ha ottenuto il 61% dei voti, contro il 39% del suo sfidante Eric Ciotti.
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Nella settimana che si sta per concludere il dibattito politico francese è stato assorbito quasi interamente dalla candidatura del polemista di destra Éric Zemmour alla presidenza della Repubblica. Nei mesi precedenti decine di articoli e commenti avevano cercato di capire quanto la sua candidatura, che poi si è effettivamente concretizzata, avrebbe danneggiato la longeva leader della destra radicale francese, Marine Le Pen. Negli ultimi giorni però ci sono stati sviluppi che hanno ulteriormente allargato il campo: nei Repubblicani, il più popolare partito del centrodestra, entrambi i finalisti delle primarie – Eric Ciotti e Valérie Pécresse – appartengono all’ala più estrema del partito. Il candidato ufficiale del partito verrà annunciato sabato 4 dicembre.
Alle elezioni presidenziali quindi l’elettorato francese si ritroverà a scegliere, nel lato destro, fra almeno due candidati di estrema destra (Zemmour e Le Pen), un candidato o candidata di destra-destra (dei Repubblicani) e un presidente della Repubblica che nel corso del suo mandato si è spostato progressivamente più a destra, cioè Emmanuel Macron.
«In Francia va registrato uno sconcertante ritorno del pensiero ultranazionalista», ha scritto di recente l’Economist in un allarmato articolo sui toni della campagna elettorale. E proprio le primarie dei Repubblicani dimostrano che le differenze di idee e valori fra i vari candidati in campo sono sempre più ridotte.
Per molto tempo il partito Repubblicano ha avuto i tratti del tipico partito di centrodestra europeo: moderatamente tradizionalista e liberale sui temi economici e civili. Il progressivo spostamento a destra dell’elettorato e del dibattito pubblico – che ha ragioni diverse fra cui la mancata integrazione di una grossa fetta della popolazione francese e un costante sgretolamento dell’immagine che la Francia aveva fino a qualche decennio fa – ha prima disorientato il partito, che dopo Nicolas Sarkozy non ha più espresso un presidente, e poi ha spinto i suoi leader a prendere posizioni sempre più radicali. «Il paese non è mai stato così a destra», ha ammesso parlando col Financial Times Valérie Pécresse, una dei due candidati finalisti alle primarie dei Repubblicani.
Pécresse ha 54 anni, è la presidente della regione dell’Île-de-France e ha una lunga storia all’interno del partito: fu collaboratrice di Jacques Chirac e più volte ministra con Sarkozy. Nel 2019 aveva lasciato il partito accusandolo proprio di essersi spostato troppo a destra, ma Le Monde nota che Pécresse «non ha mai davvero interrotto i legami col suo vecchio partito», e infatti si è ripresentata con buon successo alle primarie in corso.
Il profilo di Pécresse ricorda per certi versi quello di Michel Barnier, l’ex capo dei negoziatori dell’Unione Europea per Brexit, appena eliminato dalle primarie dei Repubblicani: un leader dal profilo istituzionale e vicino agli ambienti più moderati e pragmatici del partito. Esattamente come Barnier, però, anche Pécresse negli ultimi tempi si è buttata sempre più a destra.
In campagna elettorale Pécresse ha parlato spesso di immigrazione, definendosi «una donna d’ordine», e proposto di eliminare l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Più di recente si è definita «il baricentro della destra» in una intervista radiofonica data dopo avere raggiunto la fase finale delle primarie.
Se Pécresse si è buttata verso destra solo di recente, il suo sfidante Eric Ciotti ci è sempre stato. Nato a Nizza, deputato dal 2007, diversi giornali lo descrivono come il più a destra fra tutti i partecipanti alle primarie. Ha proposto di abolire lo ius soli, cioè la tradizionale legge sulla cittadinanza, ha promesso la costruzione di una “Guantanamo francese”, su modello della controversa e contestata prigione che gli Stati Uniti gestiscono sull’isola di Cuba, e di recente ha detto che su molti temi si trova d’accordo con Zemmour.
Al penultimo turno Ciotti ha ottenuto il 25,6 per cento dei voti contro il 25 per cento di Pécresse. In teoria alle primarie dei Repubblicani possono votare i 140mila membri del partito: Politico però scrive che si sono ufficialmente registrati per votare circa la metà di loro, e che «anche i più addentro al partito non hanno una grande idea di come possa andare a finire». Il risultato della votazione finale sarà reso noto sabato 4 dicembre: in ogni caso, ci sono pochi dubbi sul fatto che il candidato ufficiale del partito imposterà la sua campagna elettorale su temi prettamente di destra.