Cosa ha detto la Corte Suprema americana sul diritto all’aborto
Dalle prime discussioni, i giudici sembrano disposti a riconoscere una restrittiva legge del Mississippi, che avrebbe grosse conseguenze
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha fatto capire che sembra intenzionata a riconoscere la legge del Mississippi sull’aborto, che vieta l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane di gestazione nella maggior parte dei casi. Mercoledì, dopo quasi due ore di dibattito in aula, i sei giudici di orientamento conservatore – la maggioranza, su nove – sono sembrati disposti ad accogliere le richieste dello stato: questo annullerebbe quasi cinquant’anni di precedenti e garantirebbe agli stati conservatori un ulteriore spazio di manovra per imporre restrizioni al diritto all’aborto. La decisione finale della Corte è attesa per il giugno del 2022.
Il caso dibattuto mercoledì alla Corte è considerato il più importante sul tema degli ultimi decenni. Negli Stati Uniti l’aborto è legale a livello federale grazie alla storica sentenza “Roe v. Wade” del 1973, ma non c’è una legge unica che ne regoli la modalità in ciascuno stato. La Roe v. Wade è stata confermata in varie occasioni proprio dalla Corte Suprema e un’ulteriore sentenza del 1992 stabilisce il diritto ad abortire fino al momento in cui il feto può sopravvivere da solo fuori dall’utero, generalmente considerato attorno alle 24 settimane.
Ora il Mississippi sta chiedendo alla Corte di riconoscere la propria legge sull’interruzione di gravidanza, che è in contrasto con quello che stabiliscono le precedenti sentenze, e al tempo stesso sta anche chiedendo che vengano in buona parte ribaltate le attuali leggi che regolano l’accesso all’aborto, con conseguenti ripercussioni su molti altri stati, in cui la sentenza Roe v. Wade è l’unico strumento legale che tutela il diritto di abortire.
L’ipotesi più probabile è che la Corte accoglierà soltanto le richieste più puntuali, cioè quelle sull’interruzione di gravidanza entro le 15 settimane, e che l’impianto della legge sull’aborto non verrà modificato. Tuttavia alcuni dei giudici di orientamento conservatore sono sembrati intenzionati a ribaltare anche la sentenza del 1973, e a permettere quindi che i singoli stati possano decidere se e quando permettere l’aborto.
I tre giudici di orientamento progressista hanno invece osservato che modificare una sentenza così importante danneggerebbe gravemente la credibilità della Corte, soprattutto visto che se ne sta discutendo per la prima volta dopo la nomina dei tre nuovi giudici voluti dall’ex presidente americano Donald Trump, che ha spostato decisamente a destra l’orientamento politico del più alto organo giudiziario del paese.
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