Il ghiacciaio che sposta i confini tra Italia e Svizzera
A causa dello scioglimento del Plateau Rosa, il rifugio Guide del Cervino si è ritrovato per metà in un paese e per metà nell'altro
Il rifugio Guide del Cervino è tra l’Italia e la Svizzera, letteralmente: si trova a 3.480 metri, sul ghiacciaio del Plateau Rosa (si legge plató rosà), nelle Alpi Pennine tra il massiccio del Monte Rosa e il Cervino. Da qualche tempo si trova in una condizione particolare: il trattato che individua il confine tra Italia e Svizzera si basa infatti sulla posizione del ghiacciaio, ma a causa dello scioglimento dei ghiacci attualmente una parte del rifugio è italiana, nel comune di Valtournenche, in provincia di Aosta, e la parte rimanente è a Zermatt, in Svizzera.
A Lucio Trucco, il gestore, bastano pochi passi per sconfinare mentre supera la linea immaginaria che divide la sala da pranzo con i tavoli in legno chiaro. «Ecco, ora sono in Svizzera», dice al telefono scherzando, «e ora in Italia, nella stessa sala». Potrebbe sembrare soltanto un fatto curioso, invece di mezzo ci sono i confini tra due Stati con tutte le conseguenze diplomatiche del caso, compresa l’incertezza su chi è proprietario e responsabile di cosa. In realtà il rifugio non si è mai spostato: lo hanno fatto i confini.
Se in passato i confini venivano decisi con i trattati dopo le guerre, ora è anche il cambiamento climatico a stabilire dove tracciare le linee sulle mappe. Per secoli l’Italia e la Svizzera, che non sono mai state nemiche in guerra, hanno usato come riferimento la barriera naturale delle Alpi: dove l’acqua scende a Sud è territorio italiano, dove scende a Nord è Svizzera.
Ma l’aumento delle temperature ha fatto ritirare il ghiacciaio: se prima “circondava” il rifugio, in cima a una cresta rocciosa, ora il limite taglia più o meno a metà la struttura. Per come funzionano le rilevazioni basate sulla direzione dello scioglimento dell’acqua, tecnicamente una parte appartiene alla Svizzera, l’altra all’Italia.
Nel 2009 il concetto di “confine mobile” era stato indicato ufficialmente nella convenzione tra Italia e Svizzera. I due paesi si accordarono sulla mobilità dei confini, che possono adattarsi nel corso degli anni per via dei cambiamenti fisici come lo scioglimento di un ghiacciaio. Ogni due anni un’operazione di misurazione eseguita da una commissione formata da tecnici italiani e svizzeri controlla se è cambiato qualcosa e ridisegna la linea di confine. È un lavoro complesso, che richiede attenzione e precisione.
Dodici anni fa non fu complicato trovare un’intesa tra Italia e Svizzera perché l’accordo stabilisce l’appartenenza di territori perlopiù di alta montagna e gli spostamenti rilevati dalla commissione riguardano ghiaioni, speroni di roccia, prati e qualche pilone degli impianti di risalita. Non coinvolge luoghi abitati o edifici, a parte il rifugio Guide del Cervino.
Nel massimo ingrandimento possibile di Google Maps, la linea nera che fissa il confine tra Italia e Svizzera è a pochi metri dal rifugio, indicato per intero in Italia. Ma Google Maps è approssimativo perché non considera i confini mobili: si sono spostati insieme al ghiacciaio, che si è abbassato in modo significativo negli ultimi anni a causa del cambiamento climatico e di attività come la preparazione delle piste da sci. «I nostri nonni dicevano che il ghiacciaio non cambia mai, ma è evidente che si sta sciogliendo», sostiene Trucco. «Cambia di anno in anno a seconda delle nevicate e dell’aumento delle temperature. A volte è più su, a volte più giù, anche se è chiaro che negli ultimi trent’anni si è abbassato di circa 35 metri».
Trucco dice che questi cambiamenti dipendono anche dalle piste da sci, perché spostare tonnellate di neve, spianare e innevare non fa bene al ghiacciaio: «Se non ci fossero gli impianti sarebbe tutto molto diverso e magari ritornerebbe tutto come prima, anche se è difficile prevederlo».
Oltre a un dilemma per cartografi, lo spostamento del ghiacciaio e dei confini ha ripercussioni sull’attività del rifugio. Stefano Gorret è consigliere comunale di Valtournenche e il geometra che negli ultimi anni ha cercato di ottenere invano le autorizzazioni per ristrutturarlo. «La questione dei confini è stata una scoperta anche per me», spiega. «Finora senza certezze non è stato possibile eseguire i lavori».
Se il rifugio fosse svizzero e non italiano, come è sempre stato considerato finora, cambierebbero tante cose: i gestori dovrebbero pagare meno tasse e in modo più semplice rispetto al complicato sistema fiscale italiano, potrebbero ottenere mutui più vantaggiosi e assicurazioni meno costose. Potrebbero essere applicate anche regole diverse per limitare la diffusione del coronavirus. Lo scorso inverno, per esempio, la Svizzera aveva stabilito regole più lasche per gli sciatori rispetto all’Italia.
Il problema, forse, si sta risolvendo. Nel 2018 i tecnici italiani e svizzeri si riunirono in un hotel a Bellinzona, capitale del cantone svizzero del Ticino, per cercare di trovare una soluzione alla disputa del rifugio. La Svizzera avrebbe rinunciato all’edificio, nonostante l’evidente abbassamento del ghiacciaio, e in cambio l’Italia avrebbe ceduto una parte di terreno in una zona piuttosto distante dal Plateau Rosa. L’Italia, però, non ha accettato lo scambio. «Dipende molto dal fatto che l’Italia ha una serie di livelli gerarchici e burocrazia che in Svizzera non c’è: lì si decide tutto più in fretta», dice Gorret.
Un nuovo tentativo è stato fatto l’11 novembre scorso, quando i tecnici si sono riuniti di nuovo per trovare un accordo. Sei delegati svizzeri e sette italiani hanno discusso a Firenze, nella sede dell’Istituto Geografico Militare, l’ente cartografico dello Stato italiano che ha il compito di controllare e fissare i confini dello Stato sulle carte geografiche. L’incontro si è svolto in un’atmosfera «costruttiva e amichevole», secondo una dichiarazione dell’Ufficio federale di topografia svizzero rilasciata al New Yorker, che ha dedicato un articolo alla vicenda del rifugio. L’IGM, invece, non ha commentato.
L’intesa, non ancora ufficiale, dovrebbe essere stata trovata con uno scambio di alcune porzioni di territorio senza troppe discussioni in merito ai metri quadrati spostati da una parte all’altra del confine. Il rifugio Guide del Cervino rimarrà interamente italiano e la Svizzera si prenderà un’altra porzione di montagna piuttosto irrilevante per l’Italia. Concretamente, sul confine non cambia nulla se non che il rifugio può essere ristrutturato.
L’accordo è utile anche ai due comuni, Valtournenche e Zermatt, da sempre in buoni rapporti grazie agli interessi comuni legati agli impianti di risalita. Nel 2022 sulle loro piste si terranno due gare di Coppa Europa e nell’autunno del 2023 la Coppa del Mondo di sci. Saranno le prime gare transfrontaliere della storia della Coppa del mondo. Il tracciato, chiamato Gran Becca, si estende per circa quattro chilometri e ha un dislivello di quasi mille metri.
La partenza è in Svizzera, alla Gobba di Rollin, sopra Zermatt, e il traguardo a Cime Bianche Laghi, sopra Cervinia, nota località di Valtournenche. Gorret dice che tra gli amministratori e gli abitanti dei due comuni si è sempre saputo che prima o poi sarebbe stata trovata una soluzione pratica e nell’interesse di tutti: «Le gare di Coppa del Mondo dimostrano che c’è altro oltre ai confini».