A Vulcano si spera che l’evacuazione finisca presto
L'aumento dei gas che escono dal cratere ha costretto le autorità a spostare decine di famiglie, preoccupate per i prossimi mesi
Sull’isola di Vulcano, nell’arcipelago delle Eolie, da qualche settimana i cittadini sono preoccupati. Il vulcano è irrequieto e soprattutto, da inizio settembre, è aumentata la fuoriuscita di anidride carbonica e anidride solforosa. Marco Giorgianni, sindaco di Lipari, comune di cui fanno parte amministrativamente anche Vulcano e Stromboli, ha emesso un’ordinanza che stabilisce la creazione di una zona rossa nell’area del Porto Levante e dintorni, un perimetro di circa sei chilometri. Chi abita nella zona, di notte deve trasferirsi altrove: il divieto di rimanere nell’area proibita va dalle 22 alle 6 di mattina.
Per 30 giorni, inoltre, sarà proibito ai turisti di sbarcare sull’isola. Ha spiegato il sindaco Giorgianni: «Durante le ore diurne, e fino alle 10 di sera, le attività, anche in quell’area, con le dovute precauzioni e attenzioni, potranno svolgersi, in quanto durante il giorno c’è modo di fare fronte a eventuali criticità. Di notte, invece, le persone che dormono non si accorgerebbero di nulla; dunque, precauzionalmente, per un mese dovranno dormire in un’area diversa dell’isola».
Stefano Branca, direttore della sezione di Catania dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, spiega che «da fine agosto è in corso una crisi del sistema idrotermale del vulcano ed è aumentata l’emissione di gas che arrivano dal profondo». Secondo Branca il sindaco ha fatto bene a prevedere l’evacuazione notturna: «L’anidride carbonica, oltre determinate concentrazioni, è letale. E l’anidride solforosa è un gas tossico e urticante che può essere molto nocivo per l’organismo».
L’anidride carbonica, più pesante dell’aria che normalmente respiriamo (composta per lo più da ossigeno e azoto), tende ad accumularsi sul fondo degli ambienti chiusi e scarsamente ventilati. Di notte, quando si è a letto, la pericolosità può quindi aumentare, perché l’anidride carbonica è inodore ed è impossibile accorgersi di una sua concentrazione che normalmente respiriamo nell’aria. In alcune circostanze l’anidride solforosa può essere ancora più pericolosa, ma non essendo inodore come l’anidride carbonica la sua presenza viene rilevata con maggiore facilità. All’olfatto ha un odore simile a quello dei fiammiferi appena bruciati.
Una quarantina di persone, pur vivendo all’interno della zona rossa, non sono state evacuate: abitano infatti al primo piano o più in alto. Cinquanta famiglie si sono trasferite fuori dall’isola; 93 si sono sistemate nella frazione di Vulcano Piano, un piccolo altopiano, la zona più alta dell’isola, mentre venti famiglie sono state sistemate dal Comune in un villaggio turistico distante dalla zona rossa.
Dice un abitante della zona rossa che ha una casa a due piani: «Di sera se ne vanno tutti, diventa irreale, silenzio assoluto. Io salgo al piano di sopra e lì resto, riesco a dormire benissimo, spero che anche il vulcano si riaddormenti presto».
Il bar “Il Faraglione”, nella zona di Vulcano Piano, è rimasto aperto. «Qui siamo al sicuro», dice al Post Silvana, che lavora nel bar, «gli ultimi giorni sono stati tranquilli». Ma c’è «un po’ di apprensione, e soprattutto siamo preoccupati per quello che potrà accadere nella stagione turistica se la situazione non dovesse migliorare. Ma cosa possiamo farci? È un evento naturale».
È chiusa invece la boutique Acitavoli, un negozio di ceramiche. Giuliana, che gestisce l’attività, spiega che «sicuramente siamo preoccupati, noi viviamo di turismo e questa situazione è imprevedibile, incontrollabile. Ci sono geologi, tecnici, la protezione civile: tutti si stanno dando un gran da fare ma quello che non possono fare è prevedere quando questa fuoriuscita di gas diminuirà. Ora si sente che l’aria è più pesante, e lo zolfo pizzica la gola. Accade spesso, ma ora di più».
Il 25 novembre il parroco di Vulcano, Lio Raffaele della chiesa dei santi Angeli Custodi, ha promosso una veglia di preghiera: «c’è stata una grande partecipazione da parte della gente», ha detto, «ed è l’unità che sta distinguendo la popolazione di Vulcano. Ora speriamo che le nostre preghiere possano sortire l’effetto che tutti speriamo». Regine Kremmer Altavilla, che vive a Vulcano da 40 anni, ha detto alla Gazzetta del Sud che stavolta però ha paura: «già il fatto di lasciare ogni sera la mia casa, il mio letto, mi inquieta. Capisco la situazione, perché a volte l’aria diventa irrespirabile, ma il dramma è non capire quando finirà, e se finirà questo incubo».
Sull’isola sono arrivate unità mediche e due ambulanze in aggiunta a quelle già presenti. È aumentata anche la presenza dei carabinieri, arrivati da Milazzo per prevenire eventuali episodi di sciacallaggio nelle case della zona rossa.
L’Arpa, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, sta facendo verifiche costanti, e così i tecnici dell’INGV. «Certo non ci sentiamo abbandonati» spiega Renato Candia, dirigente dell’Istituto Scolastico Comprensivo Lipari. «Ci hanno molto rassicurato». Sull’isola ci sono 80 studenti tra scuola d’infanzia, primaria e secondaria. Sono stati organizzati due incontri per spiegare i protocolli in caso di emergenza, sia per quanto riguarda un’eruzione sia per quanto riguarda la fuoriuscita di gas. «Sappiamo tutti cosa fare» dice Candia, che aggiunge: «bisogna ammettere però che un po’ di timore c’è».
Carla, titolare di un negozio di abbigliamento e ceramiche, vive a Genova durante la stagione invernale. Racconta che è in «costante contatto con Vulcano», e che è tranquilla per gli aggiornamenti sui monitoraggi e i dispositivi di sicurezza. «Certo, il vulcano si è svegliato, è un dato di fatto. Non vorrei però che filtrassero notizie troppo allarmistiche. Dopo due anni di Covid ci manca solo che la prossima stagione turistica ci veda ancora penalizzati».
Secondo Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, è impossibile fare previsioni su una situazione che va avanti ormai da tre mesi. Sostiene però che il problema di Vulcano sia un altro, e cioè che «nel secolo scorso si è costruito molto, e ovunque. Sono spuntate seconde case dappertutto. Di fatto è stata creata una zona “a rischio”». Questo perché, dice Tozzi, «un’eruzione prima o poi ci sarà. La domanda non è se, ma quando».
Oltre a sperare che un’eruzione non ci sia, i cittadini di Vulcano si augurano che la fuoriuscita di gas termini, o almeno rallenti. Branca ricorda che una situazione simile era già avvenuta nel 2005, «e anche prima, nel 1988. Allora però durò molto a lungo, fino al 1992».