Il doppio flusso migratorio in Lituania
Stanno arrivando sia esuli bielorussi sia migranti provenienti dal Medio Oriente: i primi vengono accolti senza problemi, i secondi no
Da settimane il confine tra Bielorussia e Polonia è al centro di uno scontro tra i due paesi sulla gestione di centinaia di migranti che vorrebbero raggiungere l’Unione Europea passando per il territorio bielorusso. Ma c’è un altro flusso migratorio di cui si parla di meno: quello tra Bielorussia e Lituania, dove però la situazione è molto diversa da quella del confine polacco.
Qui infatti non ci sono solo migranti e richiedenti asilo che provengono dal Medio Oriente e dall’Africa, ma anche migliaia di cittadini bielorussi in fuga dal regime di Lukashenko. Ma se per i primi entrare in Lituania e ottenere asilo è quasi impossibile, per i secondi la strada è molto più semplice.
Come ha raccontato di recente il New York Times, quello a cui si sta assistendo in Lituania sono «due flussi migratori e due forme di disperazione umana», che hanno però esiti completamente diversi. Alla maggior parte dei bielorussi che arrivano in Lituania viene assicurata rapidamente la permanenza nel paese, mentre gli altri devono passare mesi nei campi profughi al confine, spesso in condizioni precarie, ed è quasi certo che la loro richiesta di asilo verrà respinta.
Per capire il senso di questa differenza di trattamento tra gli esuli bielorussi e gli altri migranti, va ricordato che la Lituania è in pessimi rapporti con la Bielorussia da mesi. Il governo lituano ha dato ospitalità a molte delle più importanti figure dell’opposizione bielorussa, e proprio in Lituania era diretto il volo Ryanair che a fine maggio la Bielorussia dirottò per arrestare l’oppositore Roman Protesevich. Tra le persone accolte dalla Lituania c’è, per esempio, Svetlana Tikhanovskaya, la principale rivale di Lukashenko, che si trova in esilio volontario dopo aver denunciato i possibili brogli alle elezioni del 9 agosto 2020.
In seguito a quelle elezioni, la Lituania ha rilasciato più di 6.700 visti a cittadini bielorussi che volessero fuggire dal loro paese. Al contrario, da quando all’inizio dell’estate è cominciato l’afflusso in Bielorussia di migranti provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa nel tentativo di entrare in Europa, i visti rilasciati sono stati molti di meno: delle 2.639 richieste di asilo presentate in Lituania da persone non bielorusse, scrive il New York Times, solo 10 sono state accolte.
Molti di loro hanno raccontato come il loro viaggio sia stato incoraggiato e organizzato proprio dalle autorità bielorusse, che hanno facilitato il rilascio di visti turistici per entrare in Bielorussia e garantito viaggi in aereo. Il governo di coalizione lituano, sostenuto perlopiù da partiti di centrodestra, ha inquadrato il flusso migratorio di migranti da Medio Oriente e Africa come una minaccia, sostenendo che Lukashenko intenda sommergere l’Europa e il territorio lituano con una presunta “invasione” di migranti. In realtà i numeri del flusso sono pressoché irrisori.
La ministra dell’Interno lituana, Agnė Bilotaitė, del partito di centrodestra TS–LKD, ha detto che attualmente in Bielorussia ci sono circa 15mila migranti che vorrebbero entrare in Europa, di cui 2mila al confine con la Lituania.
Da agosto ci sono stati circa 7mila tentativi di superare illegalmente il confine tra Bielorussia e Lituania, secondo quanto detto al New York Times da Rustamas Liubajevas, capo dei servizi di sicurezza alla frontiera. Uno degli ultimi casi è stato quello di quattro iracheni trovati giovedì nella città lituana di Medininkai, nascosti in un camion che trasportava torba.
Ma mentre i migranti vengono quasi tutti respinti – nonostante l’articolo 18 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea garantisca il diritto di asilo a chiunque raggiunga il territorio dell’Unione Europea – i bielorussi vengono accolti senza problemi.
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Bilotaitė ha detto anche che verranno intensificati i controlli sui veicoli che passano il confine tra i due paesi, e che se ci sarà un aumento di casi di attraversamenti irregolari «prenderemo seriamente in considerazione la possibilità di chiudere le frontiera con la Bielorussia». Già a luglio Bilotaitė aveva denunciato gli arrivi dei migranti dalla Bielorussia definendoli «non veri richiedenti asilo», ma «strumenti usati contro la Lituania» dal regime di Lukashenko.
Il parlamento lituano aveva anche approvato una legge che restringeva moltissimo il diritto all’asilo, permettendo alle autorità lituane di trattenere migranti e richiedenti asilo per sei mesi dopo il loro arrivo e di espellerli subito in caso di respingimento della richiesta, senza aspettare il processo di appello.
La questione del flusso migratorio in Lituania è stata affrontata anche dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che il 28 novembre nel corso della sua visita nel paese ha definito quello che sta succedendo «un attacco organizzato dal regime di Lukashenko» che «sta mettendo a rischio la vita di civili innocenti, attirati al confine con la Bielorussia sotto false promesse».
Von der Leyen ha detto anche che la Lituania sta già beneficiano di 37 milioni di euro per affrontare la crisi migratoria, e che l’Unione Europea triplicherà i fondi per Lituania, Polonia e Lettonia per la gestione dei confini, arrivando a un totale di 200 milioni di euro tra 2012 e 2022.
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