In Svizzera si vota sul Green Pass
Un referendum vorrebbe impedire al governo di emetterne di nuovi e di usarli per i controlli, ma non dovrebbe passare
[Aggiornamento: la legge che istituisce il Green Pass in Svizzera è stata confermata con oltre il 60 per cento dei voti]
Domenica in Svizzera si voterà il secondo referendum contro la cosiddetta “legge COVID-19”, che istituisce nel paese le restrizioni dovute alla pandemia da coronavirus: in particolare, il referendum di domenica propone di abolire la parte della legge che, fra le altre cose, aveva normato il rilascio dei “certificati COVID”, l’equivalente del nostro Green Pass, e ne aveva reso obbligatorio l’utilizzo per accedere in molti luoghi e servizi. Se passerà il “NO”, e dunque parte della legge sarà abrogata, il governo non sarà più in grado di emettere certificati nuovi a partire da marzo prossimo.
Il referendum è stato proposto da un’associazione di protesta chiamata Amici della costituzione, che è contraria alle restrizioni, con il sostegno dell’Unione democratica di centro, partito che nonostante il nome è di estrema destra e ha posizioni populiste e spesso scettiche nei confronti dei vaccini.
La “legge COVID-19” era stata approvata dal parlamento svizzero a settembre 2020, e dà al governo i poteri necessari per imporre lo stato d’emergenza e per prendere altri provvedimenti per il contenimento della pandemia. Gli svizzeri avevano già votato in un referendum su questa legge lo scorso giugno, e l’avevano confermata ad ampia maggioranza.
Il referendum di domenica riguarda invece modifiche specifiche fatte alla legge nel marzo del 2021, che tra le altre cose introdussero il certificato COVID. Nei mesi successivi il governo ha reso il certificato obbligatorio per accedere in molti luoghi, come ristoranti, cinema e buona parte delle attività che si svolgono al chiuso. Se dovesse vincere il “NO” decadrebbero tutte le modifiche fatte a marzo alla “legge COVID-19”. Tra queste, ci sono per esempio alcune indennità giornaliere supplementari per le persone disoccupate. Ma soprattutto il governo svizzero non potrebbe più emettere certificati COVID.
Questo creerebbe una serie di problemi, soprattutto per i viaggi internazionali, visto che molti paesi richiedono i certificati COVID per poter entrare.
La vittoria del “NO” al referendum non significherebbe la fine delle restrizioni, ma soltanto la fine delle restrizioni legate al certificato COVID. Come spiega il governo nella sua pagina ufficiale, potrebbe essere ancora possibile limitare l’accesso a ristoranti e ad altri luoghi esclusivamente a chi è vaccinato o guarito: non sarà più possibile però controllare i certificati COVID, e quindi sarà necessario ricorrere ad altri sistemi di verifica.
Inoltre, i risultati del referendum diventerebbero effettivi soltanto a marzo 2022, cioè a un anno di distanza dall’approvazione delle modifiche legislative, come previsto per le leggi urgenti: significa che in ogni caso i certificati COVID rimarranno attivi per tutto l’inverno.
Secondo i sondaggi, circa i due terzi degli svizzeri dovrebbero votare a favore della legge, mantenendo così la possibilità per il governo di emettere certificati COVID. Nonostante questo, negli ultimi mesi in Svizzera il dibattito sulle restrizioni è stato molto duro e ci sono state forti divisioni. Ci sono state grandi manifestazioni di persone scettiche nei confronti dei vaccini, e varie personalità politiche, tra cui il ministro della Salute Alain Berset, hanno ricevuto una protezione supplementare da parte della polizia a causa delle minacce di morte ricevute.
Anche il tasso di persone completamente vaccinate è piuttosto basso: circa il 65 per cento della popolazione (in Italia siamo al 77 per cento), cosa che sta portanto nelle ultime settimane a un forte aumento dei casi.