Un quartiere vorrebbe separarsi dalla città di Atlanta
Buckhead, una delle aree più ricche e conservatrici della città, per evitare che il comune approvi la costruzione di nuovi alloggi popolari
Di recente un comitato di residenti del ricco quartiere di Buckhead, nel nord di Atlanta, ha proposto di separarsi dal resto della città e creare un nuovo comune perché contrario a un nuovo piano che prevede di modificare il regolamento urbanistico per permettere di costruire nuove abitazioni a basso costo, con l’obiettivo di ridurre la grave crisi abitativa della città. È un’iniziativa senza precedenti, ma è anche il sintomo di uno scontro che esiste da tempo in molte città americane, dove i tentativi delle amministrazioni comunali di autorizzare la costruzione di nuovi alloggi incontrano molto spesso la contrarietà dei residenti.
Quello della scarsità degli alloggi a prezzi accessibili è un problema enorme in tutto il paese, e in città come Atlanta in particolare è strettamente legato ai vincoli che erano stati imposti nel secolo scorso per tenere separate le comunità di persone bianche da quelle delle persone nere o di altre etnie. Secondo vari critici il motivo principale dell’ostilità nei confronti dei nuovi progetti urbanistici di Buckhead, un quartiere prevalentemente bianco e conservatore, sarebbe ancora oggi la volontà di tenere fuori dal quartiere le persone che vivono in condizioni più disagiate.
Atlanta si trova in Georgia e ha circa 500mila abitanti. Secondo le stime del governo locale, nei prossimi anni la sua popolazione aumenterà notevolmente, fino ad arrivare a 1,2 milioni di residenti nel 2050. Per rispondere a queste esigenze, il dipartimento della Programmazione urbanistica della città ha proposto un piano per convertire alcuni quartieri della città attualmente destinati alla costruzione di case monofamiliari in spazi in cui possano sorgere alloggi plurifamiliari e condomini. Il piano, che deve ancora essere approvato, propone anche di cambiare le regole urbanistiche delle aree che si trovano nel raggio di mezzo miglio dalle principali stazioni dei mezzi pubblici, in modo da consentire la costruzione di piccoli edifici residenziali adatti a ospitare in media quattro unità familiari, fino a un massimo di 12, in specifiche circostanze.
Attualmente, gran parte del quartiere di Buckhead è destinata alla costruzione esclusivamente di abitazioni monofamiliari.
Secondo il Buckhead City Committee, il comitato dei residenti di Buckhead che vorrebbero separarsi da Atlanta e istituire una nuova città, i cambiamenti proposti avrebbero però conseguenze devastanti su certi quartieri: come racconta Bloomberg, a detta del comitato, farebbero per esempio aumentare la densità di popolazione, favorirebbero il disboscamento e aggraverebbero il problema del traffico, col solo risultato di «arricchire i costruttori alle spese della vivibilità di Buckhead». Un’altra preoccupazione molto comune è che se andassero ad abitare nella zona persone più povere, il quartiere diventerebbe meno attraente dal punto di vista residenziale e le case degli attuali residenti finirebbero per perdere di valore.
Per questo, il comitato sta provando a fare in modo che la separazione dal resto della città venga votata nel 2022.
Negli Stati Uniti esistono regole e norme edilizie che impediscono la costruzione di alloggi plurifamiliari o case popolari che storicamente sono state usate come strumento di esclusione. Questo meccanismo è conosciuto in inglese come “exclusionary zoning” e in sostanza stabilisce per il territorio di ciascuna città quale tipo di edificio residenziale può essere costruito in ciascuna zona: nella gran parte dei casi prevede che la maggior parte dei lotti di terreno possa essere destinata a ospitare case monofamiliari, spesso non più alte di due piani, con un numero minimo di parcheggi o una certa superficie di terreno intorno, e impedisce di fatto di costruire condomìni o case più piccole e a buon mercato.
Originariamente il meccanismo serviva soprattutto a impedire che le persone di colore, tendenzialmente più povere e disagiate, vivessero nelle zone abitate dalle persone bianche, più o meno abbienti. Ha però grosse conseguenze ancora oggi, perché le case nei quartieri più desiderabili continuano a essere abitate solo da chi se le può permettere, perlopiù i bianchi, e le altre comunità continuano in un certo senso a restarne fuori.
Per fare un esempio concreto, secondo una recente analisi del dipartimento della Programmazione urbanistica, ad Atlanta ci sono circa 110mila case singole e 76mila complessi di appartamenti con 50 o più unità. Le residenze destinate a poche famiglie sono invece molte di meno (stando a questi dati nel 2019 ce n’erano 15mila) e parte del piano urbanistico prevederebbe di crearne 11.500 nei prossimi anni: un obiettivo realizzabile, ma che appunto richiederebbe di modificare le regole edilizie che riguardano i lotti destinati a ospitare solo case monofamiliari, cioè circa il 60 per cento delle zone residenziali della città.
Fino alla prima metà del Ventesimo secolo Atlanta era divisa sostanzialmente in zone residenziali popolate da bianchi e quartieri abitati da persone di colore. Anche quando la Corte Suprema vietò la segregazione così esplicita, nel 1954, continuarono a esserci divisioni di questo tipo grazie ad altri meccanismi, e negli ultimi anni nell’area metropolitana attorno alla città si sono formati nuovi distretti e municipi che hanno ulteriormente creato confini tra le varie comunità che li abitano, con effetti controversi.
Secondo un’analisi del sito FiveThirtyEight, nel 2015 Atlanta era una delle città statunitensi con la popolazione più variegata, ma era anche la seconda più segregata, dopo Chicago.
Tra i quartieri di Atlanta tuttora abitati per la maggior parte da persone bianche c’è appunto Buckhead, che entrò a far parte di Atlanta nel 1952 ed è una delle sue aree più ricche, nonché quella più conservatrice. Come ha fatto notare il Buckhead City Committee, da qualche decennio però i livelli di criminalità nel quartiere – rapine, aggressioni e furti – sono aumentati più che nel resto della città, e questo per così dire gli ha fatto perdere il suo status di quartiere ricco, tranquillo e sicuro, che secondo il comitato dovrebbe peraltro dotarsi di un nuovo corpo di polizia, per compensare a quella che viene considerata la mancanza delle forze dell’ordine cittadine.
Da un lato, c’è chi considera la proposta di separarsi da Atlanta come un tentativo di riguadagnare la reputazione del quartiere; dall’altro, c’è chi sostiene che sia di nuovo basata sull’esclusione di comunità diverse da quelle più ricche e conservatrici.
Il presidente del Buckhead City Committee, Sam Lenaeus, ha detto a Bloomberg che la questione «non è tenere fuori qualcuno né limitare chi vive» in certe aree, ma «preservare la qualità della vita che vogliono le persone che hanno comprato quelle terre».
Secondo Coleman Allums, esperto di Geografia Urbana dell’Università della Georgia, la questione centrale della contestazione riguarda invece chi debba avere il controllo su una certa zona, vale a dire anche chi possa stabilire il prezzo degli affitti o chi debba vivere in certe zone della città. In un certo senso, la separazione significherebbe anche fare in modo che Buckhead continui a essere troppo costosa per le persone che non si possono permettere di comprarci una casa, come gli immigrati.
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Le proposte del dipartimento della Programmazione urbanistica di Atlanta non sono particolarmente drastiche, e sono in linea con piani simili approvati negli ultimi anni in vari stati o città statunitensi, tra cui l’Oregon o Minneapolis, che in realtà hanno autorizzato modifiche ancora più ampie. Secondo Tim Keane, il responsabile dei progetti urbanistici della città, le misure previste ad Atlanta sono anzi deliberatamente morbide per fare in modo che i singoli quartieri mantengano la loro identità e si riesca a limitare la gentrificazione, vale a dire il fenomeno per cui un quartiere povero diventa alla moda, arrivano nuovi abitanti ricchi, e quelli che c’erano prima se ne vanno perchè non possono più permettersi il costo di affitti e servizi.
Le modifiche proposte peraltro non si applicherebbero nemmeno a Buckhead, un quartiere in cui i prezzi delle abitazioni sono abbastanza alti. Secondo gli studiosi citati sempre da Bloomberg, tuttavia, spaventano i residenti, che temerebbero per il futuro misure ancora più ampie.
La proposta di secessione di Buckhead è stata discussa anche durante la campagna elettorale dei due candidati sindaci che si sfideranno nel ballottaggio del prossimo 30 novembre.
Felicia Moore, l’attuale presidente del consiglio comunale, ha detto ad Axios che se verrà eletta cercherà di convincere i residenti di Buckhead a restare con Atlanta, dicendo che anche le persone che sostengono la separazione vogliono la stessa cosa del resto degli abitanti, cioè «avere i servizi per cui pagano e sentirsi sicure nella vita di tutti i giorni». Andre Dickens, a sua volta membro del consiglio comunale al secondo mandato, ha detto che da sindaco si impegnerebbe a espandere le politiche destinate ad avere più alloggi senza tuttavia stravolgere le caratteristiche dei singoli quartieri, e ha aggiunto che sta già parlando con vari gruppi civici per cercare di fermare il movimento.